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C’è bisogno di intelligence e… Le parole di Letta, Bernabè, Palermo e Molinari

classe dirigente

L’interesse nazionale è stato al centro di un webinar della Luiss Business School organizzato in collaborazione con l’associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”. Presenti il generale Enzo Vecciarelli (capo di stato maggiore della Difesa), Gianni Letta, Maurizio Molinari (Repubblica), Franco Bernabè e Fabrizio Palermo (Cdp). Ecco cosa è stato detto

“Parlare di interesse nazionale e di nuovo atlante del mondo è un’esigenza intellettuale imprescindibile per tutti coloro che hanno a cuore il bene e il futuro del proprio Paese”. Parola di Enzo Vecciarelli, capo di stato maggiore della Difesa, che oggi ha aperto l’appuntamento dei webinar organizzati nell’ambito del ciclo “Appunti per l’interesse nazionale”, in collaborazione con l’associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”. Durante il suo intervento il generale Vecciarelli ha anche auspicato che con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca possa realizzarsi una “rivitalizzazione della relazioni transatlantiche e una sempre maggiore collaborazione tra Stati Uniti, Nato e Unione europea — elementi che formano la base indispensabile alla salvaguardia dell’intero Occidente” davanti alle sfide delle potenze emergenti nel Mediterraneo (Russia e Cina).

Dopo i saluti di Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School, ha preso la parola Gianni Letta, presidente onorario dell’Associazione Davide De Luca – Una vita per l’intelligence. L’ex sottosegretario a Palazzo Chigi ha ricordato l’ex analista scomparso nel 2006 e per decenni responsabile analisi dell’allora Cesis, il Comitato di coordinamento dei Servizi segreti sostituito dall’attuale Dis con la riforma del 2007, sottolineando l’importanza della geografia in relazione alla sicurezza nazionale. Ma Letta ha anche evidenziato l’importanza della sfida cibernetica citando l’editoriale di domenica di uno dei due relatori della conferenza, Maurizio Molinari, direttore di Repubblica. Molinari, nel suo intervento iniziale, ha sottolineato come la collaborazione tra militari e società civile sia oggi necessaria per affrontare l’emergenza cibernetica e rafforzare la sicurezza nazionale Poi ha ricordato l’attivismo di Russia, Cina e Turchia nel Mediterraneo e ha spiegato come “lo scacchiere del Mediterraneo, congelato alla Guerra fredda, è al momento uno di quelli centrali della Seconda guerra fredda”. Cosa cambierà con l’arrivo di Biden alla Casa Bianca? Come ha spiegato il direttore di Repubblica, l’amministrazione entrante ha in mente un format: riunire entro i primi 100 giorni le maggiori democrazie per affrontare i temi internazionali urgenti con impatti nazionali (clima, cyber, immigrazione, lotta alla pandemia) per poi trasformare questo forum in un formato di cooperazione più ampio utile ad affrontare le sfide strategiche incombenti (Russia e Cina in primis). “Un’opportunità per il nostro Paese di essere protagonista”, ha concluso.

Franco Bernabè, presidente di Cellnex Telecom, ha ricordato i suoi sforzi nel comitati per la riforma dei Servizi di sicurezza voluta da Francesco Cossiga. Quella fu “una nuova fase” internazionale, ha spiegato: non soltanto dell’intelligence ma anche dell’utilizzo della rete (di lì a poco il presidente statunitense Bill Clinton avrebbe, infatti, aperto Internet a uso commerciale). Oggi, ha continuato, ci troviamo dinnanzi a un altro cambiamento decisivo: la sfida cinese alla superiorità americana. Bernabè, per 13 anni da amministratore del colosso petrolifero cinese PetroChina, ha sottolineato l’errore di valutazione di Clinton, che promosse la partecipazione della Cina al Wto: un errore a cui se n’è sommato un altro, cioè la convinzione che le contraddizioni interne della Cina determinassero poi un tracollo tale da annullare il primo passo falso di Washington. “Ma non è andata e non andrà così: il sistema cinese continuerà a macinare successi”, ha spiegato. Come proteggerci allora? Una stoccata, Bernabè l’ha rifilata e all’abuso di task force e di Golden power: “Le organizzazioni speciali create dall’incertezza e dall’instabilità non lasciano nulla (al futuro, ndr): lo Stato è indebolito. E che si difenda con la Golden share lascia il tempo che trova: deve difendersi con le sue istituzioni”. Che se non riescono a unirsi rischiano di accelerare un “crescente declino” già emerso negli ultimi due decenni.

Fabrizio Palermo è intervenuto portando l’esempio di Cassa depositi e prestiti (di cui è amministratore delegato) nella sfida di collegare l’innovazione e l’industria, “vero volano di sviluppo”. “Creare campioni nazionali è fondamentale per favorire la creazione di un tessuto industriale al passo con i tempi” e anche nell’ottica dei campioni europei ma con forte radicamento nel nostro Paese.

Ci sono i campioni ma manca l’allenatore? Secondo Molinari “manca la coesione politica”, che sarà necessaria nella ricostruzione post-pandemia.



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