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Next Generation Italia, dov’è l’innovazione?

Di Giacomo Bandini

Il principale strumento di politica economica italiana è ancora in fase di definizione. Da qui passa buona parte della ripresa italiana dopo la pandemia. Al suo interno si ritrovano obiettivi ambiziosi che cercano di sopperire alle carenze strutturali del Paese: digitalizzazione, green e infrastrutture. Ma siamo sempre alla ricerca di un sistema. Il commento di Giacomo Bandini, direttore generale di Competere

La più recente bozza del piano Next Generation Italia (che Competere ha potuto visionare in esclusiva) contiene lo scheletro di quella che sarà la strategia di politica economica dell’attuale governo e, probabilmente, del successore. I fondi europei compresi nel Quadro Finanziario Pluriennale e nel Next Generation Eu mettono a disposizione dell’Italia un volume di circa 309 miliardi di euro nel periodo 2021-2029.
Attraverso il dispositivo europeo di ripresa e resilienza (Rrf), che finanzia il Piano di ripresa e resilienza dell’Italia, il nostro Paese nel periodo 2021-26 potrà accedere a circa 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti (il 6,8% del Reddito Nazionale Lordo), ovvero 193 miliardi complessivamente. Come ha intenzione di utilizzare queste risorse il governo italiano?

PERCHÉ È IMPORTANTE

Dalla ripresa economica, dopo uno choc fortissimo come quello della pandemia, dipende il futuro dell’Italia nei prossimi decenni. Che piaccia o meno l’economia è ancora il punto centrale dell’agenda politica globale. Il piano Next Generation Italia sarà il punto di partenza per la ripartenza e le risorse devono essere utilizzate in modo efficiente ed efficace per raggiungere questo obiettivo.

RITORNA LA PROGRAMMAZIONE

Non era mai sparita, ma per anni termini come “pianificazione” e “programmazione” hanno fatto storcere il naso. Il mainstream economico più vicino a posizioni di laissez-faire ha, di fatto, cercato di delegittimare o diminuire l’intervento dello Stato nell’economia. Che invece ritorna centrale nei momenti di crisi (vedasi il 2008). La stessa Ue, con le sue linee guida piuttosto stringenti e il suo potere di approvazione, si pone sempre più come regolatore e redistributore del suo arsenale finanziario ed economico. Tutto ciò trasuda nel piano di Ripresa e Resilienza.

LE QUATTRO MISSIONI PER L’INNOVAZIONE

Le macro-aree di intervento per stimolare l’innovazione sono state definite secondo criteri di pianificazione economica centralizzata e le risorse verranno assegnate così:

Digitalizzazione e innovazione: 48,7 miliardi

Rivoluzione verde e transizione ecologica: 74,3 miliardi

Infrastrutture e mobilità sostenibile: 27,7 miliardi

Istruzione e ricerca: 19,2 miliardi

DIGITALIZZAZIONE & INNOVAZIONE

Gli ambiti di intervento principali previsti per questa area sono la digitalizzazione della Pa, il miglioramento della competitività delle imprese e la Transizione 4.0 (già in Legge di Bilancio) e il settore cultura/turismo. Il lato pubblica amministrazione contiene anche il potenziamento infrastrutturale da realizzare attraverso la dotazione di un nuovo sistema cloud, con aggiornamento e razionalizzazione dei data center nei prossimi tre anni, e la creazione di servizi digitali per semplificare l’interazione con i cittadini.
Per le imprese invece proseguono le agevolazioni fiscali volte all’acquisto di beni materiali e immateriali. Lo strumento principale è quello del credito di imposta che coprirà anche la formazione 4.0 dei dipendenti e le spese in ricerca e sviluppo. Il 5G, la banda larga e i microprocessori sono invece le tecnologie su cui il governo vuole investire in modo prioritario. Molto più generiche le misure indicate per la cultura e il turismo dove si parla di valorizzazione del patrimonio artistico e dei piccoli borghi.

LE RISORSE GREEN

La sostenibilità ambientale è diventato in poco tempo il pallino delle politiche economiche globali. Dopo gli Usa e la Cina, anche l’Unione Europea inserisce il “green” al centro della sua agenda e gli stati membri si devono adeguare. Come?
In primo luogo, agendo sul settore primario e sostenendo l’economia circolare. In quest’ultimo campo rientra anche la gestione dei rifiuti dove si evidenzia un gap impiantistico importante a livello regionale. La seconda componente è quella della transizione energetica e della mobilità locale sostenibile. Qui verranno pianificati interventi per promuovere la crescita della produzione di energia rinnovabile e dell’uso di idrogeno. Inoltre, si legge nella bozza, le smart-grid saranno il motore della mobilità. Infine, un grande progetto di efficientamento degli immobili pubblici e privati. In luce l’estensione del superbonus edilizio per l’efficientamento energetico (il tanto gradito 110% di detrazione).

INFRASTRUTTURE & MOBILITÀ

Laddove ci si aspetterebbe un intervento più deciso, gli ambiti di intervento sono piuttosto limitati. Grande concentrazione sul potenziamento della rete ferroviaria, con l’obiettivo di portare l’Alta Velocità nel Sud Italia, e sulla messa in sicurezza delle infrastrutture a rischio. Inoltre si intende puntare sull’intermodalità tra le aree di interesse economico, in particolare porti e ferrovie.

ISTRUZIONE&RICERCA

Anche in questo caso l’Italia presenta carenze strutturali che si prolungano nei decenni. Ci si aspetta quindi un cambio di passo notevole. Sicuramente gli interventi di base sono dettati dalle contingenze sanitarie poiché tra le prime aree di intervento si prospetta lo sviluppo della didattica digitale da accompagnarsi alla riduzione dei divari territoriali. Puntare sulle materie Stem e sulla professionalizzazione degli studenti iscritti agli istituti tecnici sono vecchio oggetto di dibattito. E le intenzioni del piano governativo intendono recuperare quanto lasciato indietro.
Nel novero degli “animali strani” in Italia finisce spesso la ricerca. Non è da meno il Next Generation Italia dove l’obiettivo è quello di aumentare gli investimenti in R&S e creare maggiori connessioni tra pubblico e privato. Si ricorre a strumenti di agevolazione (alcuni già in Transizione 4.0), agli IPCEI e alla creazione di campioni nazionali dell’innovazione.

ALLA RICERCA DI UN SISTEMA

Il piano Next Generation Italia si propone sicuramente degli obiettivi ambiziosi e cerca di intervenire in alcune delle aree più critiche per l’Italia. La sua portata così ampia, però, ne evidenzia anche le carenze. A livello di definizione delle macro-aree stesse emergono alcuni errori di logica organizzativa. Per esempio, Innovazione e Ricerca&Sviluppo sembrano completamente scollegati tra loro, tanto da essere considerate voci separate. Anche la mobilità e le infrastrutture compaiono in capitoli separati, denotando poca chiarezza sulla strategia da adottare.

Molti dei problemi sollevati sono obsoleti e le soluzioni proposte, seppur solo accennate, non tengono conto delle più recenti evoluzioni. Si pensi al problema dell’istruzione, dove ancora si parla di potenziamento delle materie STEM, senza considerare la creazione di nuove modalità di apprendimento e le future evoluzioni del mondo del lavoro (in cui è più importante possedere skill multidisciplinari rispetto alla conoscenza delle materie “dure” in sé).

In attesa di un testo definitivo e di politiche pubbliche più specifiche, non resta che riconoscere l’assenza di un sistema. Quel concetto secondo cui le varie componenti di una nazione, o di un area politico-economica, sono in connessione tra loro e sono in grado di definire le dinamiche dello sviluppo e della crescita. La strategia per la ripartenza economica passa da qua. Senza una strategia che parta dal concetto di sistema, si rischia di avere tante misure fini a sé stesse. E tante risorse per pochi benefici.

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