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Il rilancio energetico passa anche dall’idrogeno. Parola di Pirani

La transizione energetica deve potersi basare in prospettiva sull’uso dell’idrogeno. Ci vogliono risorse certe per la ricerca e lo sviluppo di questo vettore. La posizione del leader Uiltec

La transizione energetica abbisogna di scelte precise e di risorse appropriate per sostenerla adeguatamente. Si tratta di una prospettiva che deve riguardare anche il tema dell’idrogeno. È questo il senso che ha guidato le nostre osservazioni rivolte al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Proprio il titolare del dicastero succitato ha promosso una selezione pubblica delle linee guida preliminari della strategia nazionale Idrogeno e la nostra organizzazione sindacale ha avanzato una serie di considerazioni in merito, candidandosi ad essere iscritta nella lista degli “stakeholder”, che verrà redatta in sede ministeriale, sia per la definizione dei progetti tecnici dei progetti correlati, sia per le stesure delle politiche a supporto del mercato dell’idrogeno.

L’idrogeno è senza dubbio il vettore chiave della decarbonizzazione associato alla generazione di elettricità da fonti rinnovabili, essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica previsti dall’accordo COP21 per l’anno 2050, ovvero per la neutralizzazione delle emissioni di gas effetto serra, e sostanze climalteranti in genere, al fine di contrastare il riscaldamento globale.

L’idrogeno ha il ruolo di favorire e sostenere il processo di transizione proprio perché è versatile e flessibile, utilizzabile come materia prima, combustibile, vettore, o accumulatore di energia.
L’aggiornamento dell’impegno europeo per la riduzione delle emissioni dal 40% al 55% richiede una revisione del PNIEC con un significativo incremento dell’impiego delle fonti rinnovabili anche per la produzione di idrogeno verde.

La strategia di sviluppo deve prevedere integrazione tra le diverse tecnologie, predisponendo i processi industriali ed ammodernando le reti per la produzione di idrogeno. Diventa fondamentale una regia sulla transizione energetica, che accompagni lo sviluppo della produzione di idrogeno alle variazioni tecnologiche che interesseranno la produzione di carburanti a ridotto impatto ambientale e le trasformazioni già in atto nel mondo della generazione elettrica. Non tutta la mobilità potrà essere trasformata, per cui bisognerà porre l’attenzione su quei segmenti che continueranno ad essere alimentati dalle fonti fossili sviluppando i cosiddetti carburanti ad emissioni zero.

Nella stretta correlazione tra la generazione elettrica e la produzione di idrogeno, inoltre, andranno analizzati ed ovviati i problemi di utilizzo dell’energia elettrica da FER in luoghi distanti da quelli in cui è stata prodotta. Dato che, così come previsto nel Pniec, è necessario uno sviluppo integrato delle fonti energetiche, occorre istituire una cabina di regia, anche per garantire il rispetto delle tempistiche definite dallo stesso; il Mise ha le competenze per realizzare tale strumento con il coinvolgimento degli attori interessati.

È fondamentale che gli investimenti sull’idrogeno riguardino l’intero territorio nazionale, con attenzione al Mezzogiorno: utilizzando i grandi poli industriali dismessi o da riconvertire; considerando che in tali zone sono già disponibili gli asset e le infrastrutture; valorizzando le risorse inutilizzate relativamente alla bonifica dei Sin. La sfida tecnologica ed economica va articolata, e le scelte integrate alla base della definizione della strategia complessiva dovranno considerare diverse istanze.

Occorre tener presente la valorizzazione del gas naturale per la produzione di idrogeno blu associata al sequestro e stoccaggio del carbonio: la valutazione tecnica degli investimenti nelle tecnologie ed il costo complessivo dell’intero ciclo fino al prezzo finale dell’idrogeno prodotto, per garantire competitività e ritorno economico di investimento. Bisogna considerare la necessità di aumento di capacità di generazione di elettricità da fonti rinnovabili necessaria alla sola produzione di idrogeno verde.

È basilare la realizzazione su larga scala di impianti di elettrolisi, alimentati da FER, prevedendo un meccanismo incentivante simile a quello che dal 2007 ha consentito la crescita del solare fotovoltaico anche per sfruttare la capacità di accumulo dell’idrogeno. La produzione deve puntare a coprire il fabbisogno energetico nazionale, e favorire l’aumento di capacità produttiva per il posizionamento dell’Italia come “hub” europeo.

Tutta la filiera deve essere valorizzata, e andranno minimizzate le importazioni anche della componentistica, per garantire la ripresa economica del Paese. Lo sviluppo delle tecnologie può e deve essere diversificato al fine di raggiungere la flessibilità del nuovo modello energetico, in cui tutti i vettori contribuiscono al raggiungimento della capacità necessaria.

Gli investimenti, a nostro parere, avranno ricadute non solo nel settore energetico, e contribuiranno alla ripresa economica, perché la transizione energetica deve sostenere il rilancio dell’Italia, garantendo occupazione e creazione di valore.

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