Gli importanti obiettivi europei in chiave di sostenibilità possono rappresentare una reale occasione per le aziende che puntano sull’energia “verde” come motore di crescita e innovazione. L’approfondimento di Michelangelo Suigo
L’Europa ha un grande obiettivo di sostenibilità: portare a zero le emissioni di CO2 entro il 2050. Una considerevole ambizione, che farebbe del nostro continente il più sostenibile del pianeta. In questo percorso, un’ulteriore tappa decisiva è stata scritta lo scorso 11 dicembre: la Ue ha trovato l’accordo per ridurre le emissioni del 55%, anziché il 40%, entro il 2030. Un risultato non da poco, frutto di scontri con i paesi che più difficilmente intendono abbandonare il carbone, ma altamente significativo della strada intrapresa dal vecchio continente.
È già stato ribattezzato Green deal europeo e prevede l’investimento di almeno mille miliardi di euro nel corso del prossimo decennio per un’Europa sostenibile. Questo lo sforzo per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, puntando su risorse rinnovabili che ‘decarbonizzino’ il sistema, sul rendere sostenibili alcune industrie come quelle dell’acciaio e del cemento, sulla riduzione di microplastiche, su una mobilità intelligente e sulla protezione della biodiversità.
Un’opportunità per i paesi europei e per le aziende che producono nel nostro continente: il 90% della somma del Green deal andrà infatti direttamente nei loro bilanci. Le società europee dovranno quindi dotarsi del necessario know how e di un nuovo management capace di accedere ai fondi. Perciò, diventa essenziale saper sviluppare progetti di ricerca e innovazione che sappiano agevolare la transizione sostenibile dei processi industriali, per ottenere le ingenti somme che la Ue metterà a disposizione.
Le imprese, tanto le piccole quanto le grandi, hanno quindi davanti a sé una grande occasione di rilancio, purché abbiano progetti innovativi che portino misurabili e significativi vantaggi ambientali. Non solo, il piano prevede investimenti nella creazione di nuove imprese, anche mediante incubatori di imprese e servizi di consulenza.
Una buona notizia, per ora, è che nell’Unione europea la quota sulle emissioni totali globali è già in parte diminuita, tra il 2015 e il 2018, dal 9,6% al 9,1%. Tra i paesi Ue28, nel 2018 il maggiore responsabile delle emissioni di CO2 è stata la Germania con il 21,8%, seguita da Regno Unito (10,8%), Italia (10%), Polonia (9,7%), Francia (9,4%) e Spagna (8%).
Per quanto riguarda le risorse, poi, ingenti sono quelle che il nostro paese dovrebbe ricevere dal Fondo per una transizione giusta (uno dei più cospicui), da catalizzare principalmente in due aree, Taranto (Puglia) e il Sulcis-Iglesiente (Sardegna). Le principali fonti di emissioni di gas a effetto serra italiane, infatti, sono da afferire alla produzione di ferro/acciaio e alle centrali a carbone. Il peso complessivo delle misure green nella Legge di bilancio 2021, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ammonta a 5 miliardi. Tra gli strumenti a tutela del clima e dell’ambiente, la nuova manovra prevede l’estensione delle misure cardine del Piano transizione 4.0 – credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi, bonus ricerca e sviluppo, credito d’imposta formazione 4.0 – al 31 dicembre 2022. Obiettivo del Piano è favorire e accompagnare le imprese nel processo di transizione ecologica e sostenibilità ambientale, rilanciando gli investimenti che sono stati penalizzati dalla pandemia. Dal Pnrr, infine, potrebbero derivare risorse davvero straordinarie. In una prima bozza del Piano italiano per il Next Generation Eu, infatti, le risorse destinate al contrasto del cambiamento climatico (transizione green) ammontano a ben 80 miliardi.
Ridurre le emissioni di CO2 e compiere la transizione verso le emissioni zero. Questo l’obiettivo delle istituzioni europee che, con sorprendenti investimenti, dettano la linea del futuro verde del pianeta. Una spesa i cui effetti positivi saranno riscontrabili sulle prossime generazioni, ma che già oggi possono determinare non solo un miglioramento della qualità della vita degli individui, ma anche una possibilità di sviluppo per le stesse imprese europee: aziende che possono crescere grazie ad investimenti in sostenibilità, rilanciando il proprio business senza impattare sull’ambiente.
Per ottenere ciò, alle aziende è richiesto un solo sforzo: innovarsi. Chi apporterà miglioramenti all’efficienza energetica, chi punterà sull’economia circolare, chi favorirà l’adozione di veicoli elettrici e chi garantirà la transizione verso le energie rinnovabili, potrà infatti affermarsi come player decisivo dei prossimi decenni.
Ecco perché è sempre più indispensabile che le imprese italiane pongano al centro dei propri piani industriali i propri piani di sostenibilità, prevedendo climate strategy coerenti con gli obiettivi, sfidanti ma improcrastinabili, posti dalla UE.
È la sfida da non perdere. Per nulla al mondo.