Autonomia strategica o sovranità europea? L’Alto rappresentante Ue Borrell sceglie (come Francia e Germania) la prima definizione. “Ma l’importante è costruire un’Europa capace di proteggersi”, ha spiegato a un evento Ecfr
Una fase decisiva per l’Unione europea: crescente competizione globale, coronavirus, ridefinizione delle relazioni transatlantiche con l’ingresso di Joe Biden alla Casa Bianca. È in questo contesto che i 27 stanno cercando una “sovranità europea”. A discuterne, ospite dello European Council on Foreign Relations, è Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che ha dialogato con Mark Leonard, presidente del think tank.
AUTONOMIA O SOVRANITÀ
Francia e Germania, ha evidenziato Borrell, usano con molta frequenza l’espressione “sovranità europea”, preferendola a “autonomia strategica”. Una scelta che anche lui segue. Mentre sovranità è un concetto ampio, il rischio dell’autonomia è quello di cadere nell’autarchia, ha spiegato. “Non siamo protezionisti. Vogliamo dobbiamo proteggerci e prevenire i rischi”. “Ma comunque la si voglia chiamare”, serve un modo per avere un’Unione europea “più forte e in grado di agire”, un “attore globale credibile”. Ma ciò non significa “decoupling con gli Stati Uniti o indebolire la Nato”. Anzi, “siamo pronti a essere il pilastro europeo” dell’Alleanza atlantica.
TRA STATI UNITI E CINA
“Non utilizzeremo le nostre relazioni come armi né prevaricheremo i nostri partner”, ha spiegato Borrell con riferimento implicito a Cina e Stati Uniti. “Ci aspettiamo” che facciano “lo stesso”, ha aggiunto sottolineando così l’impegno europeo per il multilateralismo.
IL RAPPORTO ECFR
A inizio dicembre Mark Leonard assieme Jeremy Shapiro, direttore della ricerca di Ecfr, hanno pubblicato un rapporto sulla sovranità europea in cui propongono un’agenda mirata a sostenerla in cinque aree fondamentali: assistenza sanitaria, sicurezza e difesa, tecnologia, politica economica internazionale, azione sul cambiamento climatico. Tra le misure concrete raccomandate nel rapporto figurano la protezione delle catene di approvvigionamento medico e il finanziamento dei vaccini europei; lo sviluppo di un “meccanismo collettivo di difesa” contro le sanzioni secondarie; l’istituzione di un Consiglio europeo di sicurezza e di una strategia di forward-basing; la promozione di una tassa digitale e di un regime normativo per le tecnologie green.
SE IL MULTILATERALISMO NON VA…
Secondo gli esperti, l’Unione europea dovrebbe intensificare i propri sforzi per proteggere il sistema internazionale rule-based, l’alleanza transatlantica e i propri valori di apertura e cooperazione. Queste azioni non implicherebbero trasferimenti di potere o di parti del processo decisionale a Bruxelles. Al contrario, le capitali europee reclamerebbero quella parte della propria sovranità che è stata perduta davanti ad attori esterni — che si tratti di Stati come la Turchia e la Russia o aziende come Huawei e Amazon. Secondo gli esperti Ecfr l’autonomia strategia è una extrema ma necessaria ratio: “La prima opzione dell’Unione europea, di fronte a una minaccia esterna, sarà sempre l’impegno multilaterale”, ha spiegato Shapiro. “Tuttavia, la via del multilateralismo non è sempre praticabile. Al verificarsi di questi casi, l’Europa ha bisogno di opzioni per dissuadere e respingere le ostilità geopolitiche”.