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Il futuro della Terra passa dallo Spazio. Al via il forum sulla Space economy

Ambizioni europee (e italiane) oltre l’atmosfera. Si è aperta via web la seconda edizione del NSE Expoforum, l’evento organizzato da Fiera di Roma e Fondazione Amaldi per indagare sfide e opportunità della New Space Economy, un settore che vale 360 miliardi di dollari (in crescita)

Il Covid-19 non ha fermato la corsa della nuova economia spaziale. Tra attori privati, tecnologie dirompenti e grandi programmi internazionali, il futuro della Terra è sempre più legato allo Spazio. È quanto emerso dalla sessione di apertura della seconda edizione del New Space Economy European Expoforum, organizzato da Fondazione Amaldi e Fiera Roma, con il patrocinio dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’obiettivo di riunire lo spazio europeo, indagando nuove opportunità di business e di innovazione. Dopo il successo dello scorso anno, la pandemia ha costretto a una versione tutta digitale, che ospita su apposita piattaforma più di 70 stand virtuali. Nelle varie sessioni previste, sono in programma più di 65 speaker da tutto il mondo.

IL VALORE DELLO SPAZIO

“L’Italia ha sempre creduto nel settore spaziale e nei benefici che è in grado di portare nella società anche sul piano tecnologico”, ha spiegato in apertura Giorgio Saccoccia, presidente dell’Asi, che ha aperto l’evento con Laura Tassinari (Lazio Innova), Maria Cristina Falvella (presidente Fondazione E. Amaldi) e Pietro Piccinetti (ceo di Fiera Roma). “Attualmente – ha spiegato Saccoccia – è in corso una rivoluzione culturale nei confronti di questo comparto, che porta nuove esigenze e opportunità”, ha rimarcato. Ciò comporta una sfida per il sistema-Paese: “È fondamentale che le nuove generazioni sappiano cogliere i vantaggi associati a questa rivoluzione per affrontare al meglio le sfide globali”. E “se la New Space Economy è un driver di crescita, comprendere al meglio i nuovi trend rappresenta non solo una sfida economica, ma anche una responsabilità istituzionale”. Saccoccia ha dunque notato che “l’Asi è fortemente impegnata nello sviluppo dell’infrastruttura spaziale italiana, anche nel quadro del Piano strategico nazionale per la space economy; nonostante la crisi pandemica sono stati conseguiti risultati importanti”.

I SEGNALI RECENTI

Lo dimostrano i contratti più recenti assegnati dall’Agenzia spaziale europea (Esa) per lo sviluppo di Space Rider, l’innovativo sistema di rientro riutilizzabile dall’orbita. Coinvolte le italiane Thales Alenia Space, Avio, Telespazio e Altec, per un programma “all’altezza delle sfide della New space economy”, ha detto il sottosegretario Riccardo Fraccaro ospitando la firma a palazzo Chigi, mercoledì. Contratti che sono arrivati dopo quelli per le sentinelle di Copernicus, nonché dopo l’adesione ufficiale dell’Italia al programma Artemis, il progetto americano per la colonizzazione della Luna. Tutte queste ambizioni sono al centro dell’Expoforum, nonché dell’impegno dell’Asi per mostrare ogni possibilità opportunità per le aziende e la ricerca del nostro Paese.

UN’OPPORTUNITÀ ECONOMICA

D’altronde “la New Space Economy è fondamentale per la struttura economica del Paese”, ha spiegato Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera Roma, che ha aperto l’evento digital. “Il 2020 non è stato un anno facile per il comparto fieristico, ma nonostante le difficoltà restiamo convinti dell’importanza strategica che eventi come questo hanno per il Paese”, ha aggiunto Piccinetti. Per questo, “continueremo a ricercare strumenti che consentano la massima interazione possibile tra gli stakeholder che ruotano attorno al settore spaziale”. L’obiettivo è tornare presto alle manifestazioni fisiche, senza però perdere l’accelerazione digitale imposta dalla pandemia.

IMPATTO COVID?

Il Covid-19 ha d’altra parte avuto effetti anche sul settore spaziale. Tra lanci rinviati e produzione scadenzate, il virus non è riuscito però a scalfire l’accelerazione che il settore sta vivendo, né la rivoluzione dei suoi caratteri principali, proprio quelli della New Space Economy. Come notato da Pascale Eherenfreund, presidente della Federazione internazionale astronautica (Iaf), il settore “è rimasto robusto nonostante la pandemia”. Inalterate le previsioni di crescita. Nel 2019 ha avuto un valore globale di 360 miliardi di dollari, destinato ad arrivare a 1 bilione nel giro di dieci anni.

SETTORE STRATEGICO?

Evidente la spinta all’innovazione, così come il ruolo crescente dei privati. Lo scorso anno sono stati investiti 5,8 miliardi di dollari in start up, mentre le mega costellazioni (a partire da Starlink di SpaceX) hanno raggiunto numeri impensabili. Il 2020, nonostante la pandemia, è stato l’anno record per satelliti lanciati nello Spazio. Dall’altro lato della medaglia ci sono le applicazioni, ovvero gli usi nella vita quotidiana di servizi che dipendono da infrastrutture spaziali e segmenti di terra. Tra osservazione della Terra, comunicazioni, navigazione e opportunità scientifiche, “lo Spazio sarà uno dei settori-chiave per re-immaginare il mondo post-pandemico”, ha notato Simonetta Di Pippo, direttore dell’Ufficio dell’Onu per gli affari dello Spazio extra-atmosferico (Unoosa).

LA COMPETIZIONE

Certo, ci sono anche gli aspetti competitivi, sia a livello economico, sia a livello strategico, geopolitico e globale. È stato evidente nell’intervento di Jean Yves Le Galle, a capo del Cnes, l’agenzia spaziale di Francia. Ha citato i “tempi sfidanti”, e ha descritto quello spaziale come “un settore strategico per la sovranità europea e per la difesa”. Riferimento per il Comando spaziale francese, attivo ormai da un anno, e per la ricerca del “vantaggio tecnologico”. C’è comunque anche spazio per “la solidarietà in campo europeo”. Uno spazio sottolineato dall’europarlamentare Massimiliano Salini, relatore per il programma spaziale dell’Ue che evidentemente è destinato a risentire delle recentissime negoziazioni sul budget programmatico dell’Unione per i prossimi anni.

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