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Recovery Fund, un elefante a Palazzo. Scrive Pennisi

An elephant in the room, dicono gli inglesi quando ci si trova in una situazione di imbarazzo o si deve dare un’informazione spiacevole. Questa volta, la proboscide del pachiderma esce dal terzo piano di Palazzo Chigi, sede degli uffici centrali del Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi di Palazzo Chigi (per gli amici Dagl – acronimo di difficile pronuncia) della presidenza del Consiglio

Dalle colonne de Il Sole-24 Ore, Paolo Gualtieri (non imparentato con il ministro dell’Economia e delle Finanze), ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica e noto avvocato del foro milanese, ammonisce: La politica faccia un passo indietro dal Resilience and Recovery Fund perché il tema della governance dei progetti di investimento che devono essere finanziati con i fondi Ue è centrale e, come sanno coloro che si occupano professionalmente di selezionare investimenti da finanziare, la valutazione delle effettive capacità di realizzare il progetto proposto è un fattore determinante per la decisione di finanziarlo: poca chiarezza sulla governance esecutiva penalizza anche la fase di approvazione per l’ottenimento dei fondi.

Non sappiamo se il passo indietro verrà fatto. Per il momento l’idea di un triunvirato con sei manager (attenti ai conflitti d’interesse; se si prendono persone di vaglio hanno certamente contatti e legami con il mondo delle aziende sia private sia a partecipazione statale) e trecento esperti ha suscitato perplessità sia all’interno della maggioranza e netta ostilità da parte dell’opposizione, ma il bel contino (Nozze di Figaro, Atto II) tiene duro perché – non a torto la considera una polizza d’assicurazione sulla tenuta del governo sino alla fine della legislatura. Gli stessi uffici di Palazzo Chigi si sentono avviluppati e non sanno come uscirne.

An elephant in the room, dicono gli inglesi quando ci si trova in una situazione di imbarazzo o si deve dare un’informazione spiacevole. Questa volta, la proboscide del pachiderma esce dal terzo piano di Palazzo Chigi, sede degli uffici centrali del Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi di Palazzo Chigi (per gli amici Dagl – acronimo di difficile pronuncia) della Presidenza del Consiglio. La proboscide giunge a sfiorare la Colonna Antonina, destando curiosità nella redazione del quotidiano Il Tempo.

Quale è l’accadimento? Il Dagl è nell’imbarazzo perché la proposta di organizzazione per la gestione del Resilience e Recovery Fund, approvata dal vertice di maggioranza nella notte del 28 novembre, è stata tenuta così segreta che lo stesso Dagl non ha potuto esprimere un parere sulla sua feasibility come si dice ora a Palazzo Chigi – al posto di gruppo di lavoro si parla di task force.

E dire che il Dagl, guidato del buon consigliere di Stato Ermanno De Francisco, vincitore di numerosi concorsi sia accademici sia nell’amministrazione sia nella giustizia, una mano avrebbe potuto darla. Quanto meno a stimare i tempi per varare la task force. Tanto più che si è già sotto affanno (nonché sotto schiaffo dagli interessati) perché mancano circa trecento decreti attuativi (una settantina all’ormai “storico” Decreto Rilancio) per dare corpo alle misure anti-Covid.

Ammesso che entro la fine dell’anno venga incluso nella legge di bilancio un maxi-emendamento per istituire la task force con sei manager e trecento esperti, il Dagl si dovrà concentrare solo sui tempi per le nomine a fine d’assicurare l’entrata in funzione della struttura, dato che la logistica (locali, scrivanie, computer, ecc.) è affare di altri – ad esempio, Palazzo Chigi potrebbe rivolgersi alla Consip.

Poiché anche la stima della tempistica delle nomine non è affare per giuristi, ci si è rivolti ai laureati in economia (quasi tutti consulenti) dell’unità per Analisi dell’Impatto della Valutazione (Air) eredità dal Dagl e di cui da mesi e mesi non appaiono prodotti visibili. D’altronde è compito dell’Air studiare come impatta la proposta.

L’Air ha presentato un cronoprogramma, cacofonia diventata di moda nel lessico della Pubblica amministrazione. La norma, se verrà varata, richiederebbe almeno una dozzina di decreti attuativi per esplicitare linee di comando, organigramma, direttive per la comunicazione esterna ed interna, i principali processi operativi; perché siano redatti, firmati, vidimati e bollinati (ad esempio dalla Ragioneria Generale dello Stato e dalla Corte dei Conti), andando alla velocità di Speedy Gonzales ci vorranno quattro mesi: si celebrerà la “missione compiuta” il primo Maggio, Festa del Lavoro.

Ma è solo l’inizio. Per la selezione dei manager e degli esperti, si dovrà ricorrere a procedure di evidenza pubblica, per evitare che magistratura contabile e magistratura amministrativa od anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Ana), invalidino il tutto. Sarebbe, poi, una discriminazione incostituzionale non consentire ai dirigenti ed ai funzionari della Pubblica amministrazione di partecipare alla selezione.

Per accorciare i tempi si possono prevedere due binari (dopo avere descritto chiaramente ciascun incarico – attività che ha richiesto quattro mesi per la piccola struttura di missione “Investitalia”) istituita presso la presidenza del Consiglio sulla base della legge di bilancio 2019. Un binario per la Pubblica amministrazione: un mese per redigere l’”interpello” e pubblicarlo, un mese per ricevere la domande, almeno tre mesi perché le commissioni di valutazione (da nominare) esaminino le candidature e due mesi per decreti di nomina e relativa registrazione. In breve, i primi “incaricati” prenderebbero servizio nel febbraio 2022.

Non più rapido il percorso per rivolgersi al mercato privato. Ci vorrebbe una gara per selezionare società di ricerche di manager e di esperti, come venne fatto ai tempi del governo Letta per le nomine nelle aziende a partecipazione pubblica (per incarichi nei consigli di amministrazione e simili). Allora la gara richiese quattro mesi: ora potrebbero essere portati a tre. Difficile accorciare i tempi del resto della procedura. I primi “incaricati” arriverebbero nel marzo 2022.

Sfiorando la Colonna Antonina, l’elefante (uso all’eloquio in Asia meridionale e dell’Africa orientale), barrisce The money will go elsewhere, ossia “saranno altri a fruire dei fondi”. Il Dagl ha il mesto incarico di comunicarlo all’ala più nobile del Palazzo.


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