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Un nuovo Partito popolare? Si può. Reina spiega come

Di Elio Reina

Il prossimo Partito popolare italiano si rifarà ai valori secolari della Dottrina sociale della Chiesa ma senza riproporre acriticamente le esperienze di Sturzo e De Gasperi. Non chiederà il voto per le sue peculiarità religiose, ma per la proposta civile che sottoporrà agli elettori. Il commento di Elio Reina

Era nell’ordine delle cose che si ascoltassero voci di dissenso sull’idea della nascita di un partito che guarda ai valori, ai principi, alla storia del popolarismo. Niente di nuovo sotto il sole.

Sono i pronipotini di coloro che nel 1919 chiedevano a Sturzo, imploravano le autorità ecclesiastiche perchè venisse bloccata la costruzione di un partito popolare d’ispirazione cristiana.

Allora, come oggi, con argomenti artificiosi e da azzeccagarbugli si agitavano in modo scomposto, perché scomparisse dal dibattito politico l’iniziativa dell’intruso Sturzo.

A destra come a sinistra in realtà si temeva che un partito che andasse ad occupare saldamente il centro del sistema politico sottraesse consensi a entrambi gli schieramenti. Le considerazioni odierne svolte da opinionisti, osservatori, esponenti politici in servizio permanente effettivo a proposto della creazione di un partito che si riferisce a storia e a percorsi del cattolicesimo politico, argomento che oggi fa tanto discutere, sono per molti sempre poco gradite.

Un partito, sia detto una volta per tutte, che non potrà mai essere il Partito Popolare Italiano fondato da don Luigi Sturzo né la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi. Sono storie politiche ormai archiviate, dalle quali si possono trarre solo indicazioni di carattere culturale.

Quello che nascerà sarà di sicuro un partito che, rifacendosi ai valori secolari della Dottrina sociale della Chiesa e alle esperienze del movimento politico dei cattolici: Antonio Rosmini, le teorie neoguelfe di Gioberti e Balbo, le idee della storica Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, la grande opera del Partito Popolare Italiano di don Sturzo, la originale intuizione democratica e cristiana del patriota antifascista De Gasperi, cercherà di colmare un vuoto che in questo momento storico si caratterizza per il nulla che esprime.

Sarà un processo ricco e interessante. Come lo fu nel 1919 quando i cattolici, guidati da Sturzo, entrarono per la prima volta ufficialmente nella vita politica italiana, contribuendo a far crescere quella debole democrazia del primo ventennio del ventesimo secolo.

Come lo fu dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando vide la luce il partito della Democrazia Cristiana, pilastro fondamentale e imprescindibile della democrazia repubblicana, che non poco dovette combattere per resistere ad avversari negatori di libertà, come comunismo e fascismo.

Sono questi chiari e utilissimi esempi a dare entusiasmo e forza morale a chi oggi sta operando per riscoprire valori, principi, idee che molto hanno giovato alla crescita della democrazia italiana attraverso sviluppo, benessere, espansione della libertà.

Il pensiero “popolare”, contrariamente a ciò che pensano alcuni, non è stato un accidenti della storia, ma un modello di governo valido in passato ma anche per il futuro, a prescindere dalle contingenze politiche.

Un programma che si fonda sulla partecipazione non può non considerare gli interessi diffusi della società riportati a giusta sintesi, attraverso il gioco democratico del confronto, dello scontro, della sconfitta, della vittoria e viceversa.

In questo dinamismo agiscono i corpi intermedi quali elementi fondamentali della società, che si caratterizza come soggetto essenziale di interlocuzione con le istituzioni.

E i partiti saranno protagonisti nella mediazione tra gli interessi diffusi della società e la disponibilità delle istituzioni a dar loro risposte alle necessarie e urgenti domande.

Il futuro partito sarà laico e aconfessionale, non chiederà il voto per le sue peculiarità religiose, ma per la proposta civile che sottoporrà agli elettori. Sturzo l’ha insegnato una volta per tutte: la religione è universalità, la politica è parzialità.

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