Maestro gentile, amico e collega di lunga data, Giorgio Galli lascia un grande vuoto nel panorama culturale e politico italiano. Dagli studi sul bipartitismo imperfetto al terrorismo e all’intelligence, il ricordo di Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence
Con Giorgio Galli scompare un intellettuale dalla mente ospitale che ha saputo interpretare con straordinaria lucidità le vicende del secondo Novecento e del ventennio del nuovo secolo.
Uno studioso vero, attento alle novità, alle riflessioni da fare, più che alle relazioni da tessere o alla carriera accademica. Non a caso andò in pensione da professore associato alla “Statale” di Milano, a riprova di come l’università italiana si mantenga spesso a una siderale distanza dal merito. Ha spaziato su tantissimi argomenti, quasi sempre prima degli altri, tanto che è difficile riassumere la pluralità della sua opera.
Proverò a fare una prima rassegna. Inquadrato in un’ottica sociologica e storica, il sistema politico è stato il baricentro dei suoi studi, sempre indirizzati alla costante ricerca di capire le ragioni culturali, i meccanismi di fondo, le dinamiche dei fenomeni, aggiornando costantemente il suo pensiero.
Solo per comodità di analisi, ho cercato di individuare cinque piste di ricerca, intimamente collegate. Prima di tutto Galli ha affrontato la storia dei partiti politici, sopratutto italiani, approfondendo quelli maggiori. Poi, con grande coraggio e in modo documentato, ha trattato quello che lui avrebbe definito il “prezzo della democrazia”, cioè le contraddizioni della gestione del potere in Italia, in una costante tensione tra conquiste sociali e malaffare. Ha affrontato quindi il tema eretico delle radici esoteriche della politica, a cominciare dal nazismo, per passare poi ad esaminare il fenomeno del terrorismo italiano e internazionale. Infine, ha approfondito il ruolo delle multinazionali, il cui controllo rappresenta nella sua visione un tema decisivo per le democrazie del XXI secolo.
Il sistema politico
In pieno boom economico, Galli pubblica un libro che da allora lo imporrà all’attenzione del dibattito scientifico e politico del nostro Paese: Il bipartitismo imperfetto (il Mulino, 1966). Nel volume spiega il sistema bloccato della democrazia Italiana dove durante la guerra fredda era di fatto impossibile l’alternanza nel governo delle istituzioni.
Già nei primi anni Cinquanta aveva scritto, con Fulvio Bellini, Storia del Partito comunista italiano (Schwarz, 1953), che approfondirà nel clima del compromesso storico con Storia del PCI (Bompiani, 1976). Successivamente, visti gli esiti della globalizzazione, manda alle stampe In difesa del comunismo nella storia del XX secolo (Kaos, 1998), non trascurando di affrontare il tema ancora urticante di Pasolini comunista dissidente. Attualità di un pensiero politico (Kaos, 2010).
Passando alla Dc, prima analizza, con Paolo Facchi, La sinistra democristiana. Storia e ideologia (Feltrinelli, 1962) cogliendo un fenomeno politico e culturale allo stato nascente per contestualizzare poi la personalità di Fanfani (Feltrinelli, 1975), l’uomo politico che ancora a metà degli anni Settanta guidava il partito dei cattolici. Tratta organicamente le vicende dello scudo crociato in La storia della DC (Laterza, 1978). Sul tema ritorna nel biennio della decomposizione del sistema politico della prima repubblica con Mezzo secolo di DC (Rizzoli, 1993), in cui profeticamente avverte “Di questo sistema, la Dc permane l’asse centrale.
Ma alla fine del 1993 deve affrontare due questioni che potrebbero mettere in discussione questo ruolo: il processo di privatizzazione delle aziende pubbliche (il cui controllo ha grandemente giovato al partito); e la riforma della legge elettorale (che finora ha consentito alla Dc di essere il solo partito in grado di governare, mediante coalizioni)”. Al partito allora guidato da Craxi dedica Storia del socialismo italiano (Laterza, 1980) e dopo che la parabola si era praticamente conclusa Ma l’idea non muore. Storia orgogliosa del socialismo italiano (Tropea, 1996). In definitiva al sistema politico ha dedicato studi sistematici, a cominciare da I partiti politici in Italia, 1861-1973 (Torino, 1975) e quindi Storia dei partiti politici europei. Dal 1649 a oggi (Rizzoli, 1990).
Il prezzo della democrazia
Il prezzo della democrazia. La carriera politica di Giulio Andreotti (Kaos, 2003) è il testo che Galli dedica al politico democristiano travolto dalle inchieste per mafia. Sostiene: “l’antico delfino di De Gasperi […] ha i meriti del ceto politico che ha portato la povera Italia del 1945 al Paese con un posto tra gli otto Paesi più industrializzati d’inizio Duemila; un progresso tuttavia scandito da collusioni mafiose, delitti e stragi, “deviazioni” istituzionali, economia della corruzione”.
Ma le sue analisi articolate erano iniziate a metà degli anni Settanta quando pubblica due volumi. Il primo, con Alessandra Nannei, su Il capitalismo assistenziale. Ascesa e declino del sistema economico italiano 1960-1975 (SugarCo, 1976), in cui analizza i guasti sul sistema sociale causati dalla commistione troppo intima tra partiti ed economia. Nel secondo, La sfida perduta. Biografia politica di Enrico Mattei (Bompiani, 1976), ipotizza per la prima volta la teoria che la morte del Presidente dell’ENI non fosse un incidente ma il risultato di un attentato, ricostruzione confermata in via giudiziaria solo nel 2003.
Dopo il crollo del muro di Berlino pubblica Affari di stato. L’Italia sotterranea 1943-1990 (Kaos, 1991), in cui ripercorre i principali fatti oscuri della Repubblica, dal caso Montesi alle schedature del Sifar, dallo scandalo delle banane ai falsi danni di guerra, dalle tangenti della Lockheed alle speculazioni di Michele Sindona, dall’affaire Moro alla morte di Calvi, dall’Irpiniagate all’omicidio Ligato. Alla P2 dedica il volume La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2 (Lindau, 2007).
Ma è di cinque anni fa un affresco lucidissimo dell’attuale situazione italiana. Lo disegna ne Il golpe invisibile. Come la borghesia finanziario-speculativa e i ceti burocratico-parassitari hanno saccheggiato l’Italia repubblicana fino a vanificare lo stato di diritto (Kaos, 2015), in cui precisa che la corruzione non è una patologia ma rappresenta la struttura di gestione del potere, ribadendo che la corruzione è diventata una struttura sociale poiché la logica del familismo amorale ha superato la logica della cultura civica, senza alcuna sostanziale distinzione tra destra e sinistra. Un libro che fotografa quello che abbiamo davanti, da studiare in tutte le scuole e università italiane.
Nell’ambito dei poteri occulti, fondata ed equilibrata era la sua posizione sui Servizi segreti: «La presenza dei servizi è un problema di fondo delle democrazie rappresentative, come dimostra il caso Kelly in Gran Bretagna e l’11 Settembre negli Stati Uniti. L’idea generale dei servizi non è di combattere la democrazia rappresentativa, ma di esercitare una forte influenza al suo interno per stabilizzarla. Il concetto di Stato nello Stato è quello di un’istituzione necessaria alla democrazia rappresentativa, ma che opera secondo una logica diversa da quella della democrazia rappresentativa» (Intervista a Luca Gallesi su “Studi Cattolici”, 2004).
Le culture rimosse nel futuro della democrazia?
Galli avvia questa interessantissima pista di ricerca quando ha quasi sessant’anni pubblicando Occidente misterioso. Baccanti, gnostici, streghe: i vinti della storia e la loro eredità (Rizzoli, 1987) a cui fa seguito subito dopo, e con grande clamore, Hitler e il nazismo magico (Rizzoli, 1989), in cui riprende le tesi esposte per la prima volta dagli scrittori francesi Louis Pauwels e Jacques Bergier in Le Matin des magiciens (Éditions Gallimard, 1960). Sulla stessa lunghezza d’onda sono Le coincidenze significative. Dalla politologia alla sincronicità (Solfanelli, 1992), in cui elabora le tesi di Carl Gustav Jung. Insiste sul tema con La politica e i maghi. Da Richelieu a Clinton (Rizzoli, 1995) e poi con Il ritorno del rimosso in politica (Di Renzo, 1997). Di grande rigore scientifico è la sua cura al volume Il Mein Kampf di Adolf Hitler. Le radici della barbarie nazista (Kaos, 2002) come l’ampia disamina contenuta in Esoterismo e politica (Rubbettino, 2010). Il pensiero di Galli è che da queste culture perdute, sconfitte, rimosse possano provenire spunti originali e fecondi per ricostruire la democrazia, infiacchita dall’incertezza della visione, dall’incapacità di collegare i fenomeni storici, dalla difficoltà di reggere il confronto con i poteri economici.
Terrorismi, mali oscuri
L’Italia raccontata da Galli è stata attraversata in tutti gli anni Settanta dal terrorismo politico. Lo studioso analizza a fondo il fenomeno e lo collega con le idee, le relazioni di potere, la situazione sociale, le condizioni economiche, lo scenario internazionale di quegli anni. Dopo avere pubblicato La Destra in Italia (Gamma libri, 1983), scrive una documentata Storia del partito armato. 1968-1982 (Rizzoli, 1986), che quasi vent’anni dopo aggiorna con Piombo rosso. La storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 a oggi (Baldini Castoldi Dalai, 2004). Uno studioso attento come Galli non poteva non confrontarsi con l’analisi politologica dell’11 settembre. Espone le sue tesi in L’Impero americano e la crisi della democrazia (Kaos, 2002), in cui sostiene la tesi che gli attentati probabilmente erano a conoscenza di una parte dell’establishment americano che però ne avrebbe assolutamente sottovalutato le conseguenze.
Le multinazionali come minaccia
Galli comincia ad approfondire in modo marcato la pista di ricerca delle multinazionali circa cinque anni fa, quando pubblica, con Francesco Bochicchio, Scacco alla superclass. La nuova oligarchia che governa il mondo e i metodi per limitarne lo strapotere (Mimesis, 2016), in cui spiega come l’economia prevalga sulla politica e formula concrete proposte operative, quali l’elezione di alcuni rappresentanti dei consigli di amministrazione delle aziende.
L’anno dopo pubblichiamo insieme Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci (Rubbettino, 2017) in cui sosteniamo che a decidere in modo prevalente le sorti del pianeta non siano le persone che vediamo ogni giorno in tv o leggiamo sui giornali ma i vertici delle multinazionali finanziarie, un potere che opera alla luce del sole ma del quale l’opinione pubblica non ha sufficiente percezione. Ritorniamo su questo tema con Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei Paesi senza democrazia (Rubbettino, 2020), in cui approfondiamo il ruolo emergente delle compagnie cinesi e russe, brasiliane e indiane, turche e arabe, destinate ad avere prestissimo un ruolo sempre più centrale nell’economia mondiale.
Nel frattempo, Galli aveva dato alle stampe, con Luca Gallesi, L’anticapitalismo di destra (Oaks, 2019) che si salda con quello di sinistra, al quale ha dedicato il suo ultimo volume, appena uscito, L’anticapitalismo imperfetto (Kaos, 2020), in cui aveva rilevato che finora il “livello di coscienza [della classe operaia] si arrestasse alla fase della conquista di diritti e di migliori condizioni di vita, senza ambire ad abbattere il capitalismo per costruire il socialismo (da qui l’anticapitalismo imperfetto)”. Per usare le categorie interpretative di Galli, si potrebbe considerare una “coincidenza significativa” che il primo libro che gli ha dato grande notorietà sia stato Il bipartitismo imperfetto e il suo ultimo volume sia titolato L’anticapitalismo imperfetto. Il che, in un certo senso, evoca l’incertezza del mondo.
Personalia
Per concludere, devo ammettere che scrivere questo articolo non è stato facile. Mi sono formato adolescente sui suoi articoli di “Panorama”, ho studiato sui suoi libri all’Università, sono stato guidato principalmente dal suo testo nella mia tesi di laurea sulla storia della Dc. Lo conobbi poi personalmente nel 2006 quando, insieme a Rosario Priore e Marco Dolcetta, Maurizio Blondet e Paolo Del Debbio, lo invitai all’Università della Calabria al convegno “La democrazia occulta”. Da allora il rapporto intellettuale è stato continuo e per me ha rappresentato un punto di riferimento umano, scientifico e culturale.
In occasione dei suoi 80 anni, nel 2008 ho partecipato alla cerimonia organizzata dalla moglie Francesca Pasini a Milano presso la Società Umanitaria, dove nell’occasione venne presentato il libro curato da Paolo Bertella Farnetti e Luca Guzzetti Scritti in onore di Giorgio Galli per i suoi 80 anni, in cui era contenuto anche il mio saggio Il futuro della democrazia dal “rimosso” e dall’ “irrazionale”?.
Nel 2018 mi recai a Milano alla Libreria delle Donne per essere presente anche ai suoi novant’anni. Abbiamo scritto insieme nel 2017 e nel 2020 due volumi sulle multinazionali, di cui ho detto sopra. Il secondo lo avevamo dedicato ai nostri cari scomparsi: al suo unico figlio, Stefano, morto a cinquantasei anni nel 2018, e al mio unico fratello, Luigi, scomparso lo scorso maggio a sessantun anni.
Gli avevo mandato ultimamente un mio testo su Giulio Andreotti e l’intelligence e lui mi diede dei consigli per renderlo più scientifico. Eternamente curioso, mi stimolava di continuo. L’ultimo suggerimento è di qualche giorno fa in cui, conoscendo i miei studi sull’intelligence, mi invitava ad approfondire, per quanto possibile, la scioccante dichiarazione di Haim Eshed, ex numero 1 del programma di sicurezza spaziale israeliano, che aveva addirittura sostenuto che su Marte c’era una base gestita di comune accordo tra Stati Uniti ed extraterrestri.
Era oltre e ha guardato sempre avanti fino all’ultimo. A Giorgio devo la più grande soddisfazione intellettuale della vita. Quando nel 2010 pubblicò Il pensiero politico occidentale. Storia e prospettive (Baldini Castoldi Dalai, 2010), iniziò citando le idee di Aristotele e concluse facendo riferimento alle mie tesi contenute nel libro La formazione delle Élite. Una pedagogia per la democrazia (Rubbettino, 2008). Era un signore d’altri tempi: nei modi, nelle parole, nell’animo. Dotato di grande delicatezza, non faceva mai pesare le sue sterminate conoscenze ed era pronto a condividere con generosità tutto quello che sapeva. Era spettacolare sentirlo parlare, un continuo bagno di cultura. Mi mancherà per sempre. A cominciare da stasera quando non avrò più modo di dirgli al telefono: “Giorgio ho interpretato bene il tuo pensiero?”.