Nessuno, tantomeno Matteo Salvini, ignora quanto sia in salita la strada per il voto anticipato. Ma quella tregua offerta a Conte dal leader leghista, oltre a spiazzare il premier, apre un varco che porta dritto ai fondi europei. Il commento di Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella
Abituati per mesi alla martellante e stucchevole retorica della destra sovranista irresponsabile che in un momento difficile per il Paese non aiuta il governo, protestando senza avanzare proposte, l’intervento di ieri di Matteo Salvini dimostra, se mai ce ne fosse stato il bisogno, l’esatto contrario e spiega l’evoluzione in atto dalle parti di Via Bellerio.
La pandemia ha stravolto il contesto politico ed è impossibile continuare a pensare con le stesse categorie di mesi fa. Il leader della Lega lo ha capito e sta cambiando il proprio messaggio politico offrendo l’immagine di un’opposizione ferma e decisa ma al tempo stesso responsabile.
Una metamorfosi premiata anche dai sondaggi delle ultime settimane che attestano una crescita della Lega; il ruolo giocato da Marcello Pera, una maggiore apertura verso il mondo culturale e delle fondazioni ne sono la testimonianza, così come gli incontri portati avanti privatamente da Salvini che dimostrano la volontà di costruire una Lega in cui si affianchino alla tradizionale classe dirigente competenze esterne (ma che in futuro potrebbero diventare organiche al partito).
Un importante contributo non solo di idee ma anche di personalità che mettano a disposizione una rete nel mondo culturale, giornalistico, delle fondazioni, in Europa e negli Usa, imprescindibile nel momento in cui la Lega tornerà a governare.
La disponibilità di dar vita a un nuovo esecutivo per traghettare il Paese alle urne arriva con il giusto tempismo vista l’aria di crisi della maggioranza: “Noi ci siamo ad accompagnare il Paese a nuove elezioni con un governo serio, ma siamo preoccupati perché in Italia c’è un esecutivo fermo e litigioso che parla di rimpasto e legge elettorale”.
C’è un passaggio importante da sottolineare nelle parole di Salvini: il leader della Lega non ha dato la sua disponibilità a entrare in questo governo, bensì ha sostenuto la possibilità di costituirne uno nuovo – peraltro con l’obiettivo di andare al voto quanto prima – che è cosa ben diversa.
Un’ipotesi da cui emerge un dato politico inequivocabile. Con la sua mossa Salvini ha spiazzato Conte, tolto un alibi alle critiche della sinistra che lo tacciava di irresponsabilità e soprattutto offerto una exit strategy, un piano b in caso di caduta dell’attuale esecutivo.
Per quanto la strada del voto subito sia la più auspicabile, da un punto di vista di real politik è difficilmente realizzabile in breve termine e allora la proposta di Salvini diventa quanto mai interessante anche perché nel 2021 entrerà nel vivo la gestione delle risorse del Recovery fund.
Il rischio di esserne tagliati fuori per il centrodestra è altissimo e la possibilità di prendere parte a una partita fondamentale per il futuro dell’Italia non è da sottovalutare.