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Dallo Spazio alla finanza. Il dialogo tra Roberto Vittori e Corrado Passera

Astronauta e manager a confronto. Roberto Vittori e Corrado Passera sono stati protagonisti dell’illimity talk, organizzato in collaborazione con Formiche nell’ambito di Sios2020. Dalla Luna alla nuova finanza, ecco cosa unisce due mondi apparentemente distanti

Abbandonare la paura dell’errore, ridursi all’essenziale e superare i limiti, nello Spazio come sulla Terra. Mondi apparentemente distanti, l’esplorazione spaziale e la finanzia sembrano invece avere molti punti in contatto. Li hanno raccontati Roberto Vittori e Corrado Passera, astronauta e manager, protagonisti del dialogo “spaziale” a cui è stato dedicato ieri “l’illimity talk” organizzato in collaborazione con Formiche nell’ambito di StartupItalia Open Summit, Sios 2020, seconda edizione della rassegna dedicata all’innovazione, quest’anno tutta via web e all’insegna del digitale, organizzata con l’Università Bocconi di Milano.

IL DIALOGO

Moderati dal giornalista e conduttore Massimo Cerofolini, l’astronauta dell’Esa e generale dell’Aeronautica militare e il fondatore e ceo di illimity si sono confrontati sul loro percorso di vita, sulle avventure lavorative e sul momento (difficile) che tutti stiamo vivendo. Ne è emerso un invito a “pensare fuori dagli schemi”, non solo per i giovani startupper e per chi lancia un’iniziativa innovativa, ma anche per chi è chiamato a gestire la società, organizzazione complessa per eccellenza. È lo Spazio a suggerire come affrontare il rischio d’errore. “Oggi – ha spiegato Vittori – sono i privati ad alimentare l’innovazione spaziale”. Lo fanno con “un approccio quasi inconcepibile”, quello mostrato da Elon Musk con la sua SpaceX e i numerosi programmi in campi. “Ha capito che occorre sbagliare per imparare – ha notato l’astronauta – e così è riuscito a dimostrare, ad esempio, che è possibile far atterrare il primo stadio di un razzo per riutilizzarlo, cosa prima impensabile; lo ha fatto provando e riprovando”.

SUPERARE LA PAURA DELL’ERRORE

È lo stesso approccio che Corrado Passera suggerisce sulla Terra: “Non bisogna avere paura dell’errore; è un timore che dobbiamo togliere ai giovani se vogliamo vivere in una società dinamica e innovativa”. Ciò vale per ogni organizzazione, nascente o strutturata: “Errare vuol dire uscire uscire dal sentiero conosciuto, percorrerne uno non seminato e dunque innovare”. In ambito finanziario il messaggio si sta sedimentando. Di recente la Commissione europea ha varato la normativa sulla “sand box”, il perimetro protetto in cui startup e aziende bancarie possono sperimentare i loro prodotti con alcune speciali deroghe. Norme di questo tipo “possono contribuire molto a stimolare l’energia di tentare”, ha spiegato Passera, che da titolare del Mise lanciò la normativa italiana per le startup, fondata sull’idea di “essere amici di chi corre il rischio di sbagliare”.

CONFINI O FRONTIERE?

È questo il primo passo per superare le frontiere, compresa quella atmosferica. “La vista della Terra dallo Spazio è unica: ci permette di assorbire energia positiva e di comprendere che è necessario iniziare a sfruttare risorse alternative”, ha spiegato Vittori, con tre missioni all’attivo oltre l’atmosfera (e diversi record). L’alternativa spaziale è ora la Luna, verso cui si indirizza “la nuova era dell’esplorazione spaziale” a cui ha aderito anche l’Italia, ufficialmente a bordo del programma americano Artemis. Per affrontare un simile viaggio “occorre superare il pregiudizio e abbracciare in pieno la prossima frontiera, oltre l’ecosistema terrestre”, ha notato l’astronauta. Anche in questo caso lo Spazio può offrire suggerimenti per chi opera a Terra. “Serve mantenere una certa distanza per avere una visione completa delle cose”, ha detto Passera. Eppure, ha aggiunto, nelle aziende complesse “mance tale capacità di sintesi, merce rara per capire come funziona la realtà”. Occorre quindi acquisire “la disponibile a guardare tutto l’insieme – ha rimarcato il ceo di illimity – anche a livello politico e di gestione della realtà”.

RIDURSI ALL’ESSENZIALI

Poi, una volta acquisita la capacità di sintesi e di sguardo complessivo sulla realtà, si può procedere sui meccanismi interni. “La vera malattia delle organizzazioni è la complessità – ha detto Passera – rende lenti e riduce la reattività”. Non è un caso che le aziende che “hanno pagato di più” lo scotto della crisi “sono quelle più grandi e complesse, inutilmente diversificate”. E così “bisogna andare incontro alla semplificazione dei processi aziendali, disintegrando le attività e i sistemi di governance”. È il suggerimento di chi è passato da colossi come Banca Intesa e Poste italiane, a una startup agile e snella, illimity bank. Un suggerimento che si riassume in “ridursi all’essenziale”, proprio come fanno gli astronauti. Tra spazi stretti e necessità di ottimizzare ogni risorsa (“sulla Iss si usano tre o quattro gocce d’acqua per fare la barba”), la vita oltre l’atmosfera “insegna che occorre davvero ridursi all’essenziale”, ha detto Vittori. Sarà così anche sulla Luna, dato che i rifornimenti dalla Terra non saranno (soprattutto all’inizio) molto frequenti.

COLLABORARE O COMPETERE?

Avventure del genere presuppongono in ogni caso un forte spirito di collaborazione. Proprio lo Spazio è stato spesso il simbolo di cooperazione internazionale anche quando le cose sulla Terra non andavano benissimo. Negli ultimi vent’anni la Stazione spaziale internazionale ha ospitato 241 astronauti di 19 nazionalità. Ha superato il clima competitivo della Guerra fredda dando un segnale “spaziale” di distensione. Eppure, oggi il contesto suggerisce il ritorno a trame più competitive. Anche la Cina punta alla Luna, mentre la Russia non è inclusa nei programmi americani di Artemis. E poi ci sono i privati, la vera novità secondo Vittori. Per loro si parla di “competizione all’innovazione”, ha notato l’astronauta. “Per innovare occorre confrontarsi, e ciò vale per qualsiasi avventura”.

SUGGERIMENTI ALLA POLITICA

Lo sa bene illimity, che di recente ha siglato un accordo con il Gruppo Sella per la gestione di Hype, la carta smart per i pagamenti, frutto tra l’altro del Fintech District, lì dove startup, università, grandi aziende e banche (tra loro competitor) lavarono insieme. Prima dell’accordo su Hype, “anche noi stavamo sviluppando una cosa simile – ha detto Passera – e poi ci siamo detti: perché non farlo insieme?”. Anche qui il suggerimento supera i confini della finanza: “I Paesi che funzionano meglio – ha concluso Passera – sono quelli in cui la classe dirigente sa collaborare”.


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