Skip to main content

Alida Altemburg: più che creare, chi innova trasforma l’esistente

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

———————–

Alida Altemburg: più che creare, chi innova trasforma l’esistente

“Se puoi sognarlo, puoi farlo” questa frase di Walt Disney è tra le preferite di Alida Altemburg.
Laureata alla Iulm di Milano, si perfeziona Melbourne, Australia, lavorando per Google come digital strategist nell’ambito di Startup Grind e per App innovative.
Divulgatrice culturale, pianista classica, ricercatrice di Glenn Gould, ha fondato l’Associazione D Major Tv, che si occupa della diffusione della musica classica sul web attraverso una piattaforma innovativa e porta la musica nei luoghi del bisogno.
D Major Tv annovera collaborazioni Internazionali tra cui The Glenn Gould Foundation, Ambasciata del Canada, Fondation Resonnance, Festival Toscanini, Suoni dal Golfo e molte altre.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Un innovatore è colui che prende qualcosa che già esiste e lo trasforma in qualcosa di completamente nuovo. Non ha paura di imparare dai propri fallimenti e continua a provare, con passione, dedizione e curiosità. I più grandi innovatori hanno continuato a credere nella propria idea e nei propri sogni, mossi solo dalla passione per quello che facevano, non certo per ricevere l’applauso del pubblico o per collezionare premi. Seguivano quello che sentivano dentro, indipendentemente da cosa pensavano gli altri.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Ci sono molte nuove frontiere che ci attendono, specialmente in ambito scientifico e tecnologico. L’astrofisica e l’esplorazione spaziale raggiungeranno livelli mai sperimentati prima, grazie anche al genio di Elon Musk. Altri punti fondamentali saranno il computer quantistico, la robotica e le nuove scoperte in ambito farmaceutico.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Un leader deve prima di tutto saper dare il buon esempio in tutto quello che fa. Il leader è una guida, che ha più responsabilità di altri, soprattutto nei momenti difficili: incoraggia le persone a tirare fuori il meglio di se stesse. Deve avere la capacità di trasmettere con le sue azioni il proprio pensiero, con autorevolezza ma anche con l’ascolto e la comprensione.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Il grande pianista Canadese Glenn Gould.
La prima volta che l’ho ascoltato avevo undici anni e stavo imparando a suonare al pianoforte le Suite Inglesi di Bach. Quando il mio Maestro mi donò il suo disco, dentro di me è scoccata una scintilla e la mia vita è cambiata per sempre.
Gould nell’ambito della musica è stato un grandissimo innovatore, cambiando completamente la musica classica per come la conosciamo oggi, aprendo la strada a generazioni intere di interpreti contemporanei ma non solo.
Le sue idee sono riuscite ad andare oltre il pianismo.
Il suo rapporto con la tecnologia era futuristico, avendo prediletto lo studio di registrazione, ritirandosi completamente dai concerti dal vivo: non a caso era tra i migliori amici di Marshall McLuhan. Egli aveva in un certo senso previsto nuovi modi di fruire la musica attraverso tecnologie che sarebbero nate 60 anni dopo.
Glenn Gould è stato uno spirito libero, mi ha dato la spinta necessaria per credere in me stessa e poter creare D Major Tv, una piattaforma innovativa per la fruizione e la condivisione della musica classica. Nel 2018 abbiamo realizzato un documentario su Gould dal titolo “Nice to meet you, Glenn!”, girato a Toronto con la partnership della The Glenn Gould Foundation, dove ho avuto l’onore di intervistare i suoi amici e collaboratori e di suonare il suo pianoforte alla Roy Thomson Hall, sul quale ha vinto due Grammy Awards.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Uno dei più grandi scalatori di sempre, Walter Bonatti diceva: “Oggi più che mai l’essere umano ha paura di affrontarsi nella solitudine, teme quasi di doversi riconoscere e di doversi riconquistare”. La paura, specie quella della solitudine, che in questi mesi di pandemia abbiamo affrontato, fa parte dell’essere umano, ed è un sentimento con il quale dobbiamo imparare a convivere.
Gli artisti, quelli veri, sono portati per natura a confrontarsi con se stessi. Come ben ricordava Glenn Gould, la solitudine è una cosa necessaria per il processo creativo. Abbiamo un mondo dentro che va coltivato. La mia più grande speranza è che la tecnologia di cui la nostra società dispone oggi possa liberare il più possibile le menti dei giovani, aumentandone la consapevolezza e non viceversa rendendoli schiavi di modelli predefiniti.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Sto lavorando intensamente su D Major Tv, piattaforma dedicata alla musica classica. Attraverso l’associazionismo sul web condividiamo e supportiamo i musicisti classici in tutto il mondo, collaborando attivamente attraverso live streaming di concerti, interviste e una programmazione dedicata. Il coronavirus ha aumentato le nostre attività, che grazie al web, in tempi cosi difficili sono state di grande conforto a quanti volessero fruire di contenuti culturali. In futuro vorrei implementare alcune delle funzioni di D Major Tv, espandendo sempre di più il progetto. Quando poi sarà possibile, vorrei tornare alle attività off line, dove ci dedichiamo a portare la musica nei luoghi del bisogno, come centri per anziani, ospedali e centri di riabilitazione, attraverso concerti e incontri.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare.
R. Ci sono molte cose che mi emozionano, da un brano di Beethoven, al vedere persone che si supportano con amore e che condividono insieme la bellezza della vita, perché è un dono molto prezioso. Il terribile virus che stiamo affrontando ci ha fatto riconsiderare molti nostri parametri. Non ci sono cose che mi fanno arrabbiare, ma piuttosto, ci sono situazioni che mi deludono. Sono delusa quando vedo che non viene premiato il merito a scapito della furbizia o della raccomandazione di turno. Quando vedo il futuro di tanti giovani talentuosi spezzato.


×

Iscriviti alla newsletter