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La fine di Trump non è la fine di QAnon, cavallo di troia dell’estrema destra. Scrive Molle (InSight)

Di Andrea Molle

La sconfitta dell’ex presidente statunitense Trump non ha portato alla scomparsa di QAnon, anzi ha acuito le tendenze aggressive degli individui che abbracciano questa teoria della cospirazione. L’analisi di Andrea Molle, senior researcher Start InSight (Lugano), assistant professor Chapman University (California)

L’origine del movimento cospirazionista QAnon risale alle elezioni presidenziali americane del 2016 vinte da Donald Trump e rappresenta un elevato rischio per la sicurezza. QAnon è in realtà un franchise che raccoglie chi segue le rivelazioni di Q – pseudonimo di un numero non precisato di individui – e che afferma di combattere contro il deep state, i “poteri forti”. Quantitativamente QAnon supera già gli 1.5 milioni di seguaci in America, mentre in Europa si attesta attorno ai 500 mila.

Studi recenti mostrano che diverse caratteristiche socio-demografiche, correlate anche alla estrema destra antisemita, come una bassa cultura, il tradizionalismo cristiano, la giovane età e l’instabilità economica, rendono le persone più influenzabili da QAnon. Tuttavia nessuno di questi tratti permette di arrivare a un profilo di reclutamento ed è evidente che QAnon fa presa anche su persone razionali e di buona estrazione sociale. Infine, sono sempre di più le voci di infiltrazioni di QAnon nella politica e nelle forze armate e di polizia, o comunque l’interesse per il mondo militare.

Per diffondersi QAnon sfrutta meccanismi di coinvolgimento tipici dei videogiochi Arg (Alternate reality games) creando una comunità simile alle esperienze larp (live action role-playing game). Il fascino di QAnon è di tipo pseudo-religioso. Il suo messaggio è strutturato come una teologia in cui predomina la componente escatologica, che si riassume nella guerra cosmica tra i “QAnonisti” e il deep state. Il controllo esercitato da QAnon sui suoi membri, l’incapsulamento sociale, è così pervasivo da far perdere loro la distinzione tra la realtà e la fantasia.

La sconfitta di Trump non ha segnato la fine di QAnon. Anzi, il “fallimento profetico” ha attivato meccanismi di razionalizzazione che fanno presagire una prossima escalation violenta. I seguaci di QAnon mostrano un alto livello di aggressività individuale e i fatti del 6 gennaio scorso a Washington Dc ne hanno dimostrato la pericolosità come gruppo. Hanno inoltre evidenziato collaborazioni con noti gruppi violenti, come Oath Keepers, Guardians of the Republic, 3%rs, Krakens, Boogaloos Bois, Proud Boys e, soprattutto, con organizzazioni terroristiche come la Atomwaffen Division.

Chiamato anche “Ordine nazionalsocialista”, Atomwaffen è una rete terroristica ispirata dell’ideologo neonazista James N. Mason e che raccoglie nelle sue fila anche esponenti di movimenti neonazisti esoterici. Costituito nel 2015, con un vertice di soli 60 membri, il gruppo si è poi espanso negli Usa e in diversi paesi tra cui l’Italia. Il gruppo si considera un’organizzazione di “resistenza a difesa della razza bianca” e può essere inteso come un movimento di “resistenza senza leader” (leaderless resistance), il cui obiettivo, come per QAnon, è quello di promuovere il caos e la disgregazione delle istituzioni.

Atomwaffenn predilige l’azione basata su cellule indipendenti composte da pochi attivisti e “lupi solitari” spinti da una precisa ideologia, condivisa in un network che un recente rapporto del ministero degli Esteri tedesco descrive come “violento e senza leader, transnazionale e apocalittico” e che è emerso grazie ai sentimenti xenofobi, antisemiti e antigovernativi caratteristici dei periodi post-warfare. Atomwaffen non prende parte a manifestazioni di protesta, che ritiene inutili, ma diversi suoi membri sono responsabili di attacchi terroristici, omicidi e altre azioni criminali.

L’analisi dei social networks e dei repost evidenzia come QAnon si stia integrando nel mondo del suprematismo bianco nel quale alcuni suoi membri hanno una funzione di vero e proprio front. Non è lecito sostenere che tutti i seguaci di QAnon siano coinvolti con gruppi violenti di estrema destra. Si tratta per ora di una minoranza, ma per molti è un’evoluzione naturale soprattutto se in cerca di un’esperienza più militante. Inoltre, sono gli stessi movimenti estremisti a usare i networks di QAnon per portare nuovi membri alla loro causa pescandoli tra i fan delusi di Q.

QAnon rappresenta un pericolo crescente in Europa, sebbene la sua presenza sia ancora marginale. È un fenomeno che in soli tre anni ha dimostrato un’impressionante capacità di radicalizzazione sempre più connessa con l’estrema destra. I suoi seguaci più convinti sembrano non porre limiti alla lotta contro coloro che percepiscono come avversari in una cornice di una battaglia tra bene e male.

Per queste ragioni rappresentano un bacino di reclutamento ideale dell’estrema destra che potrebbe, con poco sforzo e in breve tempo, incrementare esponenzialmente i propri ranghi con individui facilmente indottrinabili. Anche i recenti arresti avvenuti in Italia, a seguito della cattura di un giovane neonazista savonese legato ad Atomwaffen, dimostrano la necessità di intervenire in modo decisivo. Purtroppo però si tende ancora a considerare questi eventi come isolati, mentre sfugge la portata della loro connessione con la galassia, organicamente coesa, dell’estremismo di destra.



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