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L’arrivo di Andrea Orcel a Unicredit. Successi e delusioni di un banchiere

Protagonista della soap-opera con Banca Santander, ha una lunga esperenza nelle banche d’affari e d’investimento, ora alla prova con una grande banca commerciale. Non mancano i passi falsi: fu consulente dell’operazione Abn Amro che acuì la crisi finanziaria del 2007-08

Andrea Orcel è un nome tanto noto quanto controverso nel mondo della finanza. Dalla Sapienza di Roma all’Insead, l’arrivo in Goldman Sachs e Boston Consulting, poi il passaggio in Merril Lynch che lo fece conoscere nella City di Londra, fino al più grande “culebrón” finanziario spagnolo – una vera soap-opera, come stata è definita dalla stampa –, cioè, il suo “divorzio” con Banca Santander. Il banchiere italiano era praticamente uno sconosciuto in Spagna, fino a quando il gruppo ha annunciato la sua nomina a ceo nel 2018, poi saltata, tra tweet, voci di cause, conversazioni registrate di nascosto, smentite e tanta delusione.

Ma oggi la storia sembra avere un lieto fine: il banchiere italiano che ha passato tutta la sua carriera all’estero occuperà l’ufficio più importante della torre Unicredit che svetta nel cielo di Milano. Dopo settimane di indiscrezioni, la nomina è data per certa, e ora dopo anni nelle banche d’affari e d’investimento si cimenterà con una grande banca commerciale.

Un traguardo importante, soprattutto dopo la grade delusione vissuta con gli spagnoli, appunto. Orcel è stato il banchiere della famiglia Botín per molti anni. Prima al fianco di Emilio, fondatore e padre-padrone del Santander. Poi, con la sua scomparsa nel 2014, era quasi naturale la scelta di Orcel, che era già consigliere esterno di Santander e membro del comitato esecutivo di Ubs, da parte della figlia Ana.

“La prima reazione è stata sorpresa, tristezza, enorme delusione […] Questo è un cigno nero, non è mai successo prima”, ha confessato il banchiere al Financial Times quando Santander ha fatto saltare la sua assunzione dopo la firma e l’annuncio. Ana Botín ha dovuto cedere alle pressioni di azionisti e clienti, e ha giustificato la scelta con  l’impossibilità del gruppo di sobbarcarsi il “costo davvero significativo” di “un singolo individuo” sebbene di talento. Secondo il quotidiano The New York Times c’è chi pensa che la vera motivazione è che “i dirigenti temevano che l’assegno a otto cifre (circa 50 milioni di euro solo come “benvenuto”) avrebbe suscitato una rivolta tra gli investitori, specialmente tra i singoli azionisti della banca”.

Orcel, per lasciare la ricca remunerazione di Ubs, che aveva guidato per 10 anni, aveva chiesto un salario all’altezza. Sul quotidiano El Mundo si legge che il banchiere ha fatto causa a Santander per 112 milioni di euro: “La somma compenserebbe il mancato guadagno in Ubs, dove aveva un bonus variabile da 52 milioni”.

Di quella esperienza però, come di tante altre, ha tratto il lato positivo, anche grazie al consiglio della piccola figlia Allegra. Orcel ha ritrovato il tempo per leggere, per condividere più tempo con la famiglia, per portare la figlia a scuola ed essere a casa per cena. È sposato con l’interior designer portoghese Clara Batalim, fondatrice del negozio Orcel Kieffer Design e dell’impresa E11even Interior Design Limited.

Definito come un lavoratore instancabile, molto competitivo, il banchiere ama il suo lavoro e lo esercita con passione. Lo stesso impegno lo esige dagli altri, e per questo non tutti spendono buone parole per lui. Ma per Orcel  l’investment banking è come uno sport di squadra e tutti devono dare il loro meglio.

La passione per le banche è nata a 18 anni, quando era in vacanza negli Stati Uniti ed è rimasto folgorato da un reportage sulle fusioni e le acquisizioni. Nato a Roma nel 1963, è laureato in Economia e commercio all’Università La Sapienza e ha studiato all’Institut européen d’administration des affaires di Parigi. Suo padre dirigeva una società di leasing finanziario e la madre lavorava per le Nazioni Unite.

Indoosa solo camicie e cravatte di seta su misura, parla cinque lingue ed è il regista di alcune delle più grandi operazioni finanziarie del mondo. È sempre stato molto vicino a Unicredit, avendo seguito molti dossier, tra cui l’integrazione tra Unicredito e Credito Italiano.

Ma “la sua carriera non è priva di difetti – aggiunte il Financial Times -. È stato consulente del disastroso affare da 72 miliardi di euro che ha visto la banca olandese ABN Amro divisa in tre e venduta a Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander. Le conseguenze di quel deal finirono per alimentare la crisi finanziaria del 2007-08”. Ma furono un ottimo affare per Santander…

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