Sono trascorsi due mesi dall’ultima apparizione pubblica del magnate cinese. Voci, ipotesi e qualche fatto…
Una domanda si ripete sui principali media internazionali: che fine ha fatto Jack Ma? Non ci sono tracce dell’imprenditore cinese, proprietario e co-fondatore dell’impero Alibaba. Dopo avere cancellato la sua partecipazione come giudice in un famoso reality televisivo per aspiranti imprenditori, Ma è piombato nel più assoluto silenzio.
Secondo l’agenzia Bloomberg, l’imprenditore ha un patrimonio di circa 50,6 miliardi di dollari, e ora è in una battaglia – legale ma non solo – con il governo cinese.
L’ultima apparizione in pubblico di Ma risale a più di due mesi fa. Era il 24 ottobre e il magnate ha partecipato a un forum a Shanghai. Nel suo discorso è stato particolarmente critico contro le leggi nazionali cinesi e l’uscita avrebbe fatto infuriare il presidente Xi Jinping, secondo il quotidiano britannico The Guardian. In quell’occasione Ma ha chiesto direttamente al governo e al Partito Comunista Cinese di non far ricorso a norme del passato per gestire il futuro, facendo riferimento alle normative del mercato e criticando la burocrazia cinese.
Non è certo la prima volta che Ma si schiera contro Pechino. Nel suo libro Le potenze del capitalismo politico: Stati Uniti e Cina, Alessandro Aresu ricorda come Jack Ma, alla fine del 2017, ha dichiarato al quarto congresso degli imprenditori di Zhejiang “che nessun Paese al mondo ha l’ambiente imprenditoriale della Cina, perché solo il Partito comunista è stato in grado di autoriformarsi e di autoinnovarsi, generando sicurezza e stabilità. In seguito, ha annunciato il suo ritiro dal timone dell’azienda”.
Gli effetti dell’ultimo discorso di Ma sono stati immediati. Il governo ha bloccato la quotazione in Borsa di Ant Group, filiale di servizi finanziari di Alibaba, e qualche settimana dopo è stata aperta un’indagine per monopolio, con l’accusa contro Alibaba di avere forzato la firma di accordi in esclusiva.
A evidenziare la dimensione della vicenda è la natura delle organizzazioni coinvolte: la Banca del Popolo cinese, la Commissione Regolatrice di Banche e Assicurazioni, la Commissione Regolatrice della Sicurezza e l’Amministrazione Statale di Scambi con l’Estero. Il costo finanziario? Da novembre Alibaba Group ha perso circa il 20% del valore in Borsa.
Per il Wall Street Journal attaccando Ma il governo cinese si trova di fronte ad un equilibrio complesso: cercare di mantenere il controllo su imprenditori come lui, senza intaccare lo spirito innovatore che ha favorito la crescita tecnologica ed economica del Paese.
“Sebbene stiano controllando altre imprese, come l’app WeChat, Tencent, e la compagnia di viaggi Didi Chuxing, gli enti regolatori si stanno concentrando per ora su Ma e le sue imprese – scrive il Wall Street Journal – Ma, scontroso e diretto, da tempo si scontra con le autorità, specialmente con la Banca Popolare Cinese, che sono diventate caute con un impero in espansione”.
Un precedente inquietante a cui fanno riferimento diversi media è la condanna a morte di Lai Xiaomin, ex presidente dell’impresa statale di gestione di prestiti China Huarong Asset Management. È stato condannato per avere accettato ricatti, per reati di corruzione e per bigamia. Lai è accusato di avere ricevuto più di 230 milioni di dollari dal 2008 al 2018.
“Siamo liberi di credere, se vogliamo, che Jack Ma abbia deciso spontaneamente di andare in vacanza a godersi la vita – scrive Aresu nel suo libro. Perché le cose sono andate in questo modo? Perché Jack Ma è veramente finito in spiaggia? Non aveva fatto un sacco di soldi? Non doveva cambiare il Partito comunista cinese, la Cina, il mondo? In piena logica del capitalismo, Jack Ma corrisponde a vaste ‘possibilità tecniche’. Jack Ma può costruire una fortuna personale di oltre trenta miliardi di dollari, può fornire opportunità a milioni di piccoli commercianti in Cina, può sbarcare in borsa negli Stati Uniti con una complessa catena societaria”.