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La Cina ha pagato per attentati contro gli Usa in Afghanistan?

Secondo intelligence non confermata ma declassificata dal presidente Trump, la Cina avrebbe pagato “attori non statali” per attaccare le forze statunitensi in Afghanistan. I dubbi e le possibili ripercussioni

Il briefing d’intelligence del 17 dicembre trasmesso al presidente statunitense Donald Trump dal suo consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien conteneva informazioni circa un presunto tentativo della Cina di pagare “attori non statali” per attaccare le forze statunitensi in Afghanistan.

A rivelare la declassificazione del materiale non confermato è stato per primo il sito Axios.com sottolineando come la divulgazione delle informazioni d’intelligence arriva a tre settimane dalla fine della presidenza Trump e dopo le sue promesse di aumentare la pressione sulla Cina per impedire al successore Joe Biden di invertire la rotta. Ma anche alcuni mesi dopo i rapporti di intelligence della Cia dell’inizio del 2020 — bollati dal presidente Trump come “bufale” — secondo cui anche la Russia avrebbe offerto ricompense ai militanti afghani per uccidere soldati statunitensi in Afghanistan. Allo stesso modo, Trump aveva puntato il dito contro Pechino per il maxi attacco hacker che ha colpito agenzie federali e società statunitensi nonostante diversi funzionari, tra cui il segretario di Stato Mike Pompeo, avessero accusato pubblicamente la Russia.

Non è chiaro se la Cina abbia pagato taglie né se siano stati tentati attacchi contro il personale americano. “Le agenzie di intelligence degli Stati Uniti raccolgono enormi quantità di informazioni, molte delle quali si rivelano false o fuorvianti”, come ricorda il New York Times.

Se le informazioni fossero confermate, saremmo dinanzi a un “drammatico cambiamento strategico per la Cina” che “aumenterebbe drasticamente le tensioni” con gli Stati Uniti anche in vista della presidenza Biden, come spiega Axios.com. Come ha evidenziato Andrew Small, senior fellow del German Marshall Fund, simili operazioni sono “incoerenti” con la strategia cinese in Afghanistan: infatti, la pace nel Paese è una delle “rarissime aree” in cui le due superpotenze hanno espresso la volontà di lavorare assieme. Al contrario, “se l’intelligence non si dimostrasse accurata, solleverebbe interrogativi sulle motivazioni delle fonti dietro di essa così come sulla decisione di declassificarla” da parte del presidente Trump.

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