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Perché guardiamo il 2021 con ottimismo. Scrive Ruini (Conai)

Di Luca Ruini

Da un punto di vista di igiene ambientale e gestione dei rifiuti di imballaggio la pandemia è stata l’occasione per imparare ad affrontare sfide complesse. Se l’anno che si chiude porta con sé numerose difficoltà e punti interrogativi, si attende il 2021 con una punta di ottimismo, rinnovata speranza e il vitale auspicio rappresentato dai fondi europei. L’analisi di Luca Ruini, presidente di Conai

Non sarò io a ricordare che si chiude un anno complesso, molto difficile. È sotto gli occhi di tutti. Ho iniziato a guidare Conai da poco meno di sei mesi: nell’estate 2020 da molti scambiata per l’epilogo di una pandemia che, durante il primo autunno della mia presidenza, ha invece ferito l’Europa in modo forse più grave rispetto alla scorsa primavera.

Da un punto di vista di igiene ambientale e di gestione dei rifiuti di imballaggio, però, la seconda ondata del Covid-19 non ci ha colto impreparati. Già a marzo il sistema Conai era riuscito a scongiurare un’emergenza rifiuti dovuta alla chiusura di moltissime attività produttive che usavano anche materia prima seconda e al conseguente rischio di saturare gli impianti di selezione e trattamento. Il sistema si è dimostrato capace non solo di reggere l’urto di una crisi sanitaria impressionante, ma soprattutto di collaborare con le istituzioni e con tutti gli attori della filiera per la gestione di un piano coordinato che ha permesso all’Italia di attraversare il lockdown senza trovarsi con i rifiuti accumulati in strada e non ritirati.

Lo ha ricordato anche il ministro Stefano Patuanelli in occasione della presentazione del nostro report di sostenibilità: la prontezza con cui il sistema si è adoperato insieme alle istituzioni per ovviare al blocco di interi settori economici legati al materiale riciclato è stata fondamentale.

L’impatto del nuovo coronavirus sulla filiera della gestione degli imballaggi nel corso dell’anno che sta finendo è evidente. Le nostre stime parlano di una diminuzione dei quantitativi di imballaggi immessi al consumo vicina al -7%. Si tratta di quasi un milione di tonnellate.

Pur in un contesto così complicato, però, arriva una parziale buona notizia. Prevediamo che il 2020 registri un aumento percentuale delle quantità di imballaggi avviate a riciclo: dal 70% del 2019 il sistema Paese dovrebbe raggiungere il 71% nel 2020. Non è un risultato da poco, se guardiamo ai numerosi ostacoli che il Covid-19 ha messo sulla strada dell’economia circolare negli ultimi dieci mesi. Un aumento di un punto percentuale reso possibile dal fatto che la contrazione delle quantità complessive avviate a riciclo dovrebbe rivelarsi più contenuta, grazie alla crescita della raccolta differenziata urbana, rispetto alla diminuzione di imballaggi immessi al consumo.

È proprio il riciclo dei rifiuti di imballaggio di origine domestica a trainare questo risultato. E il contributo di Conai è in crescita: nel 2019 circa la metà degli imballaggi riciclati passava attraverso i conferimenti al sistema consortile, nel 2020 invece quel quantitativo dovrebbe assestarsi attorno al 53%. Dimostrando ancora una volta come la sussidiarietà al mercato di Conai e dei Consorzi di filiera rappresenti un asset indispensabile per l’intera filiera del riciclo e del recupero dei rifiuti di imballaggio, e non solo nei momenti di crisi o di emergenza.

Anche le prime, parziali previsioni per il 2021 autorizzano a un moderato ottimismo: ripresa del mercato progressiva e incrementi tanto nell’immesso al consumo di imballaggi quanto nei loro quantitativi riciclati. È troppo presto per rendere note stime numeriche, anche perché molto dipenderà dall’intrecciarsi di fattori sanitari, economici e sociali, che saranno indubbiamente legati al successo e all’efficacia della grande campagna vaccinale partita lo scorso 27 dicembre.

Ciò che possiamo affermare con certezza è che il 2020 ha dimostrato come fare raccolta differenziata sia un’abitudine radicata nel tessuto sociale del Paese. Il lockdown non l’ha fermata, anzi: per diversi materiali di imballaggio i conferimenti al sistema Conai sono aumentati nel corso del primo semestre dell’anno del Covid. Molte abitudini sono cambiate, quella a conferire correttamente i rifiuti di imballaggio no.

È un buon segnale. Il riciclo come strada per tutelare l’ambiente e il pianeta non sembra scalfito dalla pandemia.
Non possiamo abbassare la guardia, però. L’emergenza sanitaria, con le pesanti ricadute sul sistema economico internazionale, ha accelerato e reso ancora più preoccupante il trend negativo dei valori di mercato delle materie prime seconde: continuano a calare. Non neghiamo che il fenomeno ci preoccupa. Per chiudere davvero il cerchio dobbiamo trovare nuove applicazioni per la materia riciclata. Auspichiamo per questo incentivi fiscali per chi la sceglie, oltre ad augurarci in tempi rapidi la chiusura di nuovi provvedimenti sull’end of waste, dopo quello dedicato alla carta. Anche il Green public procurement dovrebbe trovare attuazione concreta: potrebbe rappresentare una spinta efficace per una richiesta di materia da riciclo ancora così bassa.

Di strettissima attualità, ora che il 2020 si chiude, resta anche il tema del Recovery fund. Un brevissimo ma vitale auspicio per il nuovo anno: che parte delle sue risorse siano usate anche per colmare il deficit impiantistico di cui soffrono molte aree del Mezzogiorno. Il Paese ha bisogno di un sistema di impianti capace di gestire in modo efficiente i rifiuti su tutto il suo territorio.

In considerazione del fatto che una quota importante del piano nazionale Next generation Eu viene destinata all’economia circolare e a progetti green, i piani industriali per lo sviluppo della raccolta differenziata di qualità, messi a punto dal Conai, potrebbero rappresentare un volano per uno sviluppo sostenibile e di lunga durata in un’area del Paese ancora in ritardo nella gestione efficace dei rifiuti. Un esempio su tutti è il recente piano che Conai ha redatto su richiesta della provincia di Caserta: 104 comuni interessati, quasi un milione di abitanti. Il piano industriale ha individuato dove e come realizzare 10 impianti per il trattamento dei rifiuti, stabilizzando più di 1.800 dipendenti e creando nuovi posti di lavoro per più di 200 nuove figure professionali. Un investimento che si aggira intorno ai 200 milioni di euro. La stessa attività è in corso di definizione anche nelle province di Napoli, Salerno, Benevento, Avellino, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia, coprendo una popolazione superiore a 6,5 milioni di abitanti.

L’auspicio è quindi quello di trovare il modo di aiutare i territori in ritardo intercettando risorse e fondi disponibili, anche partendo da piani industriali di sviluppo per una raccolta differenziata di qualità.

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