È curioso che sia proprio Renzi, che ci rimise governo e carriera nella battaglia della vita per l’abolizione del Senato, a profittare dei numeri stretti del governo al Senato, per portare il colpo al governo che lui stesso aveva promosso. Che lo faccia per dimostrare che aveva ragione lui? La rubrica di Pino Pisicchio
Liquidiamo subito l’argomento crisi di governo. Che succederà martedì al Senato quando il Presidente del consiglio andrà ad esporre le sue ragioni dopo lo strappo di Renzi? Io scommetterei sullo sfangamento senza apporti sostitutivi ma con la forza di qualche assente e l’astensione di Italia Viva. Il che lascerebbe del tutto impregiudicata la questione della tenuta dell’esecutivo e della sua identità programmatica. Lunedì e martedì Camera e Senato si troveranno a confermare o a togliere la fiducia al governo Conte bis.
Dunque poniamo che passi così, senza apporti “aggiuntivi” di “responsabili” esterni alla maggioranza (quelli interni già ci sono e che si mettano a fare sottogruppi nel misto rileva solo per chi se li rivende sui giornali): per il
governo si tratterebbe di affrontare un percorso accidentato, con la spada di Damocle pendente sul capo ad ogni provvedimento importante e la diffidenza dei suoi alleati principali dopo il chiacchiericcio sul partito del premier, che pescherebbe dalla loro cesta elettorale. Percorso accidentato: questo probabilmente potrebbe essere lo scenario più probabile a partire da mercoledì.
La verità è che questa crisi non ha paragoni possibili con quelle delle repubbliche passate e può somigliare solo all’episodio della demolizione del Conte I fatta con un mix di calcolo ( sbagliato) e di egolatria ( esagerata persino per un politico) da Matteo Salvini. Una combinazione che, evidentemente, si addice ai Mattei. Un pensiero carino va ai “responsabili” “costruttori” “salva vita e legislatura” di tutte le Repubbliche. Intanto, però, bisogna che lo siano davvero, come gli eroici Razzi e Scilipoti, che passarono da un campo all’altro per aiutare Berlusconi, il quale si ricordò di loro e li riporto’ in Parlamento. Perché – sommessamente rammenteremmo – se già stavi in maggioranza e per giunta alla Camera (dove i numeri ci stanno larghi) ed eri solo emigrato dal tuo gruppo, che oggi ti faccia chiamare Pompiere o Pompadur, non cambia la sorte del governo né la tua aspettativa di vita parlamentare. Ma anche ad immaginare coaguli di “costruttori” col laticlavio senatoriale (dove il peso è determinante), a chi pensi di mettersi con la cazzuola a sostegno del governo per ragioni simili a quelle che riportarono gli eroici succitati nelle aule parlamentari, suggerirei di farsi bene i conti, ricordandogli che con 345 scranni in meno è ben difficile che le promesse di ritorno possano essere mantenute.
Chi si appresta dunque a farlo sappia che sta usando gli arnesi del costruttore solo per il bene superiore della nazione.
In chiusura un pensiero affettuoso a Renzi: è curioso che sia proprio lui, che ci rimise governo e carriera nella battaglia della vita per l’abolizione del Senato, a profittare dei numeri stretti del governo al Senato, per portare il colpo al governo che lui stesso aveva promosso. Che lo faccia per dimostrare che aveva ragione lui?