Con un Parlamento incapace di incidere nella formazione delle leggi, il Copasir si è presentato come contrappeso istituzionale al governo. E l’ha fatto, come ricorda oggi il presidente Volpi, cercando (e ottenendo quasi sempre) l’unanimità. Il Comitato è divenuto una sorta di “terza Camera”. Quella più efficace e forte
È la Seconda repubblica (e mezzo), bellezza. Il Parlamento non appare nelle condizioni di incidere nella formazione delle leggi, del tutto incapace di fare agire in linea a quel principio dei pesi e contrappesi auspicabile. È sufficiente leggere i richiami del giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese per rendersene conto; o guardare alle ultime tensioni tra il Congresso statunitense e il presidente uscente Donald Trump per comprendere la portata dalla disruption istituzionale avvenuta durante la Seconda repubblica a favore dell’esecutivo. Così, soprattutto in questa legislatura, il Copasir si è presentato come una sorta di contrappeso istituzionale al governo. E lo ha fatto, come oggi attraverso una nota ricorda e sottolinea il suo presidente, il deputato leghista Raffaele Volpi, cercando — e ottenendo quasi sempre — l’unanimità. Il Comitato è divenuto una sorta di “terza Camera”. Quella più efficace e forte.
LE NUOVE SFIDE
“Come nello scorso anno”, scrive nella nota Volpi, “sempre in modo unanime e condiviso, la focalizzazione su tematiche importanti quali quelle riguardanti il 5G e la situazione del settore bancario e assicurativo, viste dall’osservatorio originale del Comitato, ha permesso di sottoporre al dibattito questioni di centrale rilevanza per il prossimo venire il Copasir sta programmando approfondimenti su settori strategici quali le infrastrutture, l’energia, e l’industria della difesa”, aggiunge il presidente del Copasir che nei giorni scorsi, dopo il Partito democratico, aveva proposto una “stretta ai bulloni” della legge 124/2007 sui servizi d’intelligence (c’è un precedente, sottolineavamo su Formiche.net: quello del precedessore ed ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema nel 2012).
IL CASO LIBIA
Pur non citato nella nota, tra i primi appuntamenti in agenda per il Copasir ci sarà l’audizione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del ministro Luigi Di Maio e del direttore dell’Aise Gianni Caravelli per “sapere come siano andate le cose” (parole di Volpi, intervistato nei giorni scorsi dal Foglio) in occasione della liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo, sequestrati per oltre tre mesi dal generale Khalifa Haftar in Libia.
007 PER IL SISTEMA ITALIA
Il 2021 sarà, continua Volpi, un’occasione per il Copasir “di confermare la sua comprovata volontà di diretta assunzione di responsabilità unanime e condivisa in quell’interesse generale che deve essere faro imprescindibile in un cosi particolare momento”. Le sfide sono “alte”, viste la “rapidità di tempi”, la “qualità ineludibile degli obbiettivi” ma anche le “inevitabili competizioni su filiere strategiche anche in Europa”. Per questo, “il lavoro costante del comparto intelligence diventa piattaforma di garanzia per tutto il sistema Italia”.
APPELLO ALLA TERZIETÀ
Senza entrare nelle già aspre contese della maggioranza su Autorità delegata e Istituto italiano di cybersicurezza, Volpi torna a sottolineare l’importanza che l’intelligence rimanga fuori dalle liti dei partiti. “L’alta qualità del comparto, l’alta professionalità delle sue risorse umane interne e la sua terzietà, da preservare fermamente, ci danno garanzia di uno strumento complesso ed efficace, al passo con i tempi e spesso invidiato anche da altri attori statuali, che potrà nella sua istituzionalità essere di compendio continuativo nelle strategie, che dovranno al più presto essere delineate, per il rilancio del Paese”, si legge nella nota.
Il RUOLO DEL COPASIR
La sicurezza nazionale è divenuto il tema che ha unificato i membri eletti in Parlamento facendo emergere una voce critica e di pungolo verso il governo. Al di là delle trame politiche e ben oltre le manovre sulle nomine nei servizi, la dialettica istituzionale inaugurata dal Copasir in questa particolare fase storica della democrazia italiana meriterà una riflessione ben ponderata. Magari facendoci riflettere sulla esigenza — costituzionale — di rivedere quelle regole di pesi e contrappesi così logorate dalla prassi di questa Seconda repubblica (e mezzo).