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Ecco come curiamo la crisi. Scrive Landi di Chiavenna (Neogen)

Di Ottavia Landi di Chiavenna

Il Pharma ha fatto e sta continuando a fare moltissimo per il Paese – anche in termini di crescita dei valori occupazionali e di investimenti – e va considerato come un settore trainante anche per l’uscita dalla crisi. Il commento di Ottavia Landi di Chiavenna, direttore Relazioni esterne e affari istituzionali, Neopharmed Gentili

Ci lasciamo alle spalle un anno complesso, che ha avuto un impatto senza precedenti sulla società, in tutte le sue dimensioni: la salute delle persone, la vita familiare, l’occupazione, l’economia. Se è vero che la pandemia ha messo a dura prova i servizi sanitari di tutto il mondo, ha avuto anche l’effetto di rimettere al centro dell’agenda politica i temi sanitari e il benessere della collettività, offrendo una straordinaria occasione per realizzare un’opera di riforma del sistema sanitario, in linea con i mutamenti dei bisogni e delle aspettative dei cittadini, strettamente connessi all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche.

Il settore farmaceutico ha dimostrato una grande capacità di reagire positivamente. Resilienza è ciò che le aziende hanno messo in atto per continuare ad offrire la loro vicinanza e il loro contributo a pazienti, medici e a tutta la filiera della salute, anche nei momenti di maggiore criticità per il Paese. È sotto gli occhi di tutti il grande sforzo compiuto nella ricerca e sviluppo di terapie e vaccini per contrastare il coronavirus, ma anche l’impegno di tutto il comparto nel continuare a produrre i farmaci destinati ai milioni di pazienti che soffrono di malattie croniche e che necessitano di cure continue. Il Pharma ha fatto e sta continuando a fare moltissimo per il Paese – anche in termini di crescita dei valori occupazionali e di investimenti – e va considerato come un settore trainante anche per l’uscita dalla crisi.

Non c’è dubbio che il Covid abbia fatto emergere molti nodi irrisolti del sistema, dalle inefficienze del modello organizzativo ai ritardi nel processo di digitalizzazione della sanità, ma la pandemia ci lascia in eredità anche alcune esperienze positive implementate sotto la spinta dell’emergenza: dalla ricetta elettronica per la dispensazione dei farmaci in distribuzione per conto, prescritti, ad esempio, a chi è affetto da diabete o da malattie cardiovascolari, al rinnovo automatico dei piani terapeutici, al ricorso alle tecnologie digitali per l’assistenza e il monitoraggio da remoto.

Rimanendo sul terreno dell’evoluzione digitale, è stata fondamentale, nel pieno della pandemia, la spinta del settore farmaceutico al processo di digitalizzazione in sanità, sempre più cruciale per ottimizzare i processi, gestire una crescente mole di dati e accompagnare le trasformazioni che stanno modificando i paradigmi di cura.

In tal senso, il Covid può e deve offrire un’occasione di riflessione sul valore delle partnership pubblico-privato in ambito sanitario per favorire gli investimenti sulla digitalizzazione, nell’ottica di una sempre maggiore efficienza del sistema, trasparenza e sostenibilità dei processi aziendali.

Ci troviamo oggi in una fase delicata di scelte importanti, e non possiamo correre il rischio di sprecare le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa. La pandemia ha ribadito con forza la necessità, in via prioritaria, di ripensare l’ospedale e il suo rapporto con il territorio, di investire sulle cure di prossimità e sul digitale per realizzare modelli efficaci e sostenibili di presa in carico dei pazienti cronici. A partire dall’assistenza domiciliare, oggi ancora fortemente sottodimensionata rispetto ai bisogni di una popolazione che invecchia sotto il peso della cronicità.

Da questa visione deriva l’esigenza di ripensare anche il concetto di innovazione farmaceutica. Perché al di là del valore terapeutico intrinseco ai nuovi trattamenti, innovare, al giorno d’oggi, significa anche sviluppare prodotti più sicuri, aperti al monitoraggio da remoto, più facilmente utilizzabili direttamente dal paziente e nel setting domiciliare. Significa dare valore a quello che c’è oltre il farmaco, dai programmi di supporto al paziente all’ascolto costante dei bisogni dei medici, dei pazienti e delle loro famiglie, del mondo dell’associazionismo.

Qualsiasi strategia di ripartenza per il futuro non può prescindere dall’attenzione alle persone più vulnerabili, gli anziani, i disabili, quella parte della popolazione più esposta dinanzi all’emergenza sanitaria ed economica, che ci “obbliga” a sviluppare e mantenere vivo quello spirito di solidarietà che da sempre contraddistingue Neopharmed Gentili, le forze produttive del nostro Paese e l’Italia intera.

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