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No all’incertezza, sì a Conte. La crisi di governo nei dati Swg

Gli italiani non vogliono andare a votare, ma soprattutto vogliono che Giuseppe Conte continui a guidare il governo: che sia lo stesso esecutivo oppure un Conte III. Tutti i dati dell’ultima rilevazione Swg

Nell’incertezza, gli italiani scelgono Giuseppe Conte. A rivelarlo l’ultima rilevazione di Swg, secondo cui “i timori di una situazione incerta e di un salto nel vuoto portano buona parte dell’opinione pubblica ad aggrapparsi all’attuale governo e preferire la sua continuazione, anche nel caso non ottenga il sostegno di una solida maggioranza”. L’alternativa? Un governo Conte III, mentre solo un terzo dell’elettorato auspicherebbe l’incarico a un nuovo premier oppure il voto anticipato.

E se ad aver aperto la crisi politica, anche se non formalmente, è stato il partito guidato da Matteo Renzi, ossia Italia Viva, da parte degli elettori delle altre forze di governo – quindi Partito democratico e Movimento 5 Stelle – non si guarda con favore a una possibile reintegrazione di IV nella maggioranza. Certo, con percentuali differenti: l’87% degli elettori dei 5 Stelle ritiene che sarebbe meglio per il Paese un governo appoggiato da Pd e M5S senza Italia Viva, un dato che per gli elettori Pd si ferma al 68%, una percentuale considerevole ma meno plebiscitaria.

Insomma, gli elettori delle attuali forze di governo valutano positivamente l’uscita di Renzi dalla maggioranza e ritengono, inoltre, che il governo dovrebbe andare avanti anche se non ha una maggioranza chiara al Senato, quindi negoziando il sostegno per ogni provvedimento. E nuove elezioni? A guardare alla possibilità delle urne il 23% degli intervistati, composti principalmente da elettori delle forze di centrodestra: 71% di elettori di Fratelli d’Italia e 62% di elettori della Lega.

E la crisi riapre anche la questione mai chiusa dell’instabilità dei governi italiani. Secondo il 78% degli intervistati l’Italia avrebbe bisogno di governi più stabili, però questi stessi intervistati si dividono sui rischi di aumentare i poteri di presidente del Consiglio o governo, così come la cancellazione del bicameralismo perfetto. Insomma, riforme sì, ma occhio ai rischi per la democrazia.



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