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Come superare la fragilità emotiva causata dalla pandemia. Ripartiamo dalla cultura

Di Giordana Munzi e Francesca Balducci

Quali sono i più importanti effetti nella comunicazione sociale ai tempi del Covid-19? Spazi di resilienza e forme di linguaggio ai tempi della pandemia: un vecchio (ma rivalutato) approccio all’immaginazione

Tra le principali conseguenze dalla situazione emergenziale attuale, va sicuramente annoverato il fatto di aver portato alla superficie molte fragilità dell’animo umano, rese ancor più acute dalla mancanza di stimoli culturali e motori.

In una situazione in cui l’elaborazione di un piano strategico “definito” per il settore della cultura si fa sempre più indispensabile in termini economici e occupazionali, si rende necessaria un’analisi valutativa non solo dei risvolti psicologici, ma anche della sostenibilità e della resilienza quali strumenti sociologici imprescindibili per contrastare delle conseguenze che rischiano di divenire irreversibili se protratte nel tempo.

La nostra forza interiore, che ha sempre portato l’uomo a re-inventarsi anche dopo gravi crisi economiche e sociali, può e deve essere la base da cui partire per poter affrontare un’epoca senza precedenti, caratterizzata da una guerra invisibile – ma prepotentemente presente – in un mondo in cui la tecnologia sembra averci divorato, facendoci dimenticare cosa significhi soltanto fermarsi qualche istante a pensare, a leggere, ad osservare con attenzione.

Così questa nuova dimensione si propone di dover diventare la nostra nuova energia, la giusta occasione per riprenderci la libertà dai limiti del progresso; una nuova architettura in grado di conferire nuova umanità alla nostra storia.

Riscopriamo oggi il piacere della lettura, facendo più attenzione alle parole e alle frasi, proprio perché ogni testo o verso assume un significato diverso se inquadrato in un contesto preciso.

Chi è avvezzo a leggere i classici della letteratura sa benissimo quanto sia estremamente difficoltoso interpretare un libro dell’800 con gli occhi dei tempi moderni. Perché la cultura, intesa come quel complesso di nozioni che concorrono alla nostra formazione intellettuale e morale, sarà sempre manifestazione della nostra vita spirituale e collettiva, in relazione ad uno specifico periodo storico di appartenenza.

Leggiamo nuovi libri, meglio se scritti proprio in questi tempi così difficili, perché avendo la sfortuna di viverli potremmo comprenderne meglio il significato, gli stati d’animo, la malinconia e i desideri nascosti.

Mettiamoci quindi in un posto comodo e luminoso, magari gustando quel vino tenuto da parte per un’occasione speciale, e non saltiamo le introduzioni, perché spesso sono gli spazi reconditi dei pensieri di chi scrive.

Impariamo a fare una critica senza necessariamente aver bisogno di leggere quella di qualcun altro, poiché uno dei pochissimi vantaggi in questa caotica situazione, è proprio quella di avere la possibilità di comprendere e interpretare gli eventi con gli stessi occhi di chi racconta.

Riaccendiamo il nostro caro televisore e riscopriamo il piacere di vedere le vecchie telenovele, – o serie, se vogliamo adeguarci a questa nuova nomenclatura -. Diamo spazio alla fantasia del come potrebbe essere la nostra vita al posto dei protagonisti, tuffiamoci nel loro mondo e nella loro mente; sarà la nostra macchina del tempo in grado di farci rivivere le emozioni perse, una relazione forse interrotta e mai vissuta a pieno, l’immagine di quell’amica che non sentiamo più da anni, ma di cui non riusciamo a dimenticare le chiacchierate spensierate.

La pandemia ci ha tolto tutto in un istante; una carezza ai nostri nonni, l’abbraccio dei nostri amici, l’ambiente familiare del tradizionale ufficio. Le nostre attività sono state sospese a favore del distanziamento sociale; gli stili di vita stravolti. Ma quanta poesia ci è stata tolta prima di questo passaggio? Ore trascorse davanti ai social network quali Facebook, Instagram e Twitter sicuramente ci hanno donato una nuova percezione del mondo; quello di accedere ad un flusso intermittente di informazioni, ma al contempo ci hanno privato dei sapori, del gusto di saper leggere con i nostri occhi e filtrare con la nostra mente. Cosa ci rimane di nostro in quelle immagini che scorriamo velocemente ogni giorno? Comprendiamo davvero tutto rispetto a quel che guardiamo dietro ad una maschera?

La politica – se pur fondamentale e molto più a portata di mano ai giorni nostri – è diventata quasi esclusiva protagonista dello spazio scenico (che non riusciamo nemmeno a comprendere a pieno, perché influenzati da una visione a volte distorta delle cose), ma della vita vera sono rimasti pochi rappresentanti.

L’epidemia ci costringe dunque a riconsiderare i nuovi eroi della società, le celebrità della cultura e dello spettacolo, dello sport, prendendoci una pausa per riflettere su chi e cosa sia veramente importante per noi e forse per capire se potremo uscirne migliori.

Quanto ci confrontiamo con chi vediamo sul palcoscenico della Tv? E quanto vorremmo che si riaccendesse invece la fantasia e il desiderio di immedesimarci in quel personaggio che non è così diverso da quel che siamo nel quotidiano?

La curiosità di conoscere un autore o un attore, di quanto ci sia dietro la finzione e quanto di reale nel personaggio creato o che interpreta, ci solletica e ci regala una nuova vecchia luce. Ci spinge a riscoprire quel che avevamo perso nel nuovo millennio.

Riappropriamoci delle nostre idee, lasciamo lo smartphone in un’altra stanza, riposiamo non solo gli occhi ma anche l’intelletto dalla preoccupazione di un male intangibile che per alcuni – finché non ci tocca personalmente – assume le fattezze del virus della superficialità. La vita si trasforma continuamente, sorprende ogni volta, e può essere mutevole quanto la percezione che abbiamo di quel che ci accade intorno.

Iniezioni quotidiane di cultura ci potranno vaccinare dall’ignorare, dalla malattia del non comprendere a pieno qualcosa che non si definisce ancora bene, accompagnandoci in questo percorso e rendendoci in ogni caso più forti.

Oggi, più che mai, possiamo fermarci e permetterci di riassaporare questo rinnovato approccio che contrasta con la centralità del sistema produttivo sovrano e dei suoi meccanismi inesorabili, regalandoci in cambio una maggiore consapevolezza e un nuovo equilibrio nei rapporti interpersonali.

Sarà sicuramente un piccolo spazio per poter affrontare la tristezza durante quelle interminabili giornate chiusi in casa; una potente arma di distrazione per non sfociare in meccanismi psicologici senza uscita, stimolando una visione più ampia, quella soglia che abbiamo tanto immaginato di poter varcare e a cui non abbiamo mai osato nemmeno avvicinarci.

La storia insegna che la cultura è sempre stato un autorevole salvagente. Siamo esseri “intellettualmente flessibili” e il nostro umore potrà sicuramente offrirci una nuova prospettiva di salvezza, riappropriandoci della nostra libertà spirituale.

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