Skip to main content

Dejavu Georgia. Così Trump agita (di nuovo) i brogli

A scrutinio ancora in corso, in Georgia sembrano spuntarla i candidati democratici Warnock e Ossoff. Un altro colpo a Donald Trump, che (ri)agita i brogli elettorali e si prepara a scendere in piazza. Il punto di Giampiero Gramaglia

Nei ballottaggi per il Senato in Georgia, la spuntano d’un soffio i candidati democratici: testa a testa serratissimi, che innescheranno – è sicuro – riconteggi. Il reverendo Raphael Warnock, che predica ad Atlanta nella chiesa di Martin Luther King, e il giornalista documentarista Jon Ossoff estromettono dal Senato i repubblicani uscenti Kelly Loeffler, la senatrice più ricca dell’Unione, e David Perdue, un milionario che fa soldi giocando in borsa. Era dal 2005 che la Georgia non aveva un senatore democratico.

Warnock, 51 anni, il primo senatore nero della Georgia, è un esponente di quella ‘sinistra religiosa’ che sta acquisendo peso negli Stati Uniti, contrapponendosi al fondamentalismo religioso di destra degli evangelici. Ossoff, 33 anni, è visto come un astro nascente del partito democratico. La vittoria di Warnock è data per certa, quella di Ossoff per “probabile al 95%”: con il 98% dei voti scrutinati, su 4,4 milioni di voti espressi, Warnock è avanti di 50 mila suffragi, Ossoff di 13 mila.

Joe Biden, che qui vinse le presidenziali il 3 novembre con meno di 12 mila voti di margine, non sarà dunque un presidente azzoppato: per almeno due anni, potrà governare con l’appoggio di tutto il Congresso, la Camera e il Senato. Con 50 seggi pari in Srnato, infatti, il voto decisivo dovrà essere apposto dal presidente del Senato, cioè il vice-presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris.

La duplice sconfitta del partito di Donald Trump si somma a quella personale del magnate, cui Mike Pence, il suo vice, dice di non avere il potere di rovesciare il risultato delle elezioni quando, oggi, alle 13.00, le 19.00 in Italia, presiederà la plenaria del Congresso per la conta formale dei voti dei Grandi Elettori (306 per Biden e 232 per Trump).

Quando i risultati della Georgia stavano affluendo, e i candidati repubblicani erano ancora in testa in entrambe le corse, ma le proiezioni li davano già perdenti, Trump ha di nuovo evocato su Twitter il sospetto di brogli e ha pure rilanciato post che sostenevano la tesi del ‘voto rubato’.

La mobilitazione democratica per i ballottaggi è stata molto forte. A seggi aperti, l’ex presidente Barack Obama aveva ricordato che la posta in gioco in Georgia “non potrebbe essere più alta”. Riferendosi alle forzature di Trump per rovesciare l’esito delle presidenziali, Obama aveva detto: “Stiamo vedendo fin dove alcuni sono disposti a spingersi per mantenere il potere, fino a minacciare i principi fondamentali della nostra democrazia”. “La nostra democrazia non riguarda una persona, neanche se è il presidente, riguarda voi”, aveva concluso, esortando i georgiani ad andare a votare.

Oggi, alle 11.00, le 17.00 in Italia, Trump si rivolgerà all’Ellipse, il parco a sud della Casa Bianca, al raduno ‘Save America’, la manifestazione di protesta contro quelle che continua a definire senza prove elezioni fraudolente. Il presidente eletto Biden farà invece dichiarazioni sull’economia, parlando a Wilmington, nel Delaware.

Una dozzina di senatori, guidati dall’ex aspirante alla nomination Ted Cruz, e decine di deputati repubblicani intendono contestare, nella plenaria del Congresso, i voti nei sei Stati più contesi, quelli dove Trump ha invano presentato ricorsi, tutti respinti fino alla Corte Suprema: Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Georgia, Arizona, Nevada.

La procedura prevede che, se almeno un deputato e un senatore sollevano obiezioni ai voti espressi dal Collegio elettorale, il Congresso interrompa la plenaria e le due camere ne discutano separatamente per un massimo di due ore e poi votino.

Per ribaltare il risultato dei Grandi Elettori occorre il consenso di entrambi i rami del Congresso e, dato che i democratici sono comunque maggioranza alla Camera, a prescindere dai risultati della Georgia, ogni contestazione sembra destinata al fallimento, ma creerà confusione e ritardi. La proclamazione della vittoria di Biden potrebbe slittare a tarda notte, ora di Washington (l’alba di domani in Italia).

Le possibilità di un colpo di mano istituzionale si sono ulteriormente assottigliate dopo che Pence ha detto a Trump che non crede di avere i poteri per bloccare la certificazione del successo di Biden da parte del Congresso. Nella ricostruzione concordante dei media Usa, il chiarimento è avvenuto durante un pranzo con il presidente, poco dopo che Trump aveva affermato e twittato che Pence “ha il potere di respingere gli elettori scelti in modo fraudolento”.

Il magnate avrebbe ammonito il suo vice che sarebbe politicamente “dannoso” per lui se rifiutasse di bloccare la certificazione della vittoria di Biden. Una delle opzioni è che Pence avalli le accuse del presidente sulle frodi elettorali nei dibattiti in Senato; ma ciò non influirebbe sull’esito finale.

I collaboratori di Pence prevedono che il vice-presidente ottempererà ai suoi doveri costituzionali. Se, per qualsiasi ragione, non potesse o non volesse farlo, il suo ruolo di presidente della plenaria sarebbe assunto dal senatore con maggiore anzianità di servizio, il repubblicano Charles Gassley.

Centinaia di fans di Trump hanno cominciato a radunarsi a Washington fin da ieri, in preparazione della manifestazione di oggi promossa dal magnate, mostrando scarso rispetto delle restrizioni anti-Covid imposte dalle autorità di Washington.

Un giudice ha ieri bandito dalla capitale federale Enrique Tarrio, 36 anni, leader dei ‘Proud Boys’, un gruppo di estrema destra, che era stato arrestato lunedì per reati compiuti nelle manifestazioni del 12 dicembre e per il possesso di due caricatori illegali.

Nelle strade di Washington sono già stati dispiegati 340 militari della Guardia Nazionale che affiancano la Metropolitan Police nel tentativo di mantenere l’ordine: molte strade sono già state bloccate con mezzi pesanti e i controlli sono stringenti.

Intanto, Trump dichiara guerra ad Antifa, il movimento della sinistra antifascista e antagonista e firma un memorandum per garantire che i responsabili federali “valutino le azioni dei suoi attivisti in base alle leggi federali che limitano l’ingresso di persone associate a organizzazioni terroristiche o con intenti criminali”.

In una nota della Casa Bianca si legge: “Gli attivisti di Antifa hanno brutalmente attaccato nostri amici rispettosi della legge, vicini e imprenditori, e hanno distrutto monumenti storici che le nostre comunità hanno amato per decenni. Queste violenze e illegalità non hanno alcun posto negli Stati Uniti e saranno considerate terrorismo domestico”.



×

Iscriviti alla newsletter