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Le proteste di Capitol Hill arrivano all’industria della Difesa. Ecco perché

Le polemiche dopo il 6 gennaio invadono anche il mondo dell’industria militare americana. I maggiori contractor figurano nella lista pubblicata da OpenSecrets sui donatori dei 147 repubblicani che hanno negato la vittoria di Biden. Northrop Grumman ha sospeso il sostegno a tutti i membri del Congresso, ma la fase è delicata

La fuga da Capitol Hill dopo i fatti tempestosi dello scorso 6 gennaio colpisce anche il mondo della Difesa americana. Alle grandi aziende che hanno già interrotto le donazioni ai membri del Congresso (in particolare per i 147 che hanno votato contro la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden) si aggiunge anche Northrop Grumman. Eppure, tra i contractor della Difesa emerge una certa cautela. Il rapporto con i parlamentari è troppo prezioso, soprattutto nella delicata fase di transizione.

LA SCELTA DI NORTHROP GRUMMAN

“Stiamo sospendendo il comitato d’azione politica e valutando la strada da percorrere”, ha confermato il portavoce dell’azienda Tim Paynter a Defense News. Northrop Grumman ha congelato per intero il sostegno ai membri del Congresso, e non solo ai criticati 147 membri fedelissimi di Donald Trump. Aiuta anche il momento. Non è infatti raro che le aziende fermino le donazioni nel momento di cambio del Congresso, in attesa di capire le assegnazioni ai vari comitati e come indirizzare meglio la propria attività. Attività totalmente lecite negli Stati Uniti, tra donazioni e lobbying, attraverso i comitati d’azione politica (Pac) che raccolgono fondi (di privati o aziende) per sostenere membri del Congresso o iniziative legislative.

LA LISTA NERA

A spingere per lo stop alle donazioni è stata la pubblicazione, venerdì, della lista dei donatori principali per i 147 membri del Congresso che hanno negato i risultati elettorali. Il sito OpenSecrets.org ha infatti ricostruito le composizioni dei vari Pac e le loro origini, alimentando una certa attenzione per i sostenitori dei criticati 147 repubblicani. Tra i parlamentari, come nota Defense News, ci sono diversi appartenenti al comitato Armed Service della Camera, come Mike Rogers (nuovo leader repubblicano nel comitato), Vicky Hartzler, Rob Wittman ed Elise Stefanik. C’è anche il senatore Josh Hawley, considerato tra i leader del gruppo a sostegno di Trump nella Camera alta, membro del comitato Armed Services.

I CONTRACTOR

Inevitabile dunque la presenza tra i donatori di diversi contractor della Difesa, tradizionalmente molto impegnati nei Pac, per repubblicani e democratici. Nella lista di OpenSecrets.org Northrop Grumman guida la categoria (decima nel complesso), con donazioni per 687mila dollari. Seguono Lockheed Martin (quindicesima, 651mila dollari), Raytheon Technologies (diciottesima, 570mila dollari) e Boeing (567mila dollari, diciannovesimo posto). Nel delicato contesto politico americano, tali numeri rischiano di aumentare la pressione pubblica su tutti i presenti sulla lista. Pressione che sentono di più le realtà rivolte ai consumatori. JPMorgan Chase, Citigroup, Facebook e Microsoft hanno sospeso tutte le donazioni. AT&T, Hallmark, American Express, Amazon, MasterCard e Marriot Hotels e MasterCard lo hanno fatto solo nei confronti dei 147 repubblicani.

IL CONTESTO DELLA DIFESA

Diverso il margine di manovra per le aziende della Difesa, per cui più del rapporto con il pubblico pesa quello con i membri del Congresso (e in particolare con i comitati Armed Services), fondamentale per sostenere progetti e programmi, soprattutto nella previsione di budget “piatti” al Pentagono per i prossimi anni. Da qui una maggiore cautela nello stop alle donazioni, passo compiuto dalla sola Northrop Grumman, tra l’altro per l’intero Congresso. Già il 7 gennaio, Boeing ha criticato tramite il ceo Dave Calhoun i fatti di Capitol Hill, affermando che “il voto del popolo e la transizione pacifica di governo sono al centro della nostra democrazia” e che l’azienda “incoraggia loro (i funzionari eletti) a lavorare con il presidente eletto Biden per unire la nazione”. Nessun commento da altri protagonisti della Difesa Usa, Lockheed Martin, Raytheon e General Dynamics.

LE SFIDE ATTESE

Comprensibile il tentativo di restare fuori dal dibattito politico. L’attesa per il Pentagono targato Joe Biden è elevata, iniziando dalla partita per la deroga legislativa che servirà al generale Lloyd Austin III per diventare prossimo segretario alla Difesa. I colpi più duri tra il presidente eletto e l’uscente Donald Trump si sono concentrati intorno al Pentagono, tra accuse di non favorire la transizione, colpi di coda tra ritiri e nomine, e l’attacco cyber SolarWinds che ha fatto tremare il mondo della sicurezza a stelle e strisce. Per i contractor l’attenzione riguarda soprattutto la politica di bilancio. Biden in passato ha criticato la crescita esponenziale del budget perseguita dall’amministrazione Trump, ma di fatto non ha mai detto di volerlo abbassare.

NUOVA STAGIONE PER L’INDUSTRIA?

C’è però da assorbire il colpo della crisi da Covid-19, e tutte le previsioni indicano budget piatti per i prossimi anni. Con programmi rivoluzionari in partenza e un contesto internazionale denso di minacce e competitor (Cina su tutti), ciò si tradurrà in una corsa ad assicurarsi le fette e i programmi maggiori. Il contesto industriale Usa ha mostrato in passato di sapersi ben adattare, e una nuova stagione pare essersi già aperta. Il 2020 si è chiuso con l’acquisizione da 4,4 miliardi di dollari da parte di Lockheed Martin di Aerojet Rocketdyne, specializzata nella propulsione per vettori spaziali.

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