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Governance, lanciatori e astronauti. Così lo Spazio europeo si ri-organizza

L’Europa dello Spazio si è ritrovata (virtualmente) per la conferenza organizzata da Ue ed Esa. La partita è sulla governance, tra il commissario francese Thierry Breton e il nuovo numero uno dell’agenzia, Josef Aschbacher. Intanto, Samantha Cristoforetti si prepara a tornare nello Spazio l’anno prossimo, e per Galileo…

Nuovi assetti per l’Europa dello Spazio, oggi riunita (virtualmente) per la tredicesima edizione della “European Space Conference”, organizzata dalle istituzioni dell’Ue insieme all’Agenzia spaziale europea (Esa). Occhi puntati sulla prossima struttura di governance, frutto delle ambizioni di Bruxelles in campo spaziale e forte dei 13,2 miliardi di cui il programma spaziale dell’Unione sarà dotato fino al 2027. Al centro della scena il commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, da cui dipende la nuova direzione Difesa, Industria e Spazio che gestirà i finanziamenti.

LA NUOVA GOVERNANCE

Il nodo principale riguarda le interazioni con l’Esa, esterna al contesto dell’Ue, e che vedrebbe ridotto il proprio margine d’azione. Il tutto mentre si consuma l’avvicendamento al suo vertice, tra l’uscente tedesco Jan Woerner e il subentrante austriaco Josef Aschbacher. Sono stati loro i protagonisti di oggi della “European Space Conference”, primo appuntamento dell’anno e primo banco di prova dell’interazione tra Ue ed Esa. Prova superata, quantomeno a livello di dialogo. Da una parte, Thierry Breton e Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Dall’altra Aschbacher. I primi hanno ribadito le ambizioni dell’Unione per una “politica spaziale che sostenga il nostro obiettivo geopolitico di autonomia strategica” (tralasciando il dibattito esistente sul concetto stesso di autonomia strategica). Il secondo si è detto “in linea con Breton”, annunciando il lancio di una “Agenda 2025” che definirà il futuro dell’agenzia Esa.

LAVORI IN CORSO

Lavori in corso. Bruxelles ha già deciso di trasformare la Gsa (con attuale competenza sui programmi di navigazione satellitare) in Agenzia spaziale dell’Ue (Euspa), approvando altresì la generale ridefinizione dei rapporti con l’Esa, che perderebbe il ruolo di massimo decisore di programmi, conservando quello di attuazione ed esecuzioni. “La politica spaziale europea continuerà a fare affidamento sull’Esa e sulle sue competenze tecniche”, ha detto Breton nel suo intervento, sottolineando altresì “il bilancio più alto mai approvato a livello dell’Ue”. Sarà “complementare agli investimenti che verranno effettuati nell’Esa e negli Stati membri”, ha aggiunto, specificando che le modalità di interazione tra le due organizzazioni “sono ancora in discussione”. Il commissario francese (già numero uno di Atos) si è detto “fiducioso che nelle prossime settimane si possa trovare una via da seguire, in modo da garantire la continuità dei programmi assicurando al contempo una governance moderna, agile ed efficiente”.

LE SFIDE PER L’ESA

Il futuro dell’Esa, gli ha fatto eco Aschbacher (qui il suo profilo e le sue sfide), sarà definito nell’Agenda 2025 in fase di preparazione. Sarà comunque “in linea con l’intervento del commissario Breton”. Sarà dunque l’Ue ad avere la gestione dello Spazio continentale nei prossimi anni un cambio di peso da attenzionare anche per l’Italia. Se nell’Esa vige la regola dell’equo-ritorno (per cui gli investimenti degli Stati membri devono rientrare in forma di contratti industriali), lo stesso non accade per l’Ue. La partita sarà dunque più competitiva, con Francia e Germania che hanno già mostrato determinazione e una discreta intesa bilaterale.

UNA TERZA GAMBA PER L’EUROPA

Acquisisce dunque rilevanza la lista delle “priorità” elencate da Breton. Al primo posto c’è “il consolidamento e lo sviluppo dei programmi flagship”, Galileo per la navigazione satellitare, e Copernicus per l’osservazione della terra. Il secondo punto riguarda l’aggiunta ad essi di una “terza gamba”, definita “connettività”. Riguarda il programma GovSatCom (per ora al via uno studio di fattibilità) che punta a garantire comunicazioni sicure per i governi, gli operatori istituzionali e per la gestione delle emergenze. Più in generale, l’obiettivo (che spiegherà Marcello Spagnulo sul prossimo numero di Airpress), è una massiccia infrastruttura che combini Internet ad alta velocità con i sistemi di navigazione e di osservazione della Terra.

I LANCIATORI

A questo si legano gli altri due punti nell’agenda di Breton: “la competitività della nostra industria spaziale e l’accesso allo Spazio”, ovvero il settore dei lanciatori, altro tema da attenzionare per l’Italia, che attende nel corso dell’anno il debutto del vettore made in Italy Vega C. Sul tema il commissario è stato particolarmente chiaro: “Non c’è politica spaziale senza accesso autonomo allo spazio; auspico una strategia europea per i lanciatori e mi piacerebbe vedere una European Launch Alliance in collaborazione con Esa, stati membri e industria”. Il comparto è in fase di ripensamento, a fronte della competizione americana (SpaceX in testa) e di nuovi mercati in espansione. A metà dicembre, proprio i lanciatori furono al centro dell’incontro tra Bruno Le Maire e Peter Altmaier, ministri dell’Economia di Francia e Germania, che rilanciarono i rapporti bilaterali in campo spaziale.

I PIANI DI MACRON

I progetti di Parigi sono solidi. Proprio oggi, nell’ambito del piano “France Rilance” per sostenere l’economia nazionale nella crisi da Covid-19, Emmanuel Macron ha annunciato 500 milioni di euro in due anni per il settore aerospaziale. Lo ha fatto a Vernon, in visita negli stabilimenti di ArianeGroup, lì dove gli investimenti ammonteranno a 30 milioni. “La Francia crede nel settore spaziale come a una filiera di eccellenza di oggi e domani”, ha detto il presidente. “Quando c’è più concorrenza, dobbiamo organizzarci meglio, innovare prima di tutto”, ha spiegato Macron.

SI ANTICIPA GALILEO

Nel frattempo, a conferma delle ambizioni spaziale dell’Ue, Breton ha dato l’annuncio di giornata: la data di lancio della seconda generazione dei satelliti Galileo è stata anticipata. Avverrà nel 2024, “per evitare che l’infrastruttura diventi rapidamente obsoleta”. D’altra parte, ha spiegato, “non c’è tempo da perdere sulle tecnologie del passato, poiché abbiamo bisogno di proiettare l’Europa sulle prossime sfide tecnologiche”. Ciò potrebbe comportare “più rischi”, ma “questa è la nuova realtà dell’economia spaziale”. La seconda generazione di Galileo, ha rimarcato, “avrà capacità notevolmente migliorate, in particolare nel campo della navigazione protetta e della resilienza contro le minacce emergenti”.

ASTROSAMANTHA TORNA IN ORBITA

Per l’Italia, oltre a Galileo, c’è un’altra notizia di giornata: il ritorno nello Spazio per Samantha Cristoforetti nel 2022. Lo ha detto il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia: “Sono convinto che gli impegni presi alla ministeriale di Siviglia (dell’Esa, novembre 2019, ndr) saranno rispettati con la garanzia di avere la nostra Samantha tornare a breve sulla stazione spaziale”. È un altro dei ritorni dell’accresciuto impegno italiano nell’agenzia europea, salito in quell’appuntamento a 2,3 miliardi di euro. Di quella cifra, ha ricordato Saccoccia, sono già tornati 1,3 miliardi in contratti all’industria italiana, “ben oltre la metà dell’investimento fatto, dopo un solo anno dalla ministeriale”. Segnali positivi in un contesto europeo in rinnovamento, a cui l’Italia può aggiungere il canale bilaterale con gli Stati Uniti. Si concentra ora su Artemis, il programma americano per tornare sulla Luna a cui l’Italia ha ufficialmente aderito e che dovrebbe vedere (spiegano gli esperti) conferma con Joe Biden, al netto di qualche possibile ritardo. Vogliamo essere “partner di primaria importanza”, ha spiegato Saccoccia, ribadendo le opportunità per il mondo italiano dell’industria e della ricerca (astronauti compresi).



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