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Un patto tra generazioni per superare la crisi. Ma il futuro dell’economia sarà etico

Il 5 marzo prossimo nell’aula magna Mario Arcelli della Luiss Guido Carli, Brunello Cucinelli e Gianni Letta dialogheranno sull’esigenza di coniugare ripresa economica, innovazione e sostenibilità. Il dibattito vedrà il saluto istituzionale del presidente della Luiss, Vincenzo Boccia, mentre il saluto finale sarà affidato alla vicepresidente della Luiss, Paola Severino. Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli, racconta il secondo di una serie di appuntamenti (dopo Ri-Nascita Italia) che culmineranno il 7 maggio prossimo nella dodicesima edizione del Premio Guido Carli

Sogniamo già di vivere il tempo propizio della rinascita, un tempo che dovrà segnare il passaggio forse definitivo dalla logica del profitto fine a stesso a un’economia etica, fondata su principi di solidarietà, equità, rispetto dei diritti. Questo farà sì che l’uscita dal tunnel della crisi avvenga col pieno coinvolgimento degli ultimi: mai lasciati indietro. Superando così quel che Papa Francesco ha definito la logica dello «scarto». Ecco, nel nuovo mondo che speriamo di costruire, la realizzazione del benessere individuale, e perché no, della felicità personale, dovrà coesistere con il perseguimento del benessere collettivo, della comunità.

Una filosofia di vita che è stata alla base dell’insegnamento e del lascito morale dell’economista Guido Carli, il ministro del Tesoro tra i padri fondatori dell’unione monetaria. Per me, più semplicemente, Nonno Guido.

«Il diritto alla felicità. Lectio magistralis a due voci sul futuro dell’etica» è il terreno sul quale si confronteranno il 5 marzo prossimo nell’aula magna Mario Arcelli della Luiss Guido Carli, Brunello Cucinelli e Gianni Letta. Il primo, imprenditore e filosofo di successo nel mondo, da sempre impegnato nella costruzione di un mondo migliore. Il secondo, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, baluardo dell’impegno politico e istituzionale al servizio del bene comune. Ad accomunarli, pur nella diversità della reciproca prospettiva, la medesima passione per l’Italia. Dialogheranno sull’esigenza di coniugare ripresa economica, innovazione e sostenibilità, in un dibattito che dopo un mio breve saluto, come presidente della Fondazione Guido Carli, vedrà il saluto istituzionale del presidente della Luiss, Vincenzo Boccia. Il saluto finale invece sarà affidato alla vicepresidente della Luiss, Paola Severino. Sarà il secondo di una serie di appuntamenti (dopo Ri-Nascita Italia) che la Fondazione ha in programma con l’obiettivo ambizioso di puntare ad un nuovo “Ri-Nascimento” italiano, fino ad arrivare il 7 maggio prossimo alla dodicesima edizione del Premio Guido Carli.

In un’economia già fortemente provata dalla stagnazione e, nell’ultimo anno, dalla pandemia, ragionare sulla fragilità dei nostri modelli economici può aiutare nell’opera di ricostruzione. È in fasi come questa che si è portati a riconsiderare le fondamenta di un intero sistema paese. Ma in che modo? Seguendo quale schema?
Riteniamo che occorra un patto affinché l’economia di oggi e ancor più quella di domani, nel futuro post virus, sia più giusta, equilibrata, sostenibile. In una sola parola inclusiva. E lo si può stipulare solo con le giovani generazioni, con coloro che si stanno formando o che stanno entrando adesso nel mondo del lavoro e delle professioni. Sono loro che, per dirla ancora con le parole del Pontefice «possono praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura dell’ambiente e non lo depreda».

Solo se quel patto intergenerazionale andrà in porto, col sostegno dei governi, allora il superamento delle diseguaglianze sarà al centro delle politiche. E lo Stato, ancor di più l’Europa, saranno davvero al servizio dell’umanità. È stato il sogno di una vita di Guido Carli. L’umanista prestato all’economia. Un sogno che i giovani, economisti e non, possono adesso raccogliere e realizzare.

Papa Francesco, nel corso dell’udienza concessa alla Fondazione che mi onoro di presiedere, il 3 maggio 2019, alla vigilia della celebrazione del decennale del Premio Guido Carli, definì nonno una figura «contrassegnata da spiccato senso del dovere e impegno perseverante per il bene della collettività». Di certo, un economista che il Pontefice avrebbe apprezzato in questi tempi e nella nostra società dominata appunto dalla «cultura dello scarto».
Superarla, cancellarla e aprire una pagina nuova farà sì che l’economia renda davvero un servizio al bene comune. E lo potrà fare solo se rimarrà legata ai principi dell’etica.


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