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Non solo privacy. Tutto sulla guerra tra Apple e Facebook

Accuse e contraccuse a colpo di algoritmo, dati e riservatezza. Lo scontro tra i due colossi sarebbe pronto a trasformarsi in una causa legale. Ma alla base, più che la tutela degli utenti, ci sarebbero miliardi di dividendi a rischio

Dall’inizio della pandemia che i colossi dell’e-commerce e le piattaforme digitali hanno incrementato utenti e ricavi. Tra i primi ci sono Apple e Facebook. L’impresa fondata da Steve Jobs ha registrato un record nel fatturato dell’ultimo trimestre del 2020: per la prima volta nella sua storia ha superato i 100 miliardi di dollari. La compagnia guidata da Mark Zuckerberg ha guadagnato il 53% in più rispetto all’ultimo trimestre del 2019.

Tuttavia, la piattaforma del social network (che possiede anche WhatsApp e Instagram), prevede tempi duri quest’anno, causati dell’aumento della riservatezza dei dati nei dispositivi Apple. Questa nuova misura, contenuta nell’ultima versione del software operativo iOS, potrebbe influire nella diffusione di avvisi pubblicitari indirizzati agli utenti. Il momento in cui si produrranno i cambiamenti è ancora incerto, Facebook spera avere un prospetto dell’impatto alla fine del primo trimestre del 2021.

Il mese scorso, il colosso dei social network aveva avvertito che le misure sui nuovi dispositivi telefonici iPhone avrebbero colpito negativamente le piccole imprese.

“Apple ha tutte le carte per usare la sua posizione dominante sulla piattaforma e interferire con il modo in cui operano le nostre e altre applicazioni, cercando puntualmente di far preferire le loro”, ha dichiarato Zuckerberg in una videoconferenza con gli investitori, riconoscendo che Apple è uno dei più grandi concorrenti dell’impero Facebook e sostenendo che la tutela dei propri clienti è una scusa per fare spazio ai loro interessi competitivi.

Una fonte ha dichiarato all’agenzia Afp che “Apple si sta comportando in modo anti-concorrenziale utilizzando il suo controllo sull’Apple Store per guadagnare a danno degli sviluppatori di applicazioni e delle piccole imprese”.

Per l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, Facebook invece alimenta la disinformazione e le teorie della cospirazione attraverso gli algoritmi alla base del modello di business dei suoi social network: “Non possiamo più far finta di niente davanti a una visione della tecnologia secondo la quale tutto l’engagement è engagement positivo – e più a lungo è e meglio è – con l’obiettivo di raccogliere più dati possibile. In troppi si stanno ancora chiedendo fino a che punto riusciranno a passarla liscia quando dovrebbero chiedersi quali siano le conseguenze di dare la priorità a teorie della cospirazione e incitazioni alla violenza e di premiare contenuti che minano la fiducia dell’opinione pubblica in vaccini che salvano la vita”.

Secondo il sito The Information, lo scontro è già arrivato sul piano legale ed è pronta una causa di Facebook contro l’azienda di Cupertino per pratiche lesive della concorrenza sul proprio App Store.

La strategia di Apple è stata applaudita da diverse organizzazioni che difendono la privacy, ma in realtà mette in evidenza il modello di business di Facebook e altre imprese. Senza accesso all’informazione dettagliata dell’audience, l’efficacia della pubblicità ne risentirà – e anche i conti.

Come spiega il Financial Times, tutte le entrate di Facebook nel 2020 sono arrivate dalla pubblicità: “Sebbene i possessori di iPhone possano già disattivare il tracciamento dei dati, le modifiche alla privacy di Apple lo renderanno molto più semplice. Il targeting degli utenti diventerà più difficile per gli inserzionisti”.

“I cinici condanneranno il tentativo di Facebook di deviare il controllo della propria attività – prosegue il quotidiano -, presentandosi come un difensore delle piccole imprese (quelle più colpite dai cambiamenti di Apple, dice Facebook). Ovviamente Apple non è un angelo. La rivolta per la sua pratica sull’App Store sottolinea il suo atteggiamento”.

Intanto, negli Usa Apple è stata citata in giudizio da diverse compagnie che considerano il suo monopolio un abuso di posizione dominante, avendo il controllo delle applicazioni sull’App Store. E da Washington cominciano a considerare una nuova normativa per regolare le attività in rete.


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