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Perché il post Merkel conta anche per Ue e Italia. Il report Cer

covid

Nel fine settimana la Cdu pianifica il post Merkel scegliendo il suo nuovo leader, che potrebbe anche essere candidato cancelliere a settembre. Ecco perché il vincitore e la sua eventuale coalizione di governo contano anche per l’Italia. Lega e M5S osservano

Guardando al parteitag dell’Unione cristiano-democratico (Cdu) che si terrà online nel fine settimana per il rinnovo della segreteria, emergono tre interrogativi. Il primo: chi succederà ad Annegret Kramp-Karrenbauer, ministro della Difesa, dopo il suo passo indietro di un anno fa? Il secondo: il vincitore si troverà — a differenza di AKK — a suo agio a raccogliere l’eredità della cancelliera Angela Merkel? Infatti, è probabile che il prossimo leader della Cdu sia anche il candidato della coalizione Cdu-Csu alle prossime elezioni di settembre. Il terzo: la Cdu è riuscita a regge l’urto soltanto grazie a un collante chiamato Merkel?

LA PIÙ AMATA DAI TEDESCHI

L’indice di approvazione della cancelliera Merkel è ancora all’84% dopo quasi 16 anni al potere, “in parte perché la pandemia ha riaffermato la sua immagine di principale guida nella crisi in Europa”, come notano Sohia Besch e Christian Odendahl in un recente rapporto per il Centre for European Reform (influente think tank co-fondato e diretto da Charles Grant, già firma dell’Economist). Una parabola opposta a quella dell’Spd, che a settembre candiderà alla cancelleria Olaf Scholz e che in 15 anni ha più che dimezzato i consensi: dal 35% delle elezioni del 2005 al 16% nei sondaggi di questi giorni.

I CANDIDATI

In corsa per il post Merkel ci sono Armin Laschet, ministro presidente del Nordreno-Vestfalia e, si racconta, il prescelto dalla cancelliera; Norbert Röttgen, anch’egli proveniente dal Nordreno-Vestfalia, ex ministro dell’Ambiente oggi presidente della commissione Esteri del Bundestag, noto per le sue posizione dure contro Russia e Cina (com’era emerso anche durante una sua intervista con Formiche.net dell’anno scorso dedicata alla risposta europea alla sfida del 5G cinese); Friedrich Merz, storico avversario intero della cancelliera e fautore di una linea più conservatrice, ex leader dell’opposizione Cdu in Parlamento, che nel 2018 ha perso di un soffio le primarie contro Kramp-Karrenbauer. Se ai loro aggiungiamo i nomi di Markus Söder, capo dei cristiano-sociali, e di Jens Spahn, ministro della Salute vicinissimo a Laschet, ecco perché “nella scelta per il loro prossimo leader, i delegati della Cdu esprimeranno anche un voto sul futuro del conservatorismo in Germania”, come scrivono gli esperti del Cer.

L’OPPORTUNISMO DI MERKEL

Gli stessi sono convinti ci siano buone ragioni per sostenere che Merkel fosse il collante della Cdu: ha sempre rifiutato le “guerre culturali” preferendo aspettare le opportunità per risolvere questioni controverse. E ciò “le ha permesso di mantenere il controllo degli elettori centristi senza alienarne troppi nelle ali conservatrici del suo partito. Un classico esempio è stata la decisione di abbandonare l’energia nucleare — una questione molto controversa in Germania — dopo che i terremoti e uno tsunami hanno distrutto una centrale nucleare a Fukushima, in Giappone, nel 2011, anche se la probabilità di un terremoto e uno tsunami sulla costa tedesca del Mare del Nord è zero. L’introduzione di un salario minimo quando l’opinione pubblica lo ha chiaramente favorito o il consentire il passaggio del matrimonio gay votando contro di esso sono altri esempi”. Senza dimenticare la sua capacità di rassicurare gli elettori dell’opposizione e ampliare la base della Cdu conquistando buon fette di voto femminile e anche degli immigrati.

LE TRE VIE PER IL FUTURO

E ora? Gli esperti Cer spiegano le tre vie possibili per la Cdu. Röttgen propone di continuare sul percorso centrista di modernizzazione ma rischia così di perdere elettori a favore del Partito liberale e dell’AfD, senza dimenticare che le posizioni progressiste non hanno ampio sostegno nella Cdu. Merz vuole riportare la Cdu a destra per pescare nell’elettorato dell’AfD; ma questo rischia di lasciare spazio ai Verdi, che “la Cdu ha ormai identificato come principale rivale”. Infine, Laschet con Spahn cercherà “di tenere uniti centro e ala conservatrice”. Tuttavia, “come AKK, Laschet è incline a fare gaffe e non ha un profilo forte”, oltre a non godere di buoni sondaggi nel Paese: il che potrebbe spianare la corsa a Spahn come candidato cancelliera di Cdu-Csu. E Söder? Molto dipenderà dal primo round del weekend: se la sfida finale sarà tra Merz e Röttgen, “i delegati potrebbero concludere che Röttgen e Söder siano la squadra migliore per il futuro della Cdu”, scrivono gli analisti.

L’UE NON ABBIA PAURA…

In ogni caso, “qualsiasi futuro cancelliere della Cdu partirà da una posizione di gestione dello status quo, preservando ciò che è stato raggiunto, mantenendo il rapporto cruciale con gli Stati Uniti e non rischiando il sostegno dei tedeschi all’integrazione europea”, notano ancora. “L’Europa non dovrebbe aspettarsi un programma di riforme macroniane per l’Europa da Röttgen, né deve temere un cancelliere Merz (per le sue opinioni economiche ortodosse) o Laschet (per le sue strane idee di politica estera)”, aggiungono. Infatti, “le idee di Röttgen non convincerebbero un partito di scettici riformisti; la ferma posizione di Merz sull’integrazione della zona euro sarebbe moderata dall’imperativo conservatore di preservare la stabilità economica immediatamente dopo la pandemia; e le visioni più stravaganti della politica estera di Laschet non sopravviverebbero per paura di alienare gli Stati Uniti”.

… MA SI PREPARI

Piuttosto, ciò a cui dovrebbero guardare gli altri Paesi europei è la coalizione di governo che si formerà dopo e che rimpiazzerà l’esecutivo Cdu-Spd. “Con Merkel, il partner della coalizione non ha avuto importanza per l’Europa. È stata lei a decidere il corso della politica tedesca”, scrivono Besch e Odendahl. “Un nuovo cancelliere della Cdu non avrebbe la stessa posizione, aprendo uno spazio per dibattiti politici significativi sull’Europa. Una coalizione diversa sotto una nuova leadership potrebbe non avere l’esperienza o l’autorità della Merkel. Ma potrebbe significare che la Germania contribuisce con più idee al dibattito europeo”, concludono. Un dibattito e un composizione governativa — aggiungiamo noi — che sicuramente avranno riflessi anche sulle volontà europee di alcuni partiti italiani. Soprattutto la Lega, con i progetti “popolari” di Giancarlo Giorgetti, e il Movimento 5 stelle, che guarda con interesse ai Verdi.



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