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A lezione di intelligence economica dalla Serenissima Repubblica di Venezia

Di Domenico Vecchiarino

Ecco come la Serenissima è riuscita per centinaia di anni a mantenere la supremazia economica nel Levante e a contrastare l’impero Ottomano. L’analisi di Domenico Vecchiarino, ricercatore di geopolitica, intelligence e infrastrutture critiche

La Repubblica di Venezia è ancora oggi l’unico caso al modo in cui una Città-Stato è riuscita a fronteggiare le più Grandi Potenze dell’epoca sue dirette concorrenti nei mercati internazionali. Questo primato è stato il frutto del perfetto connubio tra geopolitica e intelligence economica che hanno permesso alla Serenissima di dominare le principali rotte commerciali, specie nel bacino orientale del Mediterraneo, il Levante.

LA CREAZIONE DEL SISTEMA PAESE

L’elemento basilare di questa forza economica è consistito nella creazione di un formidabile Sistema Paese, forse il primo delle Storia, in cui gli interessi dello Stato combaciavano perfettamente con gli interessi dei privati. La grande espansione di Venezia non dipendeva da una causale politica dei singoli mercanti o armatori, ma rientrava in un disegno molto preciso della Repubblica che lasciava sicuramente libertà di iniziativa, ma stabiliva allo stesso tempo delle regole molto precise per evitare imprese troppo rischiose o truffaldine, oppure concorrenza tra gli stessi mercanti. Tutto in sostanza a tutela degli interessi della Serenissima ma anche dei mercanti stessi.

LA DIPLOMAZIA VENEZIANA

Il secondo elemento, strettamente collegato al primo, è stato l’utilizzo massiccio da parte di Venezia dell’uso della diplomazia. Costretti a dipendere per l’esistenza da una fitta rete di rapporti esteri, legati alle attività commerciali e finanziarie, i Veneziani avevano coltivato a fondo, fin dalle origini, l’arte della diplomazia. Proprio ad opera della Serenissima era nata la figura dell’ambasciatore (oratore si chiamava alle origini), agente diplomatico residente, negoziatore abile e, insieme, informatore sistematico. E anche in questo campo i Veneziani furono dei maestri.

SPIONAGGIO E CONTROSPIONAGGIO

La Città-Stato, infatti, è stata una delle prime realtà a dotarsi di un sistema di intelligence, sia interno che estero, volto sia alla protezione del know-how imprenditoriale, ma anche e soprattutto, alla raccolta di informazioni economico-commerciali, le nove, le notizie, per meglio supportare gli scambi commerciali. Gli Inquisitori di Stato erano la magistratura della Repubblica, affiancata al Consiglio dei Dieci, incaricata di sorvegliare i segreto di Stato attraverso i quali Venezia si dotò di una forte intelligence, soprattutto economica, per proteggere i segreti commerciali, industriali e scientifici ma anche per carpire, a sua volta, informazioni su nuovi mercati, nuove rotte commerciali e nuove tecniche industriali. E così che l’attività spionistica divenne una componente essenziale e costante della sia della politica estera, ma soprattutto nella strategia economico-commerciale.

LA GUERRA DEGLI SPECCHI

Emblematica a tal proposito fu la “guerra degli specchi” con cui i veneziani sottrassero i segreti della produzione degli specchi dalle industrie lorenesi, elevarono la fabbricazione di vetri e specchi a vera e propria arte e la protessero con spregiudicata ferocia.

GIACOMO CASANOVA

Ci furono anche altri casi di spionaggio industriale che coinvolsero il celebre avventuriero e seduttore Giacomo Casanova che nella sua rocambolesca vita fu anche una spia veneziana. Delle sue operazioni di spionaggio in campo economico si conosce poco, certo è che nel novembre 1763, di ritorno da Londra, si presentò agli Inquisitori rivelando un nuovo metodo di tingere di scarlatto i panni di cotone, evidentemente carpito in qualche fabbrica inglese. Successivamente spiò dei monaci veneziani che progettavano di trasferire a Trieste una tipografia, concorrente diretta di quella della Serenissima. Casanova seminando dissidi tra i monaci e corrompendo funzionari riuscì a stroncare il progetto facendo tornare i frati a Venezia. Fu una grande vittoria dell’intelligence veneziana che riuscì a mettere un freno alla spionaggio industriale e alla fuga del Know how.

LE GRANDI SCOPERTE

In quest’ottica vanno viste anche le grandi imprese degli esploratori veneziani che, sempre alla costante ricerca di nuove merci e nuovi mercati, si arrischiavano a girare il mondo per mari; è questo il caso dell’impresa di Marco Polo, poi narrata nel celebre libro “il Milione”, sul suo viaggio in Cina sulla Via della Seta che rappresenta proprio quest’indole veneziana tutta volta all’irrefrenabile ricerca di nuovi spazi e nuovi commerci. Ma anche Niccolò dè Conti che esplorò l’Indonesia e Ceylon e fornì preziose indicazioni a Fra Mauro per la preparazione del suo straordinario Mappamondo, ancora oggi conservato nella città lagunare presso la Biblioteca Marciana di Venezia.

LA COSTRUZIONE DELLE NAVI

Ma Venezia era anche una grandissima fucina di idee e tecniche innovative. L’Arsenale, ad esempio, era il fiore all’occhiello della cantieristica dell’epoca; era il segreto militare della Serenissima che più di tutti bisognava proteggere ad ogni costo dove si progettavano, costruivano e armavano le navi per il dominio del Levante. I segreti della costruzione delle navi erano custoditi gelosamente perché la loro rivelazione avrebbero messo in discussione la supremazia di Venezia sui mari. Esempio di questa incredibile potenza bellica furono le sei Galeazze schierate nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, quando lo schieramento della Lega Santa ebbe la meglio sullo flotta dell’Impero Ottomano proprio grazie a queste navi definite dei veri e propri castelli in mare da non essere da umana forza vinti.

IL BACKBONE LOGISTICO

Per favorire il commercio internazionale e l’economia marinara fu invece creata – impiegando qualche volta la forza e qualche altra volta la diplomazia – una rete di punti d’appoggio e avamposti in territorio straniero, una sorta di backbone logistico, cui si accompagnò l’apertura di sbocchi commerciali e l’insediamento di colonie mercantili. Tali punti d’appoggio non erano scelti certo a caso, ma rispondevano ad un preciso disegno geoeconomico dove il flusso dei traffici aveva concentrato gli scambi così da garantire la continuità del commercio e la sicurezza degli approvvigionamenti. Questi avamposti furono difesi ad ogni costo sia dalle rivolte delle popolazioni locali, ma soprattutto dalle ambizioni delle nazioni rivali.

IL DECLINO DI VENEZIA

Fino al 1453, l’egemonia della Serenissima sull’Adriatico e il Mediterraneo Orientale fu assoluta; solo dopo la caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi, Venezia perse buona parte dei vecchi mercati balcanici e asiatici e si rivolse alla terraferma, andando contro le altre Signorie Italiane, soprattutto con Milano. Ma la parabola discendente di Venezia iniziò con il periodo delle grandi esplorazioni marittime. La centralità di Venezia nei traffici commerciali tra l’Oriente e Occidente venne scardinata dalle nuove rotte commerciali aperte dai Portoghesi; in particolare la scoperta della circumnavigazione dell’Africa da parte di Vasco da Gama nel 1499 ruppe il monopolio veneziano dei mercati dell’Oriente, perché le navi portoghesi iniziarono a intercettare le mercanzie a monte della filiera, scalzando i mercanti veneziani.

L’IDEA DELL’APERTURA DEL CANALE DI SUEZ

Il sistema informativo della Serenissima, venuto a conoscenza della nuova rotta scoperta dei Portoghesi, inviò una missiva all’ambasciatore veneziano presso il Sultano in cui ipotizzava l’opportunità di aprire, in anticipo di trecentocinquant’anni, un canale che avrebbe collegato il Mediterraneo con il Mar Rosso, interrompendo sul nascere il commercio dei Portoghesi. Purtroppo, la situazione interna dell’Egitto non ne permise la realizzazione.

LA COMPROMISSIONE DEL RUOLO STRATEGICO DEL MEDITERRANEO

Con le nuove grandi scoperte geografiche, e soprattutto delle Americhe, tramontò la strategicità del Mediterraneo e di Venezia nei traffici commerciali a favore della navigazione sugli oceani e soprattutto a vantaggio dell’area dei Paesi del Nord Europa e dei Paesi Iberici. Entro la fine del 1500 il mare tra le terre, come ci suggerisce l’etimo del Mediterraneo, “medius terrae”, dall’antichità fulcro dei legami commerciali e della rete di scambi tra Oriente e Occidente, tra i tre continenti Africa, Asia ed Europa, visse un progressivo processo di emarginazione, a fronte di traffici oceanici che si dilatarono e relazioni e rotte marittime che assunsero una portata globale.

LA FALSIFICAZIONE DEI PRODOTTI VENEZIANI

Il colpo fatale all’economia Veneziana, che decretò l’inizio della fine dei commerci, venne inferto dagli inglesi e dagli olandesi che tra il 1550 e il 1650, inondarono il mercato europeo con delle contraffazioni dei prodotti di Venezia, che venivano prodotti in altre aree, ma erano sostanzialmente cianfrusaglie di basso costo con falsi marchi veneziani.

Infine, seppur ancora splendete centro culturale, ma ormai ombra del suo glorioso passato, la Serenissima fu definitivamente sconfitta da Napoleone che pose fine alla Repubblica di Venezia nel 1797 con la ratifica del trattato di Campoformio.

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