Facebook risponde a Palazzo Chigi che aveva parlato di hackeraggio per il caso della story anti Renzi comparsa sul profilo del premier Conte: “Non risultano evidenze”. E Anzaldi (IV) presenta un’interrogazione al ministro Lamorgese
La faccenda della story contro Matteo Renzi comparsa ieri sul profilo Facebook del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (e rimossa dopo almeno 23 minuti, non proprio “immediatamente” come ha spiegato Palazzo Chigi) non fa che alimentare le tensioni tra il capo del governo (e il suo staff) e Italia Viva. Anche perché, alla richiesta di Jacopo Iacoboni, giornalista del quotidiano La Stampa, di commentare l’ipotesi di hackeraggio ventilata da Palazzo Chigi per spiegare la comparsa di “una storia che non è mai stata autorizzata né da Conte” né dal suo staff, Facebook ha risposto: “Dall’esame del caso non ci risultano per il momento evidenze di hackeraggio della pagina Facebook di Conte”.
La formazione renziana vuole vederci chiaro. Il deputato Michele Anzaldi, da mesi molto critico della comunicazione governativo sotto la regia di Rocco Casalino, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, visto che “risulta che la presidenza del Consiglio abbia presentato denuncia alla Polizia Postale, sebbene l’eventuale hackeraggio del profilo del presidente del Consiglio configuri evidenti profili di pesante gravità anche per la sicurezza nazionale, considerando che il premier è anche titolare della delega sui servizi segreti”.
L’onorevole Anzaldi ha chiesto al ministro se “non reputi doveroso avviare immediatamente attraverso la Polizia Postale le dovute verifiche, affinché sia fatta chiarezza su una vicenda opaca e grave, anche per il coinvolgimento di una pagina Facebook collegata alla campagna d’odio informatica contro il presidente [Sergio] Mattarella a maggio 2018 con le accuse di ‘impeachment’, già finita all’attenzione della Procura di Roma”.
Scrivendo questo, Anzaldi fa riferimento a quanto raccontato ieri su Formiche.net. Cioè che il gruppo Facebook collegato a quella story, denominato “Conte premier, Renzi a casa!”, è stato creato poche ore prima di quel contenuto apparso sul profilo del presiedete del Consiglio ed è amministrato da Infopolitica, una pagina collegata a un sito, informazionevera.it, non più attivo, era finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Roma come uno dei punti di riferimento della ‘tweet-storm’ a sostegno delle richieste del Movimento 5 Stelle per l’impeachment al Presidente della Repubblica nella primavera del 2018.
Inoltre, secondo quanto scrive il sito Tpi.it, “il responsabile di InformazioneVera.it era tale Piergiorgio, alias ‘Pierre’, Cantagallo, militante 5 Stelle con un grande seguito su Facebook: oltre 270mila seguaci oggi”. Cantagallo, secondo un lancio del 13 novembre 2018 dell’agenzia di stampa Adnkronos, risulterebbe essere tra i collaboratori assunti dal Gruppo M5S alla Camera dei deputati per occuparsi di social media e moderazione di gruppi Facebook.
Ecco dunque ritorniamo indietro di qualche ora, a un post su Facebook dello stesso Anzaldi. Se Palazzo Chigi ritiene che l’episodio sia dovuto a “un presunto hackeraggio, presenti subito denuncia alla Polizia postale, che così potrà indagare e verificare l’accaduto”. Altrimenti, scriveva, “saremmo di fronte all’ennesima manovra di depistaggio mediatico di cui la presidenza Conte è stata tante volte protagonista in questi mesi”. Poi l’affondo e la promessa di presentare un esposto alla Polizia postale e di depositare un’interrogazione parlamentare a nome di Italia Viva, “in quanto parte lesa”: “Se, infatti, la Polizia postale dovesse magari scoprire che dietro la pagina Facebook ‘Conte premier – Renzi a casa!’, apparsa sull’account di Conte, ci fosse un collaboratore del gruppo Camera del Movimento 5 Stelle, pagato con i fondi parlamentari per fare il moderatore dei gruppi Facebook di appoggio ai 5 Stelle, Conte cosa risponderebbe?”.