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Espulsa da scuola perché ebrea, nell’indifferenza generale

Durante le leggi razziali Liliana Segre: “Espulsa da scuola perché ebrea. Così scoprii di essere ‘diversa’”


Emerge ancora una volta quel senso di smarrimento che ha provato la bambina Liliana, amata così tanto da tutti, che d’un tratto viene esclusa dalla scuola.  Ancora oggi, a distanza di tanti anni, non si spiega le ragioni così come non si spiega quell’indifferenza delle compagne di classe (circa 25 ricorda) che non si accorsero di quel banco rimasto vuoto.

Nessuna delle sue compagne si è domandata: “Dove è finita Liliana?”.
E la maestra che si congeda da lei con una frase terribile: “Mica le ho fatte io le leggi razziali”Perché non posso più andare a scuola? Perché quella buona scuola pubblica statale milanese mi ha espulsa? Il papà e i nonni faticano a spiegarle che è per via di alcune leggi contro gli Ebrei.

Come si può spiegare ad un bambino di 8 anni che quella scuola lo ha espulso non perché indisciplinato ma perché una legge ad un certo punto ha imposto di non ammetterti più?
Liliana, esclusa dalla buona scuola pubblica statale che ha scelto, deve ripiegare per la scuola pubblica paritaria cattolica di fronte: stessa piazza, scenario differente.

Ecco come la scuola pubblica paritaria, cattolica, quella esclusiva e che esclude, d’un tratto non esclude più. Fatto sta che, dopo i campi di concentramento, sarà in questa scuola pubblica paritaria cattolica, “dalle suore” come dice lei stessa, che conseguirà la sua maturità liceale.

Spesso sono sempre le tragedie a restituire la verità dei fatti. In tempo di leggi razziali, la scuola statale  è divenuta strumento del potere.  Lo Stato aveva imposto le leggi razziale e la scuola statale ha dovuto obbedire. Ecco perché da anni vado ripetendo, e ormai siamo in tanti, che è necessario, per custodire il bene della Democrazia e rispettare la Costituzione, garantire il pluralismo educativo, perché, quando arrivano le tragedie, sono sempre i più deboli quelli che qualcuno o gli eventi decidono che vanno esclusi.

C’è il tempo della denuncia e c’è il tempo delle soluzioni, altrimenti la memoria diventa una cerimonia commovente e noi l’avremmo già tradita. 

Quei corpi denudati, quelle catene, quelle camere a gas, quel filo spinato, quell’orrore è talmente lontano che non solo non ci scomoda ma ci fa pensare che quelle minacce alla libertà che ancora oggi ci sono siano meno pericolose perché sono invisibili.
E’ necessario mantenere una lucidità di pensiero ed una ferma volontà perché davvero certi orrori non si ripetano mai più.

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