Si sarebbero potuti, ove non eliminare i problemi, quanto meno alleviarli, se – come ha fatto la Repubblica Federale Tedesca – l’Italia avesse contrattato direttamente una provvista con il fornitore, in aggiunta a quanto ottenuto dalla Commissione europea. Ma ciò avrebbe richiesto disponibilità finanziarie, immediate o quasi. Il commento di Giuseppe Pennisi
Nel mezzo di quella che, utilizzando un detto francese a proposito dell’inizio della Prima guerra mondiale, può essere chiamata una “drôle de crise”, è scoppiato anche il problema dei tempi e dei modi delle consegne del vaccino Pfizer e delle clausole, più o meno segrete, degli automatismi o meno delle penali in caso di ritardi.
In una situazione in cui sono tutti contro tutti, la “rivelazione” di dette clausole è diventata una nuova pistola per sparare a un governo già moribondo e a una Commissione europea che da molti, a ragione e a torto, viene vista non solo come arcigna ma anche come poco competente.
Il vostro chroniqueur non può essere tacciato di essere contiguo al prof. avv. Giuseppe Conte o al commissario straordinario per l’emergenza da lui nominato. È essenziale, però, di non fare di tutta l’erba un fascio e di evitare una coltre di nebbia in cui tutti i gatti diventano bigi. I contratti stipulati da Pfizer e dalle sue sorelle (Moderna e Astrazeneca) tutelano, in materia di consegne, più i produttori che l’acquirente per due ragioni. Una tecnica è relativa al fatto che trattandosi di prodotti nuovi da distribuire in enormi quantità non potevano non esserci incertezze sui modi e sui tempi della manifattura. Una strettamente commerciale: il produttore era, ed è, dalla parte del leone a ragione di esigenza fortissima ed urgentissima da parte dell’acquirente e dell’ essere praticamente in posizione di monopolio, o di oligopolio collusivo, rispetto al compratore.
Sarebbe stato possibile, nel bel mezzo di una “seconda ondata” della pandemia e nell’approssimarsi di una “terza” forse ancora peggiore a ragione di numerosi varianti (inglese, sudafricana, brasiliana e ora pare anche francese), fare il difficile e richieder una concorrenza leale e plurale quale prevista dalle stesse regole dell’acquirente, la Commissione europea? Ciò avrebbe ritardato di mesi la trattativa. È sufficiente scorrere la stampa americana – ad esempio il New York Times International di oggi – per toccare con mano che gli stessi problemi si sono verificati negli Stati Uniti (tempistica della consegna, fiale, dosi in ciascuna fiala e via discorrendo).
Si sarebbero potuti, ove non eliminare i problemi, quanto meno alleviarli, se – come ha fatto la Repubblica Federale Tedesca – l’Italia avesse contrattato direttamente una provvista con il fornitore, in aggiunta a quanto ottenuto dalla Commissione europea. Ciò avrebbe richiesto disponibilità finanziarie, immediate o quasi.
Stiamo finanziando tutto in deficit, dal reddito di cittadinanza alle varie forme e modalità di ristori. Il debito pubblico sta per sfiorare il 160% del Pil e se non fosse per il programma speciale della Banca centrale europea (Bce) saremmo già travolti da una crisi finanziaria peggiore di quelle del 1992 e del 2011. Avremmo potuto utilizzare lo sportello sanitario del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Ma come è noto, in materia c’è un veto tra il teleologico ed il teologico del Movimento Cinque Stelle (M5S).