In un’intervista Heiko Maas, il ministro degli Esteri di Angela Merkel, punta il dito contro Donald Trump per il tumulto a Capitol Hill e rilancia la cooperazione transatlantica con Biden, “ora un Piano Marshall per la democrazia”. Così si ricuce la frattura fra Washington DC e Berlino
Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, insieme al presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e alla cancelliera Angela Merkel, ha puntato il dito contro il presidente Usa uscente Donald Trump ritenendolo in parte responsabile di quanto accaduto a Capitol Hill il 6 gennaio scorso.
“Trump e i suoi sostenitori dovrebbero finalmente accettare la decisione degli elettori americani e smettere di calpestare la democrazia”, ha twittato quel giorno Maas, accusando inoltre il presidente Usa di pronunciare “parole sordide” che possono trasformarsi “in azioni violente”, come accaduto all’interno del Campidoglio di Washington e anche sui gradini del Reichstag, in Germania, con Adolf Hitler.
ACHTUNG!
Maas nei giorni successivi all’attacco ha lanciato una serie di moniti sulla scia delle parole del presidente eletto Joe Biden, che ha parlato di un attacco alla democrazia senza precedenti.
Il ministro dell’Spd ha affermato: “La retorica populista ha conseguenze reali e mortali. Questo deve essere un campanello d’allarme per i democratici di tutto il mondo – soprattutto per chi non l’ha ancora capito”. E per non dare spazio ai “nemici della democrazia” Maas ha detto che Biden può contare sulla Germania nella lotta per la democrazia.
“Senza democrazia negli Stati Uniti, non c’è democrazia in Europa”, ha chiosato. E per questo uno dei più grandi compiti di Usa e Europa è quello di arrivare alle radici della divisione sociale dei Paesi occidentali. Il ministro degli Esteri del quarto gabinetto Merkel ha proposto una strada: un Piano Marshall congiunto per la democrazia.
PIANO MARSHALL DELLA DEMOCRAZIA
Heiko Maas ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur di essere “pronti a lavorare con gli Stati Uniti su un Piano Marshall congiunto per la democrazia”. Durante la campagna elettorale, Biden aveva già annunciato un “vertice globale per la democrazia”, da attuare nel corso del primo anno del suo mandato, per contrastare la minaccia ai valori comuni degli Stati democratici.
La Germania, spiega Maas, stava lavorando nella stessa direzione con l’ “Alleanza per il Multilateralismo”, di cui si era iniziato a parlare ad aprile durante la prima fase della pandemia con l’obiettivo di creare una maggiore e rafforzata cooperazione internazionale e solidarietà globale.
Secondo Maas, infatti, “solo così potremo preservare la fede nella democrazia come forma di governo più umana e nel potere persuasivo della scienza e della ragione (…) non ci sono partner migliori e più vicini che l’America e l’Europa”.
USA-UE: LA RICOSTRUZIONE
Con l’inizio della presidenza Biden comincerà un nuovo corso delle relazioni Usa-Ue, a tratti zoppicanti durante i quattro anni a guida Trump. Nelle parole del ministro degli Esteri della potenza più importante dell’Unione Europea, si legge la volontà di un cambio di passo su più fronti nell’ambito della politica estera.
Dopo che a fine anno Cina e Ue hanno firmato il “Comprehensive Agreement on Investment” (CAI), l’accordo bilaterale per gli investimenti, in molti si sono preoccupati di uno sbilanciamento europeo a favore della Terra di Mezzo.
Il discorso di Maas, soprattutto quando fa riferimento alla democrazia europea come speculare a quella americana, sembra aprire la strada a una nuova diplomazia atlantica e sono una spia non irrilevante della forte interdoipendenza che ancora c’è, e continuerà ad esserci, fra un lato e l’altro dell’Oceano atlantico.