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Piera di Stefano: cos’è l’innovazione per l’Avvocato del Web®

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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Piera di Stefano: cos’è l’innovazione per l’Avvocato del Web®

“Mai aver paura di essere sé stessi”. È una frase che accompagna la vita di Piera Di Stefano, sin dai tempi del liceo. Avvocato penalista, si occupa di reputazione on line, crimini informatici e privacy. Nel 2012, con l’avvocato Michele Di Somma, ha creato il servizio T.R.ON® (Tutela della Reputazione Online), per riabilitare l’immagine digitale di imprenditori, professionisti e aziende, e nel 2017 il progetto Avvocato del Web®, presentato a Milano presso la Confcommercio in occasione del primo convegno nazionale “Le Professioni del Futuro” e concepito come una Rete di professioni e competenze legali, informatiche, di marketing e comunicazione in materia di web e nuove tecnologie. Autrice di numerose pubblicazioni su diritto e nuove tecnologie, fa parte del comitato scientifico di Consumerismo, di cui coordina il dipartimento di Web Reputation e Privacy, è responsabile dell’area Digital Reputation di Civiltà Digitale, ha fatto parte del team legal (Tavolo Trasparenza) del progetto blockchain del Comune di Napoli ed è co-organizer del movimento Legal Hackers Campania.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R.  L’innovatore per me è la persona che riesce ad adattare ciò che già c’è al mondo che cambia. Ha il coraggio dei propri pensieri, è capace di aprirsi agli altri, ha la pazienza di osservare, ascoltare ed imparare senza perdere la propria “unicità”. È colui che non smette mai di farsi domande su ciò che sta succedendo intorno a sé e nel mondo perché vuole far parte del cambiamento, attivamente e con azioni di valore

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. In tutta onestà, è una domanda alla quale trovo difficile rispondere. Potrei dire che sarà l’intelligenza artificiale, ma stiamo parlando di qualcosa che già esiste e opera attivamente nelle nostre vite, più di quanto si possa immaginare. Gli scenari che potrebbero prospettarsi all’orizzonte sembrerebbero quelli suggeriti da lungometraggi hollywoodiani di qualche decennio fa. Pazzesco? Forse, ma è già successo. Francamente, ho parecchi timori nello spingere lo sguardo molto in là perché se l’essere umano è in crisi, come lo è tutt’ora, questo potrà inevitabilmente condizionare in negativo tutta l’evoluzione tecnologica dei prossimi anni. Ecco perché credo fermamente nella visione di Brunello Cucinelli, l’imprenditore illuminato, secondo cui l’innovazione più grande che si potrà mai realizzare nel prossimo futuro sarà mettere in armonico contatto Umanesimo e Tecnologia.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R.  Credo sia tirar fuori il meglio da ciascuna persona che ne fa parte, stimolarne la motivazione, la passione, e allo stesso tempo essere per gli altri componenti un punto di riferimento in grado di fungere da terreno di confronto. Il leader tiene unita la “squadra”, la conduce verso obiettivi condivisi, ma ha anche la saggezza e il coraggio di assumere su di sé la responsabilità di decisioni infelici.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R.  Il mio dominus, l’avv. Danilo Zanasi del foro di Bologna. Dopo la perdita di mio padre, avvenuta quando ero poco più che sedicenne, avevo ritrovato in lui una guida, un maestro di vita, giurista sopraffino, pieno di amore per la cultura, onesto e corretto con tutti, appassionato e verace. Mi ha letteralmente “spezzato la schiena”, con un praticantato che mi ha visto andare su e giù con lui per l’Italia e anche all’estero, ma mi ha insegnato la nobiltà di questa professione, che poggia su valori umani straordinari e profondi. Lo rimpiango ogni singolo giorno, così come rimpiango mio padre, colui che mi ha insegnato a non avere paura della “diversità”.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R.  La mia più grande paura è non avere la possibilità di riparare ad un errore fatto. Sin da ragazza ho sempre affrontato a testa alta le conseguenze delle mie azioni, attivandomi per rimettere le cose a posto. La mia più grande speranza è che i giovani riscattino questo mondo, con il loro entusiasmo e la loro rabbia positiva. Credo moltissimo in loro.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R.  Da un paio d’anni ho avviato nuovi progetti con ISDC (International Security & Digital Council), ideato da Giovanni Caria, Filippo Rossi e Massimo Lucidi (di cui sia io che il mio socio, Michele Di Somma, siamo co-fondatori, unitamente ad Alessandro Benvegnù e Giambattista Vieri), in materia di cybersecurity, con Consumerismo No Profit, di Luigi Gabriele, in materia di tutela della reputazione on line e della privacy di consumatori e piccole imprese, e con Civiltà Digitale, di Diego Padovan, sulla digital reputation. Al contempo, continuerò a sviluppare, con il mio inseparabile socio, coadiuvati dal nostro consulente d’impresa e formatore, Alfonso Maresca, il progetto “Avvocato del Web®”, rafforzando ed implementando collaborazioni con le più diversificate competenze ed esperienze su tutto il territorio nazionale. Crediamo moltissimo nel networking perché le soluzioni ai problemi che nell’era delle nuove tecnologie cittadini ed aziende si trovano ad affrontare richiedono un approccio multidisciplinare e abilità non solo esclusivamente “tecniche”. Ci vuole elasticità, in tutti i sensi, e bisogna essere pronti a cogliere anche le più piccole sfumature. L’innovazione e, in generale, la capacità di cogliere nei cambiamenti vere opportunità sono da sempre una questione di “mindset”, come dicono i neuroscienziati.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R.  Provo emozioni indescrivibili e totalizzanti quando, guardando negli occhi coloro che incontro, capisco che c’è empatia e voglia di imparare da entrambe le parti. Vado letteralmente in bestia quando vedo persone compiere deliberatamente azioni scorrette nella convinzione, financo dichiarata, che non sia così.

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