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Soldati cinesi a scuola di inglese? Ecco i messaggi di Pechino

“Siete circondati”, oppure “allontanatevi immediatamente” sennò “intraprenderemo ulteriori azioni”. È questo l’inglese che i soldati dell’Esercito popolare di liberazione stanno apprendendo durante le esercitazioni nel Mar cinese meridionale. L’obiettivo è “evitare incomprensioni” con altre forze armate, anche se…

I soldati della Cina vanno a scuola di inglese. L’obiettivo ufficiale è evitare incomprensioni con altre Forze armate durante incontri imprevisti o sgraditi, ormai sempre più frequenti nelle acque contese su cui il Dragone rivendica la propria sovranità. Eppure, nelle immagini diffuse dalla tv di Stato, e rilanciate dai media a diffusione globale come South China Morning Post o Global Times, l’inglese insegnato ai militari cinesi non è proprio in stile Oxford.

“Circondato, sei circondato”, esclama un militare delle forze anfibie, acqua alla vita e fucile spianato verso il collega che in quel momento personifica il malcapitato nemico, effettivamente circondato da una decina di soldati. “Vi avverto nuovamente, allontanatevi subito o saranno intraprese ulteriori azioni delle cui conseguenze sarete i soli responsabili”, avverte una militare dal sistema di comunicazione radio di un’unità navale, rivolgendosi ancora una volta all’ipotetico “nemico”.

Le scene si riferiscono a un contesto preciso: il Mar cinese meridionale. Secondo Cgtn, le lezioni sono organizzate dal Comando per il teatro del sud, “in prima linea nella salvaguardia dei diritti e nel mantenimento della pace e della stabilità regionale”. L’apprendimento della lingua sarebbe dunque funzionale a garantire reciproca comprensioni con altre forze che si muovono nell’area.

A giudicare dai video rilasciati, i messaggi appresi dai militari cinesi non sarebbero poi così concilianti. Si riferiscono tutte a manovre addestrative avvenute “di recente” intorno alle isole Paracelso. L’arcipelago, situato nelle acque a sud-est dell’isola di Hainan, è contesto tra Cina, Taiwan e Vietnam, con il peso militare di Pechino a pesare a suo favore sin dall’occupazione nel 1974.

La tensione nel Mar cinese meridionale si è stabilizzata da tempo su picchi alti. A difesa della libertà di navigazione sulle acque internazionali, gli Stati Uniti hanno identificato il bacino come prioritario nella strategia di contenimento alle ambizioni di Pechino, procedendo sia con il rafforzamento dei rapporti con gli alleati regionali (Taiwan in testa), sia con il potenziamento della presenza militare. La scorsa estate 400 paracadutisti americani hanno popolato l’area della base Andersen di Guam, isola militarizzata nel Pacifico. Negli stessi giorni, nel Mar cinese meridionale due portaerei Usa si sono esercitate al largo delle Filippine, con un bombardiere B-52 avvistato nella stessa zona. Le ultime manovre risalgono a tre settimane fa, quando due cacciatorpediniere di base in Giappone si sono indirizzati oltre lo stretto di Taiwan.

La Cina non è da meno. Pechino non riconosce quelle acque come internazionali e continua da anni a incrementare la sua assertività tra atolli artificiali, basi militari e potenziamento della flotta. A metà aprile, in piena emergenza Covid-19, la Marina cinese ha varato a tempi record la sua seconda Type 075, nave d’assalto anfibio che concorrerà a potenziare la proiezione su tante acque contese. In tutto questo non sono mancati incontri sgraditi, ragion per cui i militari di Pechino studiano ora appropriate espressioni inglesi.

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