Chi tra i top manager ha avuto la migliore reputazione online nell’anno che si è appena concluso? A rivelarlo, la classifica Top Manager Reputation, l’Osservatorio permanente di Reputation Science sulla reputazione online dei vertici delle aziende attive in Italia.
Al primo posto Francesco Starace (73,62), AD di Enel, che ha comunicato molto su ambiente e sostenibilità. Segue con 71,13 punti John Elkann, Presidente di FCA, grazie alla fusione tra FCA e Peugeot.
Al terzo posto troviamo Urbano Cairo, AD e Presidente di Cairo Communication con 67,02 punti.
Dopo di lui, Carlo Messina (66,78), AD di Intesa Sanpaolo, protagonista della fusione fra Intesa e Ubi. Quinto posto per Claudio Descalzi, AD di Eni, con 62,50 punti, mentre in sesta posizione troviamo Giorgio Armani con 60,49 punti. Il settimo posto è dell’AD di Poste Italiane Matteo Del Fante (60,45); chiudono la top ten Remo Ruffini (59,28) – AD e Presidente di Moncler -, il CEO di Snam Marco Alverà (58,25) e Luigi Ferraris (57,20), che nel frattempo ha lasciato la carica di AD in Terna.
“In un anno così complicato- spiega Andrea Barchiesi, CEO di Reputation Science- è emerso un trend molto chiaro: la figura del top manager è in evoluzione passando da guida dell’azienda a riferimento anche per la società, una leadership attiva, che scende in campo, si sporca le mani, dice cose anche scomode e non resta arroccata dietro una scrivania. Come Giorgio Armani che ha dichiarato che “le donne oggi sono regolarmente stuprate dagli stilisti, e mi ci metto anch’io”, aprendo un dibattito sul ruolo del corpo femminile nella moda. Oppure la proposta di un “nuovo contratto sociale con il Creato” avanzata da Brunello Cucinelli o ancora l’Ad di Enel Francesco Starace che ha firmato, insieme ad altri top manager europei, una lettera alle istituzioni Ue per chiedere un’Europa più resiliente, digitalizzata, prospera e sostenibile. Guardando Oltreoceano, le mobilitazioni pro Black Lives Matter e il sostenere l’importanza del voto alle ultime elezioni presidenziali sono il simbolo di un cambiamento in corso da tempo. Si sta facendo largo l’idea che il brand non debba essere finalizzato solo al profitto, ma debba avere uno scopo all’interno del tessuto in cui opera, in tal senso la reputazione oggi non si costruisce solo con le performance ma deve abbracciare uno scopo, una visione del mondo.”