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Trump rischia l’impeachment, ma in tribunale lo condannerebbero? Forse no…

Oltre (forse) all’impeachment che cosa rischia Trump per quel discorso che ha scatenato le violenze a Capitol Hill? Poco. Le accuse sono facilmente difendibili in ogni tribunale in nome del Primo emendamento, ha spiegato un giurista a NBC News

Il discorso di Donald Trump è “difendibile probabilmente in ogni tribunale, tranne, forse, in Senato”. È il titolo — e le conclusioni — di un articolo pubblicato sul sito della NBC News. A firmarlo è l’avvocato Danny Cevallos, esperto legale dell’emittente statunitense. Che, per chi non lo sapesse, fa parte non di un network trumpiano bensì di Comcast, gruppo che compare nella lista dei donatori del comitato per l’inaugurazione della presidenza di Joe Biden ed è guidato da Brian L. Robert, finanziatore della candidatura presidenziale di Hillary Clinton nel 2016.

IL PRIMO EMENDAMENTO

Il giurista analizza la dimensione legale del discorso con cui il presidente uscente ha aizzato i suoi sostenitori prima dell’assalto a Capitol Hill. “Incitamento all’insurrezione” è l’accusa con cui la Camera dei rappresentanti guidata dalla dem Nancy Pelosi che ha dato il via libera al secondo impeachment per Trump e che potrebbe avviare anche processi nei tribunali del Paese. Trump potrebbe evitare già la condanna del Senato alla luce del Primo emendamento, che garantisce la libertà di parola. “Non c’è dubbio” che “non sia assoluta”, scrive l’esperto sguainando diverse sentenze per spiegare che difficilmente i tribunali statunitensi potrebbero condannare il presidente (come sostenuto da diversi promotori dell’impeachment).

L’INTENTO DELL’ORATORE

Alla luce delle sentenze, il nocciolo della questione è l’obiettivo dell’oratore: “Deve avere l’intento di impegnarsi nella condotta criminale”, scrive il giurista. Che continua: “Alcuni sosterranno che l’intento di Trump era evidente nel suo uso di parole come ‘forza’ e ‘lotta’. Potrebbe essere”. Tuttavia, aggiunge, “i tribunali hanno difeso discorsi probabilmente più violenti in altri casi. Affermazioni come ‘Ci riprenderemo la strada’ e ‘Se sorprendiamo qualcuno di voi che entra in questi negozi razzisti, vi spezzeremo il maledetto collo’ sembrano più vicine a sostenere la violenza rispetto al linguaggio nel discorso di Trump”.

LA QUESTIONE DELL’IMMINENZA

E se anche ci fossero prove che Trump intendesse arrivare alle violenze con quel discorso, e proprio quelle a Capitol Hill, c’è la questione dell’imminenza, non solo di tempo ma anche di spazio, richiesta per l’incitamento. “Nessuna violenza è stata segnalata al comizio di Trump, che si è tenuto a all’Ellipse. Il Campidoglio è a più di un miglio di distanza. L’invasione del Campidoglio è avvenuta chiaramente dopo la manifestazione, ma non pochi secondi dopo la manifestazione e non nello stesso punto della manifestazione”.

IL REQUISITO DELL’UNANIMITÀ

Infine, non si possono dimenticare due aspetti. Il primo: una giuria popolare deve esprimersi all’unanimità per condannare qualcuno, a differenza del Senato nei casi di impeachment, dov’è richiesta la maggioranza dei due terzi. Il secondo, conclude Cevallos: “Una giuria nel processo penale è vincolata dallo standard del ragionevole dubbio”, il Senato no.

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