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Un ministro per il Recovery? Meglio mai che tardi. Scrive Pennisi

Se ne parla da tempo, ora anche nelle stanze del governo. Serve davvero istituire un ministro per gestire i fondi del Next Generation Eu? Verifica di maggioranza a parte, c’è bisogno di una nuova poltrona da affiancare al Mef? I dubbi nell’analisi di Giuseppe Pennisi

Tra le idee che pullulano tra le varie proposte per portare a termine una «verifica» di Governo c’è quella dell’istituzione di una nuova «poltrona», anzi «poltronissima» che se «senza portafoglio».

Alla «poltrona» (si fa il nome di Andrea Orlando come candidato) mancherebbe il dicastero, ma non sarebbe povera: avrebbe in dote la Recovery and Resilience Facility del Next Generation EU.

L’idea di un ministro per la Recovery and Resilience Facility è stata proposta in un documento dell’Assonime e snobbata in una primo momento dalla politica. Ritorna in vita ora che sembrano necessarie «poltronissime» per fare quadrare la «verifica» di Governo.

Nella concezione iniziale del documento Assonime, il ministro «senza portafoglio» era essenzialmente un punto di raccordo tra le varie amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province autonome, i comuni, da un lato, e le istituzioni dell’Unione europea (Ue), dall’altro. Poco più di un Junion minister nel lessico britannico. Ora si pensa a qualcosa di più, o di molto di più, per essere appetibile ad un personaggio di rango di uno degli azionasti di peso del Governo.

I due interrogativi di fondo e se ce ne è bisogno (se non per fare giungere in porto le alchimie della «verifica» e quale sarà l’interazione tra il nuovo ministro per il Recovery o Ministro per la Ripresa ed il ministro dell’Economia e delle Finanze che ha comunque assunto una posizione di «primus inter pares» nella preparazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Tanto più che in quasi tutti gli altri Stati dell’Unione europea (Eu) che dovrebbero beneficiare di finanziamenti a valere sul Next Generation Eu è il ministro dell’Economia e delle Finanze a tirare le fila. In Francia – è vero – è stato ricostituito per la bisogna il Commissariat au Plan, che era stato incorporato nel ministero dell’Economia e delle Finanze nel 1986 e sciolto nel 2006; il Commissaire au Plan creato il primo settembre 2020 per la Recovery and Resilience Facility noon ha una struttura propria, si avvale di quella del Ministero ed ha tempo completato il programma e presentato progetti sulla base di «parametri di valutazione» e «criteri di scelta» predisposti con apporto tecnico e discussi all’Assemblea Nazionale.

Il nuovo ministro, se arriva, giunge sia troppo tardi sia troppo presto. Troppo tardi perché il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha appena completato la terza bozza del Pnrr. Troppo presto perché sino all’approvazione del Pnrr da parte delle istituzioni europee avrebbe essenzialmente il ruolo di una casella postale.

In breve, non pare essere una grande idea.

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