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Usa, perché la democrazia (non) è morta

Di Andrea Manciulli ed Enrico Casini

Nella reazione immediata, durissima dell’America all’assalto al Congresso c’è tutta la solidità della democrazia americana. Da qui deve ripartire Joe Biden. L’analisi di Andrea Manciulli ed Enrico Casini, presidente e direttore di Europa Atlantica

La giornata di ieri, negli Stati Uniti, era cominciata con la storica vittoria dei Democratici alle elezioni per il Senato in Georgia, sugellata dall’elezione del primo Senatore afroamericano nella storia dello Stato, e sarebbe dovuta proseguire nel segno della proclamazione, attraverso la ratifica del Congresso, della vittoria elettorale di Joe Biden.

Ma come il mondo intero ha potuto vedere, la cronaca della giornata è stata sconvolta dall’incredibile e gravissimo assalto di gruppi di sostenitori di Donald Trump al palazzo del Campidoglio, dove erano in corso le votazioni per la ratifica del voto dei Grandi Elettori che avevano confermato la vittoria del 3 novembre di Biden.

La cronaca dei fatti è ormai nota a tutti: dalla manifestazione di piazza degli ultimi sostenitori di Trump al comizio dello stesso Trump, fino alla marcia verso Capitol Hill e l’assedio del palazzo con l’irruzione successiva al suo interno in diretta televisiva.

Ciò cui abbiamo assistito sgomenti, durante la notte, è stato un autentico assalto contro le istituzioni democratiche e la democrazia stessa, che stamani, a poche ore dai fatti, la stampa e i media americani e occidentali condannano senza mezzi termini  (basta dare un occhio alle prime pagine dei quotidiani americani ed europei) e condannano in molti casi i comportamenti e le parole di Trump.

Come evidenziato da molte testate internazionali e americane, il legame tra quanto accaduto ieri e  alcune dichiarazioni del presidente uscente, fatte ieri durante il comizio di fronte ai suoi sostenitori, non può essere minimizzato. Le differenze, legittime, tra idee e orientamenti politici, tra destra e sinistra, che in democrazia necessariamente devono esistere, non possono però portare a non condannare con nettezza fatti o dichiarazioni che  invece possono essere irrispettosi delle istituzioni e delle regole democratiche.

Biden, presidente eletto, ha tenuto un discorso in diretta televisiva in cui ha attaccato duramente i responsabili di questi fatti, ha chiesto a Trump un intervento immediato, e ha parlato apertamente di “insurrezione”. Ma ha anche ribadito, giustamente, pur nella drammaticità del momento, come questi atti gravissimi fossero il frutto di pochi, un gruppo di “sediziosi che non accetta la legge”, una minoranza che non rappresenta e non rappresenterà mai la maggioranza del popolo americano e la vera America.

Popolo americano invece offeso e atterrito da quanto stava accadendo nella capitale del Paese. Gli eventi di stanotte sono stato il frutto di gruppi di fanatici, pericolosi, che hanno dato l’assalto al palazzo simbolo del parlamentarismo americano e della sua democrazia plurisecolare, armati, infervorati, in gran parte appartenenti ai gruppi di estremisti, tra radicali di estrema destra e complottisti.

La reazione del resto dell’America, come quella del mondo libero e dei rappresentanti dei paesi democratici non si è fatta attendere. La preoccupazione, la rabbia,  e la durissima condanna verso quanto stava accadendo da parte del mondo politico americano, a partire da molti esponenti del Partito Repubblicano, è stata immediata: molti di essi oltre a subire direttamente questi fatti, con l’evacuazione del Campidoglio, e oltre a condannare duramente quanto avvenuto, si sono dissociati, sempre di più, anche da Trump. A partire dal vicepresidente uscente Mike Pence, che già ieri aveva rifiutato le pressioni del presidente uscente.

Ma è l’America tutta che ha condannato duramente l’accaduto, non solo i suoi rappresennati istituzionali. E forse, proprio nella sua reazione immediata, durissima, è visibile e concreta la forza della vitalità democratica del paese tutto e l’essenza stessa della sua democrazia. Oggi ferita, da un evento senza precedenti, ma sempre forte e in grado reagire prontamente contro il manipolo di fanatici che hanno provato di attentare alla sua integrità.

Dopo la paura e il blocco dei lavori del Congresso, dopo l’attacco, gli scontri, e le indegne immagini di “bivacco” dei fanatici nell’aula, nei corridoi, negli uffici del Campidoglio, l’ordine sembrerebbe essere stato ristabilito, con un prezzo altissimo di vittime, feriti, arrestati e la ratifica dei risultati finali delle elezioni presidenziali, stato per stato.  Il bilancio, al momento, di questi tragici fatti è di 4 morti e numerosi feriti.

La cosa che sembra però più grave, al momento, è soprattutto la ferita aperta,  che rimane nel paese, che quanto prima il nuovo Presidente, la sua amministrazione, la politica americana, dovranno cercare di guarire. Sarà un compito difficile e lungo, in un paese diviso da mesi di falsità e propaganda, ma che siamo certi vedrà Biden affiancato dalla parte migliore dell’America.

In queste ultime ore, a Washington, si discute anche della possibilità che Trump possa essere rimosso dalla sua carica e, ovviamente, infuriano le polemiche per quanto accaduto, anche rispetto all’impreparazione delle difese del Campidoglio. La capitale è sotto coprifuoco da stanotte, e resterà probabilmente ancora altri giorni in questo stato.

Ma è evidente, oltre le polemiche e i chiarimenti doverosi che nelle prossime ore le autorità dovranno di cercare e dare, su quanto accaduto, che questo attacco alla democrazia e ai suoi simboli sarà respinto con fermezza. Per questo è importante la reazione emersa subito nel paese e nelle sue istituzioni, e anche quella immediata arrivata dai rappresentati della Nato, dall’Unione Europea, da tutti i paesi alleati degli Usa.

Adesso, dopo quanto accaduto, è fondamentale che intorno al presidente eletto si stringa quanto più possibile un popolo ampio, in difesa dei valori della Democrazia e dello Stato di diritto. Biden avrà davanti un compito difficile, nel dover ricucire le ferite e fratture che in questi anni si sono aperte nel paese. Siamo sicuri però, che al di là delle differenze e delle diversità, anche dopo quanto visto in queste ore e dopo i colpi di coda violenti di questo estremismo populista, avrà al suo fianco la stragrande maggioranza del Paese e dei democratici di tutto il mondo.

Forse mai come oggi è venuto il momento per tutti di rilanciare le ragioni della democrazia e del diritto, non solo in America, ma ovunque, partendo dalla patria che ancora oggi rappresenta la terra dei diritti e delle libertà, per difendere la nostra libertà e il nostro futuro contro l’ignoranza, la violenza e ogni forma di estremismo.

Da questi eventi dobbiamo cogliere invece l’occasione per rilanciare, insieme, con forza e coraggio, il valore della democrazia e il senso più alto della politica e delle istituzioni. Dopo anni in cui politica e istituzioni sono state talvolta denigrate o offese, è importante invece riscoprire e rafforzare il loro valore più profondo, fatto di rispetto reciproco, rispetto delle regole e delle procedure, responsabilità e difesa dei valori costituenti della democrazia. Si tratta dei fondamenti comuni del progetto che è alla base del nostro vivere civile e dell’idea stessa di Occidente che noi tutti, oggi, siamo chiamati a difendere e promuovere.

 



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