Skip to main content

30 anni dopo, tutte le crepe del blocco di Visegrad

Di Giulia Gigante
30 anni visegrad

I primi ministri di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca si sono riuniti per celebrare l’alleanza siglata nel 1991. Alla presenza del presidente del Consiglio europeo, hanno evidenziato i grandi successi collezionati nel corso del tempo, ma nel percorso del blocco dei paesi dell’Est non mancano le crepe

Location, protagonisti, intenti e macerie rendono il “patto di Visegrad” una pellicola storica alquanto suggestiva. Il muro di Berlino viene giù il 9 novembre del fatidico 1989. Il crollo del socialismo reale comporta il decesso dell’orso russo, dei suoi stati satelliti e del mondo diviso in due dai vincitori del secondo conflitto mondiale, a Jalta. I promotori del futuro V4 si riuniscono il 15 febbraio 1991, presso il castello di Visegrad; luogo che nel 1335 ospitò il Congresso omonimo, quando Giovanni I di Boemia, Carlo I d’Ungheria e Casimiro III di Polonia decisero di dar vita a nuovi canali commerciali che decentrassero i poteri di Vienna.

La tavola rotonda (da non confondere con la strategia di non belligeranza promossa dal ministro Czesław Kiszczak per sedare le rivolte dei lavoratori polacchi) riunì Lech Wałęsa, il poeta Václav Havel e il premier Joszef Antall. Sia il front-man di Solidarnosc, reduce dagli scioperi nel cantiere di Danzica e dal braccio di ferro con le autorità polacche ancora devote al Cremlino, che Vàclav Havel, uno dei cinque autori di Charta 77, redatto alla fine della Primavera di Praga, condividevano un’avversione viscerale nei confronti dei sovietici. Da qui, scaturisce il comune intento di introdurre i rispettivi Paesi nella compagine occidentale, così da poter ripristinare la piena indipendenza da Mosca, garantendo la costruzione di una democrazia parlamentare, di un moderno Stato di diritto, di un’economia di libero mercato, e soprattutto il coinvolgimento nel sistema di sicurezza e di diritto europeo.

Questo mese, i primi ministri di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, si sono riuniti per celebrare l’alleanza siglata trent’anni fa. Alla presenza del presidente del Consiglio europeo, hanno evidenziato i grandi successi collezionati nel corso del tempo, dichiarando che non sono mai state perse di vista le ragioni per cui tale gruppo è stato costituito: rimuovere lo spettro del comunismo, accompagnare i paesi del V4 verso l’adesione alla Nato e quindi all’Unione europea.

Tuttavia, il percorso del blocco di Visegrad, è segnato da impercettibili crepe e da contraddizioni intra-europee. Al di là della sospensione di Fidesz dalla “grande famiglia” dei popolari europei, di Tamás Deutsch che ha paragonato la clausola sullo Stato di diritto, applicata all’erogazione dei fondi del Recovery Fund, alla repressione nazista e comunista; oltre all’euroscetticismo promosso da “Diritto e Giustizia” in Polonia, vi è una palese discrepanza interna. Anzi, un cortocircuito geopolitico. Polonia e Repubblica Ceca sono affidabili alleati degli Usa, mentre Slovacchia e Ungheria vengono etichettati dagli americani come “tiepidi alleati”. Infatti, l’Ungheria di Orbàn, detiene ambigui rapporti economici con l’impero celeste, tant’è vero che nel 2011 Budapest ospita il più grande centro logistico di Huawei.

Ma se abbandoniamo la collocazione internazionale dei quattro, per analizzare i loro rapporti con l’Ue, riscontriamo un ulteriore cambio di casacche: Polonia e Ungheria occupano una posizione euro-critica, Slovacchia e Repubblica Ceca quella euro-pratica. Ed è giusto, a distanza di trent’anni, mettere in risalto le contraddizioni maturate in seno al club dell’Europa di mezzo. Perché, nonostante l’unione ostentata il 17 febbraio dai premier del V4, il carattere eterogeneo delle ambizioni dei quattro Stati rischia di compromettere le ragioni fondative del gruppo.

Come conciliare la presa di posizione del ministro degli Esteri slovacco Ivan Korcok con le rassicuranti parole proferite da Morawiecki riguardo l’indiscutibile coesione del blocco? Korcok, come riportato dalla stampa estera, ha dichiarato che insistere e investire su un’azione politica comune del V4 non è una buona idea. “Perché cosa succederebbe se tutti in Europa facessero lo stesso? Quanto agli “appelli all’unione per fornire un modello alternativo di governance e integrazione non sono nell’interesse della Slovacchia”.

Eppure, durante la celebrazione, i quattro premier hanno assicurato di voler implementare i rapporti con altri Paesi, con un occhio di riguardo per i Balcani, ancorandosi all’iniziativa dell’Intermarium. E ancora, si dichiarano uniti nel perseguire una serie di obiettivi ben precisi: metter su una stretta collaborazione nella lotta contro il Covid-19, agevolando la ripresa post-pandemica; estendere il mercato unico dell’Ue, contribuire ad un’ulteriore sviluppo della cooperazione transfrontaliera nell’ambito dei programmi Interreg, promuovere la diversificazione energetica e la sicurezza dell’approvvigionamento, ripristinare il corretto funzionamento dello spazio Schengen, arginare i flussi migratori, rafforzare le relazioni transatlantiche, sostenere le regole e i principi del multilateralismo, anche tramite il supporto della presidenza polacca dell’OSCE nel 2022.

Per di più, i quattro, dichiarano la loro disponibilità “ad aumentare il bilancio annuale del Fondo Internazionale Visegrad a 10 milioni di euro per consentire l’ulteriore sviluppo delle sue attività operative nel settore della mobilità giovanile (parlano di “Generazione V4”) e di incrementare la sua visibilità al fine di promuovere il V4 tra le generazioni future.”

Insomma, la mitopoiesi di Visegrad, la sua genesi “epica” e le attuali divergenze, possono essere riassunte in un verso del buon Petrarca: “E nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio”. È troppo presto per stilare bilanci e valutazioni definitive, il Gruppo di Visegrad ha ancora tanto da dimostrare e innumerevoli ruoli da recitare sulla scena europea. Certo è che se il sole sorgerà sempre a est, il beneficiario della sua luce e del suo splendore sarà sempre l’ovest.

×

Iscriviti alla newsletter