Ecco cosa si è detto durante l’evento sugli Accordi di Abramo organizzato dalla Fondazione Einaudi. Sono intervenuti gli ambasciatori in Italia di Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Israele e Marocco. E, tra gli altri, il consigliere per la politica estera di Netanyahu e l’ex presidente del Parlamento europeo Tajani
“Gli accordi di Abramo, una speranza per il futuro” è il titolo del webinar organizzato oggi dalla Fondazione Luigi Einaudi e introdotto dal presidente Giuseppe Benedetto.
IL PRIMO PANEL
I lavori sono stati divisi in due panel. Il primo è stato moderato dall’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, ex ministro degli Esteri, che ha definito gli Accordi che hanno portato, grazie anche alla spinta statunitense, alla normalizzazione dei rapporti tra Israele e diversi Stati arabi come il “più rivelante sviluppo per la sicurezza, la pace e lo sviluppo regionale e globale. Sono frutto non dell’uso della forza ma di sforzi diplomatici e volontà politica di superare i contrasti”.
Secondo Omar Obeid Mohamed Alhesan Alshamsi, ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Italia, gli Accordi sono “una pietra miliare” nella regione, e confermano la volontà degli Emirati Arabi Uniti per la coesistenza e la prosperità. Parole chiave anche del prossimo Expo Dubai 2021, che potrà essere occasione anche per rafforzare i legami tra Emirati Arabi Uniti e Italia, ha assicurato.
Youssef Balla, ambasciatore del Marocco in Italia, ha invece sottolineato come la ripresa dei rapporti tra il suo Paese e Israele “servirà alla ripresa della pace in Medioriente e con particolare attenzione alla questione palestinese”. La causa palestinese “è importante per il re Muhammad VI e per il popolo marocchino”, e ha aggiunto la necessità di raggiungere la soluzione di due Stati attraverso il dialogo “da sempre sostenuto” da Rabat.
La questione palestinese è stata sottolineata anche da Naser M.Y. Al Belooshi, ambasciatore del Bahrein in Italia, che ha parlato di “futuro Stato della Palestina”. Il diplomatico del Bahrein ha poi sottolineato l’impegno con Israele: “insieme”, ha detto, “abbiamo lavorato contro il terrorismo, l’Isis e il terrorismo filo-iraniano di Hezbollah”.
L’Iran è stato al centro dell’intervento di Dror Eydar, ambasciatore dello Stato di Israele in Italia. Il diplomatico si è detto convinto che, negli sforzi per gli Accordi, “non era giusto vincolare il futuro” della regione “fino a quando i palestinesi non avessero deciso di tornare ai negoziati”. Gli europei e gli altri Stati arabi, ha continuato, dovrebbero ora “persuadere i palestinesi a tornare ai negoziati diretti. Fino ad allora abbiamo molto da fare per recuperare il divario causato dalla disconnessione tra noi”.
Quanto all’Iran, l’ambasciatore israeliano ha dichiarato che “i Paesi arabi moderati hanno capito quello che non tutti in Europa hanno ancora capito: l’Iran è una minaccia per la pace mondiale”. Il programma nucleare e le attività per armarsi di missili a lungo raggio “minacciano non solo il Medio Oriente, ma anche l’Europa. Le sue attività terroristiche hanno raggiunto anche il suolo europeo, in maniera diretta o attraverso Hezbollah”, ha continuato. “Invito i Paesi europei a unirsi a noi, paesi dell’asse moderato, nello sforzo comune per frenare la minaccia iraniana, al fine di garantire la sicurezza e la pace regionale. Un Medio Oriente sicuro e stabile è cosa buona anche per l’Europa”.
IL SECONDO PANEL
Il secondo panel, moderato dalla giornalista Fiamma Nirenstein, ha visto la partecipazione di Ahmed Obaid Almansoori, ex membro del Consiglio federale nazionale emiratino e fondatore dello Strategists Center: “attraverso la pace possiamo contribuire allo sviluppo economico e sociale”, ha spiegato. Reuven Azar, consigliere per la politica estera del premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha dichiarato la soddisfazione del governo dello Stato ebraico per le parole con cui la nuova amministrazione statunitense Joe Biden ha confermato il suo sostegno agli Accordi firmati dal precedente inquilino della Casa Bianca Donald Trump. Il che, ha aggiunto Azar, conferma il sostengo “bipartisan” a Washington. “Con questi accordi tanto attesi, il Medio Oriente può diventare un corridoio ancor più grande tra Asia ed Europa, da Emirati e Oman a Grecia e Cipro. Solo rafforzandolo, creeremo più prosperità e stabilità”, ha spiegato.
Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia ed ex presidente del Parlamento europeo, ha sottolineato l’importanza degli Accordi, che rappresentano un importante sviluppo in chiave europea sul fronte migratorio. Secondo Dan Diker del Jerusalem Center for Public Affairs, uomo che ben conosce il nuovo segretario di Stato americano Antony Blinken, “la nuova amministrazione dovrebbe evitare di tornare indietro alle logiche del passato, che non hanno funzionato, e mantenere la visione trumpiana del percorso israelo-palestinese”.
Mitchell Belfer, presidente dello Euro-Gulf Information Centre, ha sottolineato l’importanza dei dettagli degli Accordi sul fronte ambientale, un aspetto che spesso viene trascurato ma è centrale nelle intese e per il futuro della regione. Ross Kriel, presidente del Jewish Council negli Emirati Arabi Uniti, e l’imam Yahya Pallavicini, presidente del Coreis, hanno infine portato due testimonianze particolari a dimostrazione di quanto il dialogo interreligioso rappresenti un elemento centrale degli Accordi.
(Foto: Casa Bianca)