“Tu non chiedere cosa il tuo Paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo Paese” sono le parole pronunciate da John Fitzgerald Kennedy il 20 gennaio 1961, il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca. Nello stesso discorso, il neo presidente Usa si rivolge all’intera umanità: “Miei concittadini del mondo, non chiedete che cosa l’America farà per voi, ma cosa insieme possiamo fare per la libertà dell’uomo”. Un doppio invito a non sedersi e aspettare, ma a darsi da fare per migliorare le condizioni di vita per tutti.
Per la rubrica di Telos A&S Lobby Non Olet, abbiamo intervistato Giovanni Moro, sociologo politico, responsabile scientifico di Fondaca ed esperto di cittadinanza attiva e di partecipazione, come si dice, “dal basso”, anche se sarebbe meglio dire “dall’alto”, considerando che il popolo, almeno teoricamente, è sovrano. Guarda la video intervista.
Il principio sul quale si basa la cittadinanza attiva è affascinante e, a mio avviso, è un parente stretto dell’attività di lobby della quale mi occupo ormai da quasi trent’anni. Il fascino sta nel fatto che ci offre una prova concreta di cosa sia la democrazia e di come questo grande e indispensabile esperimento possa essere perfezionato in corso d’opera, nel momento stesso in cui la viviamo. Cosa s’intende per cittadinanza attiva? Ce lo spiega Giovanni Moro nella sua intervista: “i cittadini si organizzano in modo autonomo, agiscono insieme – non importa la forma giuridica – per l’interesse generale. Per rendere effettivi i diritti esistenti o lottare per il riconoscimento di nuovi diritti; per prendersi cura dei beni comuni, materiali o immateriali; per sostenere l’autonomia di soggetti in condizione di debolezza, di marginalità o di difficoltà, che siano individui, comunità o gruppi sociali e, infine, per promuovere lo sviluppo dell’attivismo civico stesso, cioè del fatto che sempre più cittadini si prendano questa responsabilità”.
Insomma i cittadini attivi si danno da fare per migliorare la cosa pubblica e le sue regole e per renderla maggiormente conforme ai propri interessi, nei limiti della legge. Le aziende fanno la stessa cosa quando fanno lobbying e, anche loro, devono farlo nei limiti della legge. Sono le facce di una stessa medaglia che si chiama democrazia, le cui regole e i cui principi devono essere declinati tutti i giorni e interpretati nei fatti perché, tutti i giorni, nascono esigenze nuove, da inquadrare nel contesto democratico. Quindi la democrazia non si esprime una volta per tutte, ma vive e si adatta alla contemporaneità. E questo la mette a repentaglio, in quanto rischia di stravolgerla o addirittura di negarla. Quindi tutti, sia i cittadini attivi che i lobbisti, dobbiamo ricordaci che “La democrazia è preziosa e fragile” e deve essere protetta come, 60 anni dopo, ha ricordato un altro presidente americano, Joe Biden, nel suo discorso di insediamento il 20 gennaio del 2021.