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Verso la Luna e oltre. Così Biden conferma il piano di Trump

Biden porterà avanti il programma Artemis per il ritorno sulla Luna. Non si cita l’obiettivo 2024, piuttosto stringente, voluto da Trump per suggellare un eventuale secondo mandato. In ogni caso, l’ambizione del progetto lunare (con l’Italia) supera il cambio di amministrazione, soprattutto per l’ampio coinvolgimento del settore privato

Gli Stati Uniti di Joe Biden andranno avanti con il programma Artemis per riportare l’uomo sulla Luna. Mancano ancora i dettagli sulla pianificazione della nuova amministrazione, ma intanto è arrivata l’attesa conferma per il più rilevante progetto spaziale americano, quello su cui l’Italia ha puntato con decisione sia nei rapporti bilaterali, sia nel posizionamento all’interno dell’Agenzia spaziale europea (Esa).

LA CONFERMA

“Certamente sosterremo l’impegno”, ha spiegato ieri in un briefing con la stampa la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. “L’esplorazione della Luna ha avuto un ampio e bipartisan supporto al Congresso, recentemente dettagliato nel bill complessivo di spesa per l’anno fiscale 2021”, ha aggiunto. In quel bill ci sono circa 23,3 miliardi per la Nasa, molti dei quali riferiti a progetti connessi al programma Artemis. È il piano lunare lanciato da Donald Trump, che ha chiara e forte l’impronta della precedente amministrazione.

L’IMPRONTA DI TRUMP…

A dicembre 2017 il tycoon siglava la sua prima Space Policy Directive, capovolgendo la tabella di marcia in vigore con Barack Obama che dava priorità a Marte. Inizialmente, l’accelerazione impressa al programma lunare creò non pochi malumori all’interno dell’ambiente spaziale americano, salvo poi trovare una certa unione d’intenti. Merito del consenso pubblico che il ritorno sulla Luna guadagnava, ma anche della corsa con la Cina che, in pochi anni, ha sviluppato un programma decisamente ambizioso per arrivare con i propri taikonauti sul satellite naturale entro la fine del decennio. Merito anche dell’ormai ex numero uno della Nasa, Jim Bridenstine, fedelissimo di Trump, che ha convinto le varie strutture dell’amministrazione a procedere con Artemis. Merito anche di una gestione più centrale della politica spaziale americana, con la re-istituzione del National Space Council (Nsc), affidato al vice Mike Pence.

… E LE RAGIONI DELLA CONFERMA

Ma è stata proprio la chiara impronta di Trump a far presagire il possibile passo indietro da parte di Biden in caso di vittoria elettorale. Eppure, come notava Formiche.net, diverse ragioni facevano propendere le previsioni verso una conferma di Artemis, ad eccezione di qualche possibile ritardo rispetto all’obiettivo di rimettere piede sulla Luna entro il 2024. Prima di tutto, c’è il forte carattere internazionale del programma, a cui ormai hanno aderito una molteplicità di Paesi (Italia in primis). In secondo luogo, c’è la competizione sul tema con Cina e Russia, in un confronto globale a tutto tondo che l’amministrazione Biden sembra voler confermare, e forse accentuare. Poi, c’è il supporto bipartisan che il Congresso gli ha garantito, soprattutto nell’ultimo anno, confermato nella lettera inviata due giorni fa a Biden. È firmata da 11 senatori democratici, che spiegano: “I principali sforzi di esplorazione spaziale hanno subìto interruzioni a causa dei cambi di amministrazioni e priorità; ora è tempo di stabilità”.

IL PUNTO DI SACCOCCIA

Poco dopo la vittoria elettorale di Biden, il punto ci veniva illustrato dal presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia: “Ciò che è stato avviato su Artemis ha un rilievo e una quantità di moto così imponente che sarà impossibile, se mai ci sarà la volontà, da fermare o rallentare; il coinvolgimento internazionale è già rilevante; oltre il rapporto bilaterale dell’Italia c’è ad esempio l’impegno dell’Esa su rilevanti componenti del programma; ritengo improbabile che vengano messi di colpo dei paletti a un progetto di così ampia visione che, tra l’altro, pare compatibile con una nuova amministrazione che si preannuncia ancora più aperta alle collaborazioni internazionali”.

IL FATTORE COMMERCIALE

A determinare l’esigenza di continuità c’è inoltre il forte coinvolgimento degli attori privati. Come notava su queste colonne l’esperto Marcello Spagnulo, “nell’esplorazione spaziale si stanno inserendo corporations private che mirano allo sfruttamento delle risorse spaziali; ce lo vede lei un presidente americano, repubblicano o democratico che sia, frenare l’espansione delle proprie imprese? Io no; magari potrà cambiare alcune forme, ma non la sostanza”. D’altra parte, gran parte del budget Nasa per Artemis andrà agli attori privati, chiamati a raccolta per partecipare all’impegno. In cambio, potranno sfruttare commercialmente le risorse lunari e, in prospettiva, quelle degli altri corpi celesti. Su questo la Nasa ha elaborato gli “Artemis Accords” (firmati dall’Italia) con l’obiettivo di far convergere partner e alleati su una serie di principi comuni, compreso lo sfruttamento commerciale delle risorse spaziali.

LA LINEA

Jen Psaki ieri è sembrata voler confermare tale approccio: “Attraverso il programma Artemis, il governo degli Stati Uniti lavorerà con l’industria e i partner internazionali per inviare astronauti sulla superficie della Luna, condurre nuove ed entusiasmanti ricerche scientifiche, preparare future missioni su Marte e dimostrare i valori dell’America”. Segue quanto stabilito dalla “2020 Democratic Party Platform” approvata nella convention democratica di agosto, in cui si cita “il sostegno alla Nasa” e alla tabella di marcia impressa da Trump: “Il ritorno sulla Luna, e poi l’approdo su Marte”. Non si cita però l’obiettivo 2024, nemmeno presente nelle parole di Psaki.

OBIETTIVO 2024?

Gli esperti continuano a ritenere possibile un ritardo, anche perché il target 2024 appariva da subito piuttosto stringente, tanto da aver costretto la Nasa ad accelerare su formule contrattuali e richieste alle aziende. Ma quell’obiettivo è stato voluto da Trump per poter suggellare la chiusura di una sua eventuale seconda presidenza, ipotesi ormai da scartare. Certo, allo stesso modo, non è escluso che Biden possa fare suo quest’obiettivo, magari condividendolo con Kamala Harris, che nel suo primo discorso da vice presidente ha fatto riferimento al programma per far arrivare la prima donna sulla Luna. Magari potrebbe lanciare così una sua eventuale candidatura alla presidenza 2024, quando Biden avrà quasi 82 anni.

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