Conservatori e liberali, le due anime possono convivere nel centrodestra italiano. A patto che esca dallo stallo della pandemia e realizzi che indietro non si torna. Il commento di Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella
L’evolversi della crisi di governo e la linea assunta dal centrodestra nelle ultime settimane pongono una serie di interrogativi su quale debba essere il posizionamento della coalizione non solo alla luce degli sviluppi a cui stiamo assistendo ma anche nei prossimi anni. Il dibattito è particolarmente vivace, su “La Verità” sono uscite due interviste a Guido Crosetto e Lorenzo Fontana da cui emergono spunti interessanti.
Crosetto, intervistato da Daniele Capezzone, sottolinea il rischio per il centrodestra di “essere solo spettatore della crisi” proponendo “elezioni a giugno precedute da un percorso ad hoc per il Recovery plan” con una bicamerale a cui affidare le riforme e recovery.
Parla di un’ipotesi alternativa alle elezioni anche Fontana ad Alessandro Rico sostenendo che se Roberto Fico dovesse fallire, sarebbe il turno del centrodestra per cercare un percorso alternativo.
Intanto su Il Foglio Annalisa Chirico si interroga sulla “destra che manca all’Italia”: “La pandemia che ha cambiato tutto e ora la crisi di governo. Il rapporto con l’Europa e la sconfitta di Trump. La leadership e il bisogno di parole e persone nuove. Idee e sfide per l’opposizione”.
È senza dubbio necessario per la destra italiana ripensare l’offerta politica alla luce degli stravolgimenti epocali avvenuti nell’ultimo anno. Il contesto politico è diametralmente cambiato rispetto a due, tre anni fa e non tenerne conto significherebbe condannare la destra a una marginalizzazione nonostante l’ampio consenso popolare di cui gode. Il problema è come ripensare la propria offerta politica.
Da un lato non si può chiedere al centrodestra di snaturarsi, gli ultimi vent’anni ci hanno dimostrato che, quando si abbandonano determinati temi, valori e battaglie, l’elettorato volta le spalle ai partiti. Dall’altro però serve un’offerta politica credibile e rassicurante che sia in grado di proporre una seria alternativa all’attuale compagine di governo.
Sostenere che Salvini e Meloni non abbiano compiuto negli ultimi anni un’importante evoluzione significa negare la realtà, in particolare sul posizionamento europeo e sulla necessità di interfacciarsi con un elettorato che in passato non guardava a Lega e Fdi.
Come annota correttamente Crosetto: “Occorre parlare anche a quegli elettori a cui prima si rivolgeva Forza Italia. Poi lo si può fare in modo diverso: o con una terza gamba dello schieramento, oppure con una evoluzione di uno dei due partiti oggi più grandi, ma qualcuno deve prendere quello spazio”.
Una posizione che condivide il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ascoltato dalla Chirico: “Il centrodestra per vincere deve avere uno spettro inclusivo” aggiungendo “il target del sovranismo sta dimostrando limiti e fiato corto. Io ritengo che, più che il populismo, si dovrebbe riportare in auge il popolarismo” e rilancia la necessità di passare dal sovranismo al conservatorismo.
Il posizionamento del centrodestra va ricercato proprio in quest’ambito, una coalizione che tenga insieme un’anima liberale classica, la tradizione del popolarismo cattolico e basata su un forte conservatorismo con tutte le sue sfumature in grado valorizzare le anime identitarie e le istanze positive del sovranismo superando definitivamente posizioni populiste che rischiano solo di essere controproducenti.