Il massiccio ricorso da parte di privati alle cripto valute potrebbe aiutare “l’emancipazione” delle stesse in modo da accrescere la propria legittimazione mainstream. Ma Usa e Ue devono collaborare per una politica di contrasto comune all’utilizzo illecito di queste transazioni
Nelle ultime settimane, le cripto valute sono tornate a guadagnare grande fama, col Bitcoin che, il 9 febbraio, ha sfondato il muro dei 48.000 dollari di valore.
Importanti compagnie internazionali attive nel mondo dei pagamenti, come ad esempio PayPal ma anche Visa, stanno sdoganando il ricorso alle cripto valute che, tuttavia, sono spesso ancora ritenute uno dei principali strumenti di finanziamento illecito: tangenti, criminalità organizzata, terrorismo. Ciò è in parte vero, in particolare a causa della natura stessa di questo genere di valute che sono anonime e decentralizzate, al punto che, in assenza delle chiavi d’accesso, nemmeno chi le detiene può usarle.
I quasi 550 miliardi di dollari all’anno che vengono riciclati attraverso i sistemi finanziari di Usa e Unione Europea sono i palesi testimoni che l’attuale sistema internazionale di antimoneylaundering (Aml), per quanto sofisticato, è sostanzialmente inadeguato a intercettare le minacce portate dalla circolazione dei flussi finanziari illeciti. Ne sono esempio recente le mancate denunce di flussi di denaro poco chiari da parte della Danske Bank.
Il finanziamento illecito gode quindi di numerosi canali per raggiungere i propri scopi, da quelli tradizionali a quelli innovativi e tra questi ultimi le cripto valute sono sfruttate proprio per la loro capacità di offuscare l’origine delle risorse.
Le cripto valute hanno di fatto spezzato il consolidato principio del follow the money rendendo le operazioni di contrasto estremamente più difficili.
Nelle agende politiche europee e statunitensi si è, quindi, imposta con urgenza la necessità di implementare nuove misure idonee a prevenire, in prima istanza, e contrastare, in sede giudiziaria, i fenomeni di riciclaggio finanziario.
Il 2020 europeo è stato segnato dall’avvio dell’Action Plan da parte della Commissione europea e dalla messa in posa dei primi mattoni in vista della nascita di un watchdog antiriciclaggio europeo, una super Autorità di vigilanza europea dedicata alla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a fini di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e destinata ad operare come costola della Bce.
Da parte sua invece, seguendo l’esempio europeo, il Congresso Usa ha approvato il Corporate Transparency Act con l’obiettivo di ridurre, se non azzerare, l’opacità nell’individuazione dei titolari effettivi delle società, all’interno di un più ampio programma di prevenzione e contrasto alla corruzione, specie con riferimento alle cosiddette shell companies, in Europa conosciute come società cartiere. È indispensabile che venga stabilita tra Commissione Ue e la nuova amministrazione Usa una stretta collaborazione su queste materie in modo che i singoli sistemi siano in grado di funzionare compiutamente.
Per quanto riguarda l’Italia, come ricorda l’esperto di Aml e cyber terrorismo Eugenio Guardati, “in attesa del decreto ministeriale di attuazione del decreto 125/2019 di recepimento della V Amld, con riferimento alle cripto valute, la Guardia di Finanza ha precisato che wallet providers ed exchangers che reclamizzino proposte di investimento aventi ad oggetto vendite di valute virtuali, possono operare in Italia anche senza ricorrere alla previa iscrizione al registro Oam (operatori e agenti mobiliari), purché abbiano implementato tutti i controlli antiriciclaggio previsti da Banca d’Italia, quali ad esempio l’identificazione e verifica della clientela e l’istituzione di un responsabile per la segnalazione di eventuali operazioni sospette”.
In conclusione, il massiccio ricorso, non per scopi illegali, da parte di privati potrebbe aiutare “l’emancipazione” delle cripto valute, che potrebbero accrescere la propria legittimazione mainstream in cambio di una parziale cessione di autonomia nei confronti delle autorità di vigilanza. Il tutto a prescindere dall’opinione che le autorità finanziarie centrali possano avere di loro, anche perché le cripto valute stanno diventando una sorta di bene rifugio – pur non avendo dei concreti asset cui poggiarsi per garantirne la stabilità – il che la dice lunga sull’attuale situazione economica e speculativa…