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Acciaio green. Così l’Italia si candida a guidare la riconversione

Danieli, Leonardo e Saipem hanno firmato un accordo-quadro per proporre insieme dei progetti di riconversione di impianti di produzione dell’acciaio. Si punta a forni ad alimentazione elettrica ibrida, in grado di abbattere le emissioni, in linea con gli impegni europei per la decarbonizzazione 2050. E mentre negli Usa di Joe Biden è tornata l’attenzione al tema, a fine anno l’Italia co-presiederà la COP26 di Glasgow

L’Italia si candida a guidare l’impegno europeo (e globale) per riconvertire l’industria di produzione dell’acciaio, responsabile del circa il 9% delle emissioni mondiali da combustibili fossili. Lo fa con tre eccellenze: Danieli, Leonardo e Saipem, che hanno firmato un accordo-quadro per proporre insieme dei progetti di riconversione di impianti “energy intensive” nel settore siderurgico. Segue di poco più di un mese l’intesa tra Tenaris, Snam ed Edison per produrre idrogeno verde nello stabilimento bergamasco di Dalmine, e si inserisce in un impegno nazionale rilanciato ieri da Mario Draghi al Senato, tra la presidenza del G20 e la co-presidenza della COP26.

OBIETTIVI GLOBALI

Come notava Formiche.net pochi giorni fa in un lungo approfondimento sul tema (da leggere), secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), lo sprigionamento di CO2 dal processo di produzione dell’acciaio va almeno dimezzato nei prossimi trent’anni. Per farlo, gli esperti invocando da tempo più investimenti nella ricerca, affinché la tecnica corra di pari passo con le ambizioni climatiche. Ambizioni (di Bruxelles) che parlano di “neutralità carbonica entro il 2050”, inarrivabile senza rivedere la produzione dell’acciaio, il metallo più usato al mondo, che causa il 7-9% delle emissioni mondiali da combustibili fossili, più delle emissioni rilasciate dall’intera India. La questione centrale è trovare alternative al carbone, la soluzione più efficiente e meno costosa per far funzionare gli altiforni che fondono i minerali primigeni dell’acciaio. La strada più percorribile sembra il ricorso all’idrogeno, soluzione sperimentata da solo tre impianti siderurgici al mondo (gli svedesi di SSAB, gli austriaci di Voestalpine e ArcelorMittal), ma ancora alle prese con difficoltà tecniche rilevanti.

L’ACCORDO

Va in questa direzione anche l’accordo tra Danieli, Leonardo e Saipem, rivolto in particolare agli impianti primari “energy intensive” nel settore siderurgico, sia in Italia, in particolare nel Mezzogiorno, sia all’estero, “facendo da traino e da integratori di una filiera tecnologica e produttiva italiana che costituisce una eccellenza a livello mondiale”. Le tre aziende porteranno le rispettive esperienze tra (rispettivamente) la realizzazione di impianti innovativi per l’industria siderurgica, la fornitura di soluzioni digitali cyber-sicure, e la produzione di infrastrutture riguardanti la ricerca di giacimenti di idrocarburi. Insieme, proporranno tecnologie e servizi volti a ridurre le emissioni di anidride carbonica del processo produttivo dell’acciaio, per dare vita a “un modello innovativo e sostenibile”, coerente con le attuali normative ambientali e con gli obiettivi nazionali e comunitari di riduzione delle emissioni di CO2, in linea anche con i target di riduzione stabiliti negli accordi di Parigi.

TRE ESPERIENZE 

“La nuova soluzione tecnologica – spiega una nota congiunta – prevede la sostituzione del processo produttivo convenzionale dell’acciaio, basato sugli altiforni, con un nuovo processo che utilizzerà forni ad alimentazione elettrica ibrida, integrati a impianti di riduzione diretta del minerale di ferro per mezzo di una miscela di metano e idrogeno per ottenere un acciaio green con emissioni limitate di Green House Gas”. Nel dettaglio, Danieli sarà  appaltatore per la fornitura degli equipaggiamenti tecnologici di riduzione diretta e di forni elettrici. Porterà in dote anche la tecnologia proprietaria Energiron sviluppata con Tenova, basata proprio sulla riduzione diretta di minerale di ferro con gas naturale o gas naturale arricchito con idrogeno. Saipem si occuperà invece di realizzare gli impianti, integrando tecnologie e competenze nelle filiere del gas naturale, dell’idrogeno e della cattura della CO2.

IL RUOLO DI LEONARDO

Leonardo parteciperà con la divisone Cyber-Security, guidata da Tommaso Profeta. Assumerà il ruolo di “digital and security technological partner” per le soluzioni integrate in ambito Industry 4.0, volte all’ottimizzazione in sicurezza dei processi di produzione, oltre che per la protezione delle componenti fisiche e digitali. L’impegno è in linea con il piano strategico “Be Tomorrow 2030″, presentato già prima della pandemia, con l’obiettivo di anticipare l’innovazione tecnologia.

LA SITUAZIONE ITALIANA

È il secondo grande accordo sul tema tra eccellenze tutte italiane. È infatti di metà gennaio l’accordo tra Tenaris, Snam ed Edison per produrre idrogeno verde nello stabilimento di Dalmine, vicino a Bergamo. Le tre aziende condivideranno risorse e tecnologie per creare la catena che dall’elettrolisi sostenibile porta alla produzione di “acciaio verde”. Il tema si intreccia al dossier dell’ex Ilva di Taranto, ora nelle mani del nuovo governo guidato da Mario Draghi. Merito anche delle direttive di Bruxelles per il Next Generation Eu (per il 20% destinato alla transizione verde), il green sarà tra i pilastri dell’azione dell’esecutivo, affidata al nuovo dicastero guidato da Roberto Cingolani. Si inserisce in un quadro internazionale che vede gli Usa, con Joe Biden, riprendere le fila della decarbonizzazione (con il ritorno negli accordi di Parigi), e su cui l’Italia può essere protagonista. A novembre si terrà la conferenza sul clima COP26 di Glasgow, e il nostro Paese la co-presiederà con il Regno Unito.

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