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La nuova sovranità sarà globale o nazionale? Rispondono Amendola e Volpi

Che cos’è la nuova sovranità? Chi la definisce? Il dibattito alla Luiss con Bellodi, Letta, Amendola, Volpi, Severino e Massolo

“Lungi dall’essere destinata all’estinzione, la sovranità può uscire rafforzata ed esaltata dalla sua crisi d’identità, nel momento in cui assorbe e si fa carico di un più vasto sistema di valori e di responsabilità nei confronti dell’Umanità”. Si conclude così l’estratto pubblicato da Formiche.net del libro di Leonardo Bellodi “La nuova sovranità. Un saggio” (Giappichelli editore).

Il volume è stato presentato ieri nel corso di un appuntamento dei webinar del ciclo “Appunti per l’interesse nazionale” organizzato da Luiss Business School in collaborazione con l’Associazione Davide De Luca – Una vita per l’intelligence. A introdurre i lavori Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School, e Gianni Letta, presidente onorario dell’Associazione Davide De Luca – Una vita per l’intelligence.

Secondo Bellodi l’uscita di Donald Trump dalla Casa Bianca non significa la fine di scelte unilaterali. Questo perché c’è un “dilemma” di non facile risoluzione: da una parte la necessità di “superare” un “sistema vecchio” basato sui veti posti da alcuni Paesi, in particolare da Russia e Cina; dall’altra il rischio di porsi fuori dal contesto multilaterale, “che crea pericolosi precedenti”.

Vincenzo Amendola, ministro per gli Affari Europei ed esponente del Partito democratico, ha ripreso le parole di Letta per evidenziare che “il sovranismo è una forma di debolezza di una riflessione importantissima sul tema della sovranità. Soprattutto perché, e la Brexit ne è dimostrazione, viviamo in un mondo in cui lo stesso multilateralismo deve essere riorganizzato” dopo il superamento del “multilateralismo asimmetrico dell’ultimo decennio di marca statunitense” e le fragilità del sistema emerse con la pandemia (basti pensare a quanto accaduto con l’Organizzazione mondiale della sanità). Per questo, “c’è da riscrivere una formula di multilateralismo” che però “non può essere basato su teorie globaliste — che sono anch’esse una forma di debolezza del concetto di globalizzazione della politica”. La nuova sovranità, ha spiegato Amendola, “si basa sulla presenza dell’interdipendenza ma non può non lasciarsi alle spalle un principio di non interferenza che non ci porterebbe a riorganizzare un modello multilaterale interessante per il nostro interesse nazionale”.

Raffaele Volpi, presidente del Copasir e onorevole della Lega, ha sottolineato come l’elemento centrale della discussione sulla nuova sovranità sia un’affermazione: “Noi siamo Occidente. Io sono per il superamento del pensiero timido: come Occidente, come Europa, come Italia dobbiamo superare quello che il ministro Amendola ha definito la formula multilaterale che diventa qualunquismo. Decidiamo con chi stare, cosa fare e come farlo: in questo modo declineremmo i nostri valori in senso positivo, economico, sociale e umanitario in maniera molto più concreta”.

Paola Severino, vicepresidente dell’Università Luiss Guido Carli, ha evidenziato come la pandemia in corso di abbia dimostrato da una parte che “i sistemi nazionali non sono sufficienti per far fronte a un fatto così grave”, dall’altra che “per l’approvvigionamento dobbiamo sempre più rivolgerci alla dimensione nazionale”. “È questa la vera sfida”, il dualismo tra nazionalismo e apertura: “mettere insieme delle situazioni in cui dobbiamo rivolgerci al di fuori del contesto di sovranità del nostro Paese e situazioni nelle quali invece dobbiamo operare all’interno di questo contesto”. Ma non l’unico dualismo che la pandemia ha messo in luce: basti pensare al rapporto tra Stato e Regioni in Italia, presente anche in altri Paesi come la Germania e gli Stati Uniti, ha spiegato Severino.

Chiudendo i lavori l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente Fincantieri, ha sottolineato come la globalizzazione abbia causato “l’erosione costante di pezzi di sovranità da parte di attori non statali” che si sono rivelati più abili degli Stati a “occupare spazi in tradizionali settori di attività” e “ancora più abili nel precostituirsi delle posizioni in settori nuovi, per esempio nella gestione dei flussi di per questo, Ma “affinché non sia velleitaria, la nuova sovranità deve confrontarsi con la capacità di gestire i flussi di dati. È questa la partita su cui si giocano controllo e indipendenza”.

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