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Elettronica, settant’anni fatti di futuro. Intervista al presidente Benigni

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Intervista a Enzo Benigni, presidente di Elettronica, il gruppo specializzato in electronic warfare e cyber-security, che festeggia settant’anni di attività, sempre alla frontiera dell’innovazione. Il segreto del successo? “La fiducia delle istituzioni, l’attenzione per ricerca e sviluppo e il convinto investimento sulle persone”

“Una storia fatta di futuro”. È così che Elettronica, tra i principali attori industriali della Difesa italiana, ha deciso di riassumere sette decenni di storia. Per comprendere i segreti del successo di un’azienda che partecipa ai maggiori programmi europei e che resta concentrata sull’innovazione tecnologica, Formiche.net ha raggiunto il suo presidente, Enzo Benigni.

Presidente, sette decenni di storia per Elettronica. Che traguardo è?

Un traguardo davvero importante, per il quale tuttavia mi sento di dire, come sempre, che ci sentiamo a un punto di partenza. Non a caso, il claim che abbiamo scelto per celebrare questo anniversario è “una storia fatta di futuro”. In uno scenario in cui il futuro è già oggi, Elettronica ha reso il futuro stesso parte della propria storia.

Partiamo dall’inizio…

La nostra azienda nasce nel 1951 dall’intuizione di mio zio, l’ingegner Filippo Fratalocchi, che portò in Italia una disciplina nuova, l’electronic warfare orientata al dominio dello spettro elettromagnetico per la realizzazione di tecnologie e sistemi per la protezione di piattaforme aeree, navali e terrestri da sistema di offesa ostili.

E poi?

Poi, nel corso degli anni, innanzitutto grazie al sostegno e alla fiducia delle istituzioni e delle Forze armate italiane, e alla costante tensione verso l’innovazione, Elettronica ha equipaggiato oltre tremila sistemi su piattaforme aeree, navali e terrestri di oltre trenta Forze armate nel mondo. Partita con 25 dipendenti, oggi ne ha oltre mille nel mondo, con cinque sedi di rappresentanza dall’Asia al Medio Oriente. È inoltre presente con i propri sistemi nei principali programmi di difesa europei e ha arricchito la propria value proposition attraverso competenze e soluzioni delle due partecipate: Cy4Gate, specializzata nel mondo cyber a 360 gradi, ed Elettronica Gmbh, specializzata nei sistemi di Homelandsecurity.

Quali sono secondo lei i fattori di successo della vostra azienda?

Innanzitutto la grande fiducia delle nostre istituzioni e Forze armate, da sempre i nostri più grandi supporter e testimonial nel mondo. Senza di loro non saremmo arrivati a questo punto. Poi, un grande e costante investimento in ricerca e sviluppo (circa 13 milioni all’anno) che ha permesso all’azienda di anticipare le minacce future, trovando risposte con soluzioni innovative, le quali hanno precorso i grandi passaggi tecnologici del settore, dall’analogico al digitale, fino alle più recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale, del “machine learning” e della cyber-resilience.

Quanto si lega tale crescita alla partecipazione ai grandi programmi degli ultimi decenni?

Molto. La crescita dell’azienda, dimensionale e tecnologica, si lega in particolare alla partecipazione ai principali consorzi della Difesa europea: l’EuroDass per il sistema di autoprotezione dell’Efa Typhoon, di cui siamo design authority, il Sigen e tutte le più moderne piattaforme militari, come il fighter Tornado, le Ppa italiane, le navi Fremm e l’elicottero NH90.

Da tre anni consecutivi siete certificati come “Great place work”. L’attenzione al personale può essere considerato un altro fattore di successo?

Assolutamente sì. Il convinto investimento sulle persone è un’altra cifra di questi settant’anni di Elettronica. Come ricordava lei, siamo da anni “Great place to work”, ma anche nel 2020 “Best workplace”. Nell’anno della pandemia siamo stati premiati per le nostre politiche verso il personale. Investiamo moltissimo sulla crescita delle persone e anche sul loro benessere, con piani di formazione e attraverso il cosiddetto “life-work balance”.

Tra i temi che avete scelto per questi settant’anni c’è anche la “resilienza”. Perché?

Perché ci siamo sempre allineati ai grandi cambiamenti, nello scenario geopolitico, ma anche a livello tecnologico. Già da qualche anno abbiamo avviato una radicale trasformazione della value proposition, abbiamo abbracciato i nuovi domini, tra cui il cyber con moltissimo anticipo, stiamo passando sempre più dall’hardware al software con un percorso di digital transformation che abbraccia prodotti e processi. Pensiamo di continuo a nuove gamme di prodotti. Abbiamo promosso un salto tecnologico nei nostri sistemi, pensando a essi ormai da anni come “sistemi di sistemi”, in modo integrato e net-centrico. Per questo siamo già pronti alle piattaforme del futuro, dal Tempest a quelle che seguiranno.

Tra le ultime novità per Elettronica c’è stata la riorganizzazione del management, con tre nuove unità operative. Quale è l’obiettivo?

Anche in questo la nostra azienda ha espresso resilienza. La complessità del mercato, nonché le trasformazioni tecnologiche, hanno reso necessaria una revisione del nostro modello organizzativo che, pur mantenendo fermi i valori fondanti tradizionali basati sull’eccellenza tecnologica e la centralità del capitale umano, possa meglio sostenere il raggiungimento di nuovi e più sfidanti obiettivi.

Ci spieghi meglio.

Il nuovo modello è orientato all’efficienza operativa, alla sostenibilità di medio-lungo periodo, all’innovazione e digitalizzazione, allo sviluppo verso nuove aree di mercato e al consolidamento nell’ambito dei programmi europei della Difesa. In questo nuovo assetto, accanto a me nel ruolo di ceo, c’è mia figlia Domitilla Benigni (che resterà anche coo), con deleghe diverse per assicurare un maggior focus sulle scelte strategiche di lungo termine, sull’innovazione, la sostenibilità e redditività dell’azienda. Anche mio figlio, Lorenzo Benigni, verrà impegnato nelle relazioni istituzionali che mai come oggi vanno gestite ed interpretate correttamente. Sono tanti i tavoli strategici a cui dobbiamo partecipare, lo vogliamo fare al massimo delle nostre potenzialità e con una moderna e flessibile organizzazione lo faremo meglio.

Spente le settanta candeline, come immagina il futuro dell’azienda?

In un mondo caratterizzato da scenari imprevedibili, Elettronica ha rappresentato e vuole continuare a rappresentare un punto di riferimento nella gestione dello spettro elettromagnetico (Ems) per finalità di sicurezza e di difesa. Una competenza sempre più strategica nel momento in cui lo l’Ems è diventato una dimensione abilitante a sé stante, trasversale rispetto ai domini tradizionali (aeronautico, spaziale, navale e terrestre), capace di guidare e rendere possibili le attività, comprese quelle cyber. Senza dimenticare che, relativamente tra poco, l’impatto ambientale dell’innovazione avrà un’importanza primaria, stiamo entrando in una nuova cultura. Inoltre, negli ultimi anni, Elettronica ha proseguito la propria intensa attività di sviluppo del business, nei fatti sempre più globalizzato e sempre più integrato nell’azione istituzionale del governo nazionale. Attività, presenze e contratti vedono l’azienda impegnata in tutti i continenti con crescente credibilità e competitività, come migliore espressione del “made in Italy” nel settore Asd.

A livello di mercati?

Italia ed Europa continuano a restare i tradizionali mercati di riferimento, soprattutto grazie ai programmi europei già in essere, quali Efa, Fremm, NH90, e ovviamente per tutti quelli del futuro, che possono rappresentare una grande occasione per partecipare a un progetto importante a “livello Paese”, tanto sul profilo della Difesa, quanto in termini di sovranità tecnologica nazionale. Nel frattempo proseguono gli sforzi di business development all’estero, dove l’azienda è presente già con uffici di rappresentanza dall’Asia al Medio Oriente ed ovviamente in Europa, e con importanti commesse. L’Elettronica sa stare sul mercato.

Parliamo di offerta. È anch’essa in evoluzione?

Sì. Come ho già accennato, il decennio corrente ha visto la generale trasformazione dell’azienda in “fornitore di soluzioni” e “capability integrator”. E questo sarà l’indirizzo futuro: l’approccio all’electronic warfare è e sarà sempre più caratterizzato da un’architettura in cui i vari sottosistemi non saranno più federati e fisicamente divisi per tipologia, bensì integrati a livello funzionale, basati su un progetto che già parte con una filosofia integrata per sfruttare al massimo le sinergie tra le varie funzioni, massimizzando notevolmente il risultato operativo e di performance sulla piattaforma. In quanto senso ci sentiamo i partner strategici per le piattaforme di sesta generazione.

E come preservare il posizionamento nel mercato che si sta profilando?

Con un’offerta appropriata alle richieste delle piattaforme di sesta generazione e basata sui trend tecnologici più innovativi, dall’intelligenza artificiale alla cyber resilience, ma soprattutto con una competenza forte e definita nel mercato segmento dell’electronic warfare che ci permette di giocare una partita in prima linea nella dominance dello spettro elettromagnetico che è (e diventerà sempre più) lo scenario operativo di maggiore interesse per i conflitti del futuro.

La pandemia sta imponendo a tutto il Paese di ripensare al futuro e di organizzare nuovi modelli di crescita. Quale contributo può offrire Elettronica?

Come espressione del mondo dell’aerospazio e della difesa, ci sentiamo innanzitutto di portare un patrimonio di innovazione che dal mondo militare viene spesso travasato in quello civile. Questo settore contribuisce alla crescita del Paese e delle sue competenze. Ogni volta che come azienda partecipiamo a progetti europei per la Difesa, contribuiamo alla crescita del patrimonio di conoscenze italiane, dei nostri ingegneri, e a salti tecnologici per il nostro Paese. Come design authority del Dass dell’Efa, abbiamo garantito all’Italia una sovranità tecnologica importantissima. Quando le industrie strategiche nazionali fanno passi avanti, insieme anche il Paese compie gli stessi passi in avanti. Questa intervista coincide con un evento storico di cambio totale dell’atteggiamento governativo: l’invito all’unità come un “dovere” non era mai stato espresso con autorevolezza. Questo porterà ad un aumento significativo della fiducia nell’Italia.

E l’Europa?

Crediamo fortemente nelle competenze nazionali, come crediamo nella collaborazione europea. Abbiamo da sempre investito in soluzioni proprietarie che ci sganciassero da dipendenze tecnologiche extra-europee e lo abbiamo fatto anche con la partecipata Cy4Gate che è stata premiata dal mercato (ricordo che a giugno con la quotazione al listino AIM abbiamo avuto la IPO più importante degli ultimi cinque anni) da una proposta di mercato fatta tutta di prodotti proprietari. Sempre con Cy4Gate siamo tra le aziende che partecipano a Gaia-X per un cloud europeo. È questa la strada su cui puntare: prodotti innovativi, brevetti proprietari, collaborazione europea. In altre occasioni ho espresso la mia fiducia per l’Europa, che saprà trovare un suo modello capace di esprimere i suoi straordinari e inimitabili valori, un modello che saprà essere riferimento ed espressione di “autonomia strategica” nel patto transatlantico, così come evocato anche dal generale Claudio Graziano in un recente intervento, ha ricordato come “l’Italia non può non essere protagonista nelle iniziative europee, perché la difesa degli interessi comuni non è in contrapposizione con la tutela dell’interesse nazionale”.

Parla di un’Europa più unita sul fronte della Difesa, anche a livello industriale…

Parlo di un modello di Difesa con una sua specificità e autonomia nella dialettica geopolitica mondiale e ritengo che i settori “leading edge” (fra cui quelli del mondo aerospaziale e della elettronica per la difesa e sicurezza) richiedano più di ogni altro la cooperazione tra eccellenze in Europa per il raggiungimento di risultati, senza ripercorrere la lunga e costosa strada della crescita del “know how” scientifico e tecnologico. Se l’Europa deve rimanere sicura e contribuire alla sicurezza internazionale, allora dobbiamo creare una nuova generazione di consorzi delle migliori aziende europee, ognuna con le proprie capacità di nicchia, sostenuta dal necessario e opportuno sistema di alleanze e accordi governativi transnazionali. In questo Elettronica ha una lunga storia di collaborazioni e una vocazione naturale.

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