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Il caso Gamestop e il pericolo per l’ordine pubblico economico. L’analisi di Monti

La possibilità che individui organizzati possano alterare le dinamiche del mercato finanziario pone un problema di ordine pubblico economico. Purtroppo, irrisolvibile. L’analisi di Andrea Monti, professore incaricato di diritto dell’Ordine e della sicurezza pubblica all’università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara

Un gruppo di investitori autoorganizzati tramite la piattaforma Reddit è riuscito a impedire un’azione speculativa sul titolo della catena di videogiochi Gamestop compiendone a sua volta una di segno contrario.

Mentre i Golia di Wall Street avevano scommesso sul crollo del titolo di una società già in cattive acque, i Davide della rete hanno cominciato ad acquistare azioni facendo salire vertiginosamente il titolo. Di conseguenza, gli investitori professionali che avevano venduto stanno correndo il rischio di perdere somme da capogiro non perché ci siano dei motivi oggettivi (per esempio, errata valutazione del valore di Gamestop) ma perché un (esteso) gruppo di persone, spuntato praticamente dal nulla, ha utilizzato gli stessi strumenti della grande speculazione contro di loro. Ora il mondo finanziario si interroga su quali possano essere gli scenari futuri perché la vicenda Gamestop non è certo destinata a concludersi.

Consapevoli del potere conquistato, gli ‘amateur internet trader’ — gli investitori dilettanti della rete, come sono stati snobisticamente soprannominati — hanno infatti rivolto le loro attenzioni anche verso Blackberry, altra azienda che non naviga in acque particolarmente tranquille e il cui titolo ha goduto positivamente di questo interesse.
Se, dunque, la presenza degli amateur internet traders dovesse consolidarsi, il mercato borsistico (e i relativi intermediari) dovrebbero fronteggiare rischi molto elevati, avendo perso il controllo sul bene principale di questo settore: le informazioni che consentono di organizzare ‘investimenti mirati’. Se una miriade di microinvestitori si auto-organizza senza passare dai canali tradizionali, nessun titolo è al sicuro e di nessuna operazione potrà essere previsto l’esito. In una parola, anzi due, è il caos finanziario.

In modo abbastanza frettoloso questa vicenda è stata salutata come una vittoria del “popolo della rete” e come la dimostrazione del potere delle piattaforme di social networking contro il potente di turno — nel caso specifico, banche e finanza.
Questo è vero, ma solo in parte perché il caso Gamestop è l’ultimo esempio di una tendenza inarrestabile resa possibile dalla diffusione oramai ubiqua delle tecnologie dell’informazione: la perdita del monopolio delle strutture centralizzate in favore di comportamenti auto-organizzati e non controllati. Non si tratta più (e solo) della disintermediazione fra individui e realtà istituzionali. Siamo di fronte ad una loro progressiva perdita di ruolo. Gli esercizi di democrazia diretta, l’organizzazione di proteste contro istituzioni e aziende, la creazione di valore economico tramite criptovalute e ora il condizionamento dei mercati finanziari mettono in crisi i sistemi tradizionali di controllo e funzionamento non solo di uno Stato, ma dell’intero sistema. In breve: il patto sociale sta per rompersi. Non serve più che lo Stato, in cambio della sovranità, garantisca diritti e valore economico che possono essere garantiti da strumenti al di fuori del controllo pubblico.

Il problema, dunque, non è la reazione degli hedge funds o delle istituzioni finanziarie, ma la reazione dello Stato di fronte a modelli commerciali imposti da un settore industriale — quello della tecnologia dell’informazione — che in nome del profitto ha scardinato i meccanismi di funzionamento del sistema politico ed economico.
Benché questa ricostruzione sembri piuttosto la trama di un romanzo di fantapolitica, evidenzia invece la necessità che lo Stato prenda una decisione su come gestire questa perdita di ruolo e di potere che incide sulla tenuta stessa di una nazione. Detta in altri termini, ci si dovrebbe chiedere se siamo di fronte a una deriva dei diritti fondamentali, trasformati da garanzia della convivenza sociale in pretese individuali da rivendicare contro lo Stato, costi quello che costi. E ci si dovrebbe chiedere, se così fosse, in che modo arginarla, anche se la risposta potrebbe non essere piacevole.

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