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Ci sono due governi Draghi: ai tecnici il Recovery, ai politici le rogne. L’analisi di Pennisi

Tra tecnici e politici, come opererà il Governo e il suo doppio? Difficile fare previsioni quando riguardano l’avvenire, ma ci sono quattro possibilità: una competizione capitalistica, un’emulazione socialista, una coesistenza pacifica o una guerra più o meno fredda

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incaricato poco più di una settimana fa il prof. Mario Draghi di formare un governo. E quest’ultimo gliene ha portati due, oppure “uno al quadrato” oppure ancora, per dirla con Bertold Brecht, “un Governo e il suo doppio”.

Se si esamina l’elenco dei ministri che questa mattina hanno prestato giuramento, risulta chiara la differenza tra tecnici e politici. I primi sono stati selezionati con cura per affiancare il presidente del Consiglio nel predisporre le riforme e i progetti d’investimento che costituiranno l’essenza di un Piano di Rilancio e Resilienza (Pnrr) la cui ultimo bozza predisposta dal Governo Conte II è stata letteralmente fatta a pezzi dai consulenti istituzionali del Parlamento: ufficio studi di Camera e Senato, Ufficio Parlamentare di Bilancio, Istat, Banche d’Italia, chi più ne ha più metta incluso anche il mansueto Cnel.

L’approvazione del Pnrr da parte delle autorità dell’Unione europea – Ue (tra maggio e luglio), e anche la messa a disposizione dell’Italia di un anticipo, è vista come la leva cha farebbe scattare, nonostante la pandemia, una spinta di ottimismo che indurrebbe le imprese a investire e gli italiani a consumare. Chi sono i componenti della “squadra di Draghi”? In prima fila, Daniele Franco, che ha il compito di tirare le fila e predisporre il documento, affiancato da Vittorio Colao, Roberto Cingolani, Marta Cartabia, Patrizio Bianchi, Enrico Giovannini, Cristina Messa e Renato Brunetta (che ha guidato la redazione del Pnrr alternativo in bella vista da oltre un mese sul sito web di Forza Italia).

Le riforme in settori come la giustizia, l’istruzione, la Pubblica amministrazione, la digitalizzazione dei processi, la innovazione, la transizione ecologica e gli investimenti in infrastrutture sono l’essenza del Pnrr. Questo è, quindi, il primo Governo che lavorerà in stretto raccordo con il presidente del Consiglio per la messa a punto del documento.

Tutti gli altri, ad eccezione del ministro della Salute Roberto Speranza – essenziale elemento di continuità nella lotta alla pandemia – fanno parte del “suo doppio” o del secondo governo o come pare voi opportuno chiamarlo.

Hanno problemi difficili: la fine del blocco dei licenziamenti, la tragicommedia dell’Anpal, il tagliando al cosiddetto reddito di cittadinanza, il futuro di Alitalia, ex-Ilva ed un altro paio di centinaia di crisi aziendali, gli sbarchi di immigrati, l’ordine pubblico (mentre si teme l’esplosione della rabbia sociale), le chiusure di teatri e cinema, la crisi del turismo, il sempre eterno problema del Mezzogiorno, e via discorrendo. Sono gravi e seri ma relativamente meno urgenti di un Pnrr e di aiuti europei che diano un’iniezione di fiducia all’Italia.

Come opererà il Governo e il suo doppio? Difficile fare previsioni – diceva Oscar Wilde – quando riguardano l’avvenire. Ci sono quattro possibilità: una competizione capitalistica, un’emulazione socialista, una coesistenza pacifica o una guerra più o meno fredda. Se il Presidente del Consiglio saprà attivare le prime due possibilità ne guadagneranno tutti. Nella terza ipotesi, si avrà un governo a due velocità. Nel quarto scenario, varato e benedetto dall’Ue il Pnrr, comincerà il conto alla rovescia verso le urne.

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